sabato 24 ottobre 2020

HALLOWEEN di RAY BRADBURY - Il popolo dell'autunno

In primo luogo era ottobre, un mese eccezionale per i ragazzi. Non che tutti i mesi non siano eccezionali. Ma ce ne sono di buoni e di cattivi, come dicono i pirati.

TITOLO: Il popolo dell'autunno
AUTORE: Ray Bradbury
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Draghi
GENERE: Horror, Weird, Fantastico

RECENSIONE:
HALLOWEEN è un immenso volume che racchiude quattro romanzi e ben trenta racconti nati dalla fantasmagorica penna di Ray Bradbury, e sono tutti contraddistinti dalle macabre e decadenti atmosfere ottobrine e da avvenimenti che sfiorano o toccano il giorno di Halloween. 
Dal sapore tetro, bizzarro e grottesco, questi romanzi e racconti sono preceduti dalle particolari illustrazioni di Joseph Mugnainiartista italo-americano che collaborò in numerose occasioni con l'autore.
Queste miniature riprendono ed esprimono perfettamente il carattere cupo, ambiguo e inquietante del volume, ed è difficile non rimanere turbati di fronte alla loro potenza comunicativa.
Altrettanto evocativa è la copertina. Essa, curata nei minimi dettagli, è fedele e coerente al tema centrale dell'intera raccolta, rispettando ad-hoc l'atmosfera halloweeniana (a partire dalla scelta dei colori molto autunnali fino all'uso delle scritte fluorescenti che brillano al buio).
Assolutamente fantasmagorico!
Unico appunto che mi sento di fare è quello di essere abbastanza accorti nel girare le pagine, essendo queste molto sottili e delicate, proprio come le ali di una falena. 
Non lo identifico affatto come un difetto, in quanto la loro consistenza è piacevole al tatto e idonea a un libro sopra le novecento pagine.
In conclusione, reputo HALLOWEEN un vero pezzo da collezione, in particolar modo se siete amanti del genere e delle splendide edizioni della collana OSCAR DRAGHI.

Giunti a questo punto, direi di dirigere la nostra attenzione verso il romanzo di apertura del volume: Il popolo dell'autunno (Something Wicked This Way, 1962).



Quando i fiumi straripavano, quando il cielo pioveva fuoco, che posto splendido era biblioteca, con le sue sale, i suoi libri. Se eri fortunato, nessuno riusciva a trovarti.
Ottobre, un mese speciale.
Tutto muta. La nostalgia per l'estate comincia a sbiadire nella memoria, e una magica sensazione assume i caldi colori di una nuova stagione: l'autunno.
Fu proprio in questo mese speciale, dalle atmosfere decadenti e suggestive, che due ragazzi, due amici inseparabili, vissero un'esperienza che mai avrebbero potuto dimenticare.

Will Halloway e Jim Nightshade, nati rispettivamente il 30 ottobre un minuto prima della mezzanotte e il 31 ottobre un minuto dopo mezzanotte, sono migliori amici da quando ne hanno memoria... precisamente tredici anni, undici mesi e ventiquattro giorni.
Le loro madri si frequentavano già prima della loro nascita, e, successivamente a questo evento, divennero persino vicini di casa. 
Una vita in simbiosi, si potrebbe dire, poiché non passa giorno senza che Jim e Will si ritrovino a correre senza meta tra le strade di Green Town.

Ora, Will e Jim se ne stanno distesi, tranquilli e indisturbati, sul prato ottobrino, finché un uomo, tutto vestito di abiti che avevano il colore del temporale, non giunge nelle vicinanze.
Come un fulmine a ciel sereno, il bizzarro individuo irrompe nella loro conversazione silenziosa, presentandosi come Tom Fury, il Venditore di Parafulmini.
L'uomo del temporale spiega loro che il suo arrivo in città non è casuale, ma coincide con l'avvicinamento di una terribile tempesta di fulmini, e proprio uno di quest'ultimi si abbatterà su una delle due case lì vicino: quella di Jim. 
Il Venditore, così, gli lascia in dono un parafulmine ricoperto di strani simboli arcaici per scongiurare il pericolo, che dovrà essere posto sul tetto. 
Jim, però, è invaso da una strana eccitazione, un'eccitazione che Will tenta in tutti modi di sminuire incitandolo a sistemare il suo parafulmini il prima possibile.

Contrariamente all'avvertimento del venditore, in lontananza nessuna nuvola lascia presagire l'arrivo di un temporale; eppure, la sensazione che qualcosa di oscuro e pericoloso si stia avvicinando sempre più rapidamente lascia i due ragazzi perplessi.

Something wicked this way... Qualcosa di sinistro sta per arrivare... 

Nel frattempo in città curiosi volantini e cartelloni iniziano a invadere tutte le strade, infilandosi negli angoli più remoti e bui, giungendo persino alle porte della biblioteca, dove il papà di Will, Charles Halloway, si accinge a svolgere il suo lavoro di custode.

Alla fine, la notizia riportata sui volantini raggiunge anche Jim e Will, e, sorpresa sorpresa, un Luna Park è in arrivo a Green Town! 
IL GRANDE SPETTACOLO PANDEMONIO DI COOGER & DARK sarà pronto ad accoglierli il 24 ottobre... praticamente il giorno seguente.
Tra le numerose attrattive ci saranno i fenomeni viventi: l'Uomo Illustrato, lo Scheletro, la Strega della Polvere, il Mostro Mongolfiera,... e la più bella donna del mondo.
In aggiunta, ci saranno a deliziare le loro giornate una giostra meravigliosa e il labirinto degli specchi egiziani.

Ma qualcosa non torna ai due amici. 
Possibile che un Luna Park arrivi in autunno? 
Il loro periodo di attività non si è concluso ormai da tempo?

Al contrario, alle tre di notte precise, la musica sommessa di un organetto suona in lontananza e sveglia contemporaneamente Jim e Will, i quali balzano immediatamente dal letto per correre verso quell'inquietante richiamo notturno.

Giunti nella vasta prateria, proprio davanti ai loro occhi increduli, si staglia nel buio la sagoma di una locomotiva, immersa in dense nuvole di vapore, seguita dai suoi numerosi vagoni. 
Il popolo dell'autunno sta arrivando.
Funeste e rapide sono le ombre silenziose che, sbucate dal treno, si adoperano nello svolgere compiti ignoti. Tutto appare simile a un incubo interminabile, e, in un batter d'occhio, come per una pericolosa magia, i tendoni e tutte le attrazioni del Luna Park sono sistemate e pronte.

Al mattino il ricordo della notte passata appare troppo vivido e reale per essere stato solo un sogno, così Will e Jim devono assolutamente tornare in quel posto per scoprire alla luce del giorno quello che l'oscurità maschera e trasforma.
Il Luna Park è proprio lì, dove lo avevano lasciato la notte scorsa, ma quella strana sensazione di turbamento inspiegabile non è sparita.

Will la sente, e anche Jim; Will percepisce il pericolo ed è spaventato, Jim anche, ma è attratto da esso; Will vuole fuggire alla vista del labirinto degli specchi, Jim, invece, desidera sfidare i miliardi riflessi di se stesso; Will non vuole tornare in quel posto di sera, ma Jim riesce a convincerlo... e, nel silenzio del buio, quando tutte le persone sono rientrate a casa per cena, Jim e Will sono nuovamente nel tetro Luna Park.

Nell'oscurità il Luna Park appare stranamente immobile, ma, nell'immobilità, il desiderio di salire sulla giostra in manutenzione attaglia Jim, spingendolo verso di essa.
Incitato anche Will a seguirlo, entrambi salgono su di essa, perdendosi tra i mille e bizzarri animali in corsa; ma qualcuno, ben nascosto nelle tenebre, li scorge ed è pronto ad afferrarli: il signor Cooger
Proprio in questi istanti di paura e delirio, i due amici fanno anche la conoscenza del signor Dark, il secondo padrone del Luna Park.
La sua è una presenza che disorienta, confonde, e la sensazione di avere di fronte più di una persona è davvero forte.
Il signor Dark, infatti, porta con sé una folla di infinite creature animalesche e mostruose, che si attorcigliano e si avvinghiano strette a tutto il suo corpo.
In quel momento Jim comprende che il signor Dark è l'Uomo Illustrato

Dai modi seducenti ed educati, il signor Dark lascia andare i ragazzi, ma prima, come un diavolo tentatore, offre a Jim, il più loquace dei due, un giro gratis sulla giostra non appena sarà ufficialmente riparata.

Il momento di andarsene e fuggire è arrivato, ma Jim non riesce a trattenere la voglia smisurata di scoprire di più. Così, una volta convinto anche Will, restio nel rimanere ancora un altro minuto in quel posto sinistro, si nascondono su un albero.
Quello che i loro occhi hanno la possibilità di scorgere, però, non lo avrebbero mai immaginato.

Una musica incomprensibile ma conosciuta fuoriesce dall'organetto, e la giostra prende lentamente a girare al ritmo di questa marcia funebre al contrario.
Lì sopra, fermo e in attesa, vi è il signor Cooger.
Ad ogni giro antiorario della giostra l'uomo sembra diventare sempre più giovane, sempre più ragazzo.
Gli anni scivolano via nel macabro girotondo inverso della giostra. La vita fa passi indietro in una situazione passata naturalmente irrecuperabile.
Non è possibile una cosa simile in natura, eppure la loro vista non mente. 

L'uomo-ragazzo, sceso dalla giostra, fugge via, scomparendo nel buio.
E' tutto sbagliato, pensa Will. E' troppo tardi per tornare indietro, pensa Jim.
Dobbiamo scoprire di più, pensano entrambi.

Da questo momento in poi, Halloway e Nightshade si trovano catapultati in una situazione surreale, un incubo a occhi aperti, nel quale una forma di male, insita nel Luna Park e nei fenomeni viventi, comincia ferocemente a dar loro la caccia.

Il popolo dell'autunno ha necessariamente bisogno delle loro anime e della loro paura per continuare ad ardere nella follia e infettare con il dolore l'umanità, e non cesseranno di inseguirli finché non saranno stretti nelle loro grinfie.

Chi può aiutarli a sconfiggerli? Chi può aiutarli a debellare i macabri incantesimi della Strega della Polvere, sempre in agguato sulla sua mongolfiera, e il fiuto mostruoso del signor Dark e dei suoi seguaci?

Gli adulti non credono, gli adulti non sanno più ascoltare perché fissi nelle loro ordinarie preoccupazioni. 
Il vecchio Charles Halloway, però, custodisce dentro di sé, sotto l'apparenza di un uomo stanco dai capelli bianchi e le rughe evidenti, un'anima saggia e fanciullesca, che diventerà indispensabile per la salvezza di Will e Jim.




Reduce dal capolavoro di Bradbury, Fahrenheit 451, non potevo non aspettarmi da questo autore un altra storia fantasmagorica.

Il popolo dell'autunno non è un semplice romanzo dell'orrore che ruota attorno a tutto ciò che di spaventevole e inquietante è legato alla alla festività di Halloween; al contrario, questa atmosfera tetra e decadente si pone perfettamente come lo sfondo di una storia che ha tanto altro da raccontare: un viaggio attraverso la parte oscurità della vita

La grandezza di questo romanzo, infatti, sta proprio nella capacità di trasmettere attraverso le macabre vicende di Will e Jim tematiche importanti e profonde.

Il sentimento di amicizia che unisce i due protagonisti, così profondo e sincero, supera la normale concezione che normalmente si ha di essa. In questo loro rapporto le parole non sono elementi necessari per la comunicazione; tra loro vi è una sorta di telepatia, la stessa che una coppia di gemelli tende abitualmente a sviluppare, che permette loro di discorrere nel silenzio più totale o a distanza di metri.
Will e Jim, però, possiedono due indoli totalmente diverse, due anime che inseguono obiettivi diversi, pur percorrendo la stessa strada.
A tal proposito, è inevitabile sottolineare l'importanza dei nomi all'interno del romanzo, poiché fondamentali per la caratterizzazione dei personaggi.
Jim Nightshade possiede un cognome fortemente evocativo, che immediatamente conduce verso l'immagine di un ragazzo oscuro, misterioso e incline all'azione e alla contemplazione dell'ombra del mondo.
L'esatto contrario è Will Halloway, il cui cognome richiama indubbiamente la festa di Halloween.
Tutto in lui, dall'aspetto fisico alla sua personalità, riflette la bontà e l'innocenza del suo animo, diverso e opposto a quello oscuro e conflittuale di Jim. 
Sempre seguendo questa logica dei nomi, non è un caso che il villain più crudele si chiami proprio signor Dark.

Un altro rapporto molto importante all'interno del romanzo è quello tra Will e suo padre, Charles Halloway.
Un padre che appare terribilmente lontano da suo figlio. Non vi è solo la grande distanza di età a dividerli, ma i mille pensieri che assillano la mente e appesantiscono il cuore di Charles.

Il signor Halloway è un personaggio stupendo, saggio e tanto, ma tanto dinamico. Sicuramente posso considerarlo uno dei miei preferiti in assoluto.
Attraverso le sue riflessioni, i suoi discorsi e le sue azioni ci lascia involontariamente (ma volontariamente l'autore) tanti insegnamenti su cui meditare soli con noi stessi.
Primo tra tutti è il non abbandonarsi o abbattersi di fronte alla paura dell'inevitabile scorrere del tempo, al timore di invecchiare e del sopraggiungere della morte; o, il contrario, il desiderio di ottenere precocemente una forma di maturità non adatta al momento.
Halloway ci dice che non bisogna temere la morte, perché non è cattiva, ma naturale... e che vivere una vita nell'amore e nell'affetto non è mai da considerare un'esistenza buttata.
Il dolore, la tristezza e la paura sono tutte emozioni e sentimenti di cui il macabro Luna Park e il popolo dell'autunno si nutrono... sono il loro carburante.
I sentimenti opposti, invece, li sfiaccano e distruggono queste forze maligne. Charles cerca in tutti i modi, quelli di un padre e di una guida saggia, di farlo comprendere ai giovani ragazzi ancora inesperti nel vasto universo della vita. 
Charles, inoltre, lavorando come custode della biblioteca di Green Town, riesce a ridare luce e vita a questo luogo, che negli ultimi tempi e specialmente nella nostra società si tende ad avvolgere nell'oscurità dell'ignoranza.
La biblioteca diventa un luogo di salvezza, il luogo dal quale trarre la forza e la determinazione per affrontare le intemperie della realtà. 

Concludo dicendo che il mio giudizio su Il popolo dell'autunno di Ray Bradbury è estremamente positivo, e aggiungo che non vedo l'ora di scoprire nel futuro ottobre il romanzo successivo, L'albero di Halloween.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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giovedì 24 settembre 2020

La Storia Infinita

Fissava il titolo del libro e si sentiva percorrere da vampate di caldo e di freddo. Questo, ecco, proprio questo era ciò che lui aveva sognato tanto spesso e che sempre aveva desiderato da quando era caduto preda della sua passione: una storia che non dovesse mai avere fine. 
Il libro di tutti i libri.
TITOLO: La storia Infinita
AUTORE: Michael Ende
EDITORE: Longanesi
COLLANA: La Gaja Scienza
TRAMA: Bastiano è un ragazzino goffo, grassoccio, soprattutto molto solo. E ha una grande passione: leggere. In un giorno di pioggia, inseguito dai compagni che si fanno beffe di lui, si rifugia in una vecchia libreria dove trova un volume intitolato "La storia infinita". Il libraio non vuole venderlo, ma l'attrazione per quel libro è tale che Bastiano lo ruba e ci si immerge letteralmente, scoprendo che proprio lui non è solo spettatore delle meravigliose avventure che vi sono narrate, ma ne è anche protagonista, chiamato a salvare i destini del mondo incantato di Fantàsia, con le sue mitiche creature e le sue città sospese. Moderno romanzo di formazione, storia di un'anima, folgorante scoperta dell'amore, indimenticabile avventura, ma anche lungo viaggio nell'immaginario e itinerario nell'arte e nella mitologia, "La storia infinita" è uno dei grandi libri per tutti del nostro tempo che ha conquistato, avvinto e incantato generazioni di lettori.


RECENSIONE:
Scappare. Correre via dai problemi. Rifugiarsi per trovare un riparo temporaneo dal pericolo, solamente per poi ritornare silenziosamente nell'ombra, in attesa di fuggire ancora, e ancora. 
Questa, negli ultimi tempi, è la vita di Bastiano Baldassare Bucci, un piccolo, timido e grassoccio bambino di circa dieci anni.

Rincorso per la strada dai suoi compagni di scuola, i quali si divertono a fargli i dispetti e a prenderlo in giro per la sua goffaggine, Bastiano riesce, per un colpo di fortuna, a trovare riparo nell'inconsueto negozio di antiquariato di un certo signor Carlo Corrado Coriandoli.

Bagnato fradicio a causa del temporale che intemperia, Bastiano irrompe violentemente all'interno di questo posto, e, immediatamente, comprende che non si tratta di una semplice botteguccia come tante altre.
Tra gli innumerevoli scaffali che affollano quel luogo sono riposti e sistemati moltissimi libri, tutti diversi l'uno dall'altro. 
File e file di volumi riempiono tutti gli angoli della stanza, e, solo con molta attenzione, è possibile individuare in questo intricato labirinto di libri il signor Coriandoli, il quale appare infastidito dalla presenza del rumoroso e indisciplinato bambino che interrompe la sua lettura.

Nonostante il suo essere scorbutico, il signor Coriandoli intraprende una conversazione con il piccolo Bastiano, scoprendo il perché della sua irruzione, ma anche che, da qualche tempo a questa parte, è venuta a mancare sua madre e che suo padre non si cura più di lui.

Distratto da un telefonata, il signor Coriandoli abbandona la loro chiacchierata e si allontana. 
Bastiano, a questo punto, si ritrova ad essere magicamente attratto dal libro in lettura del proprietario della botteguccia.
Un volume dalla copertina di seta color rubino cupo con sopra rappresentati due serpenti, uno scuro e l'altro chiaro, che si mordono la coda, formando un ovale, al cui centro è posto il titolo, in strani caratteri. 
L'interno è ancor più straordinario della copertina: il testo è in due colori diversi; non vi sono illustrazioni, ma, in compenso, è completo di splendidi capilettera figurati.
Bastiano non può rifiutarsi all'ardente desiderio di leggerlo, così decide di prenderlo e portarlo via.

Spaventato da questo suo gesto avventato, decide di nascondersi nella soffitta della scuola.
In questo luogo umido e freddo, dove gli oggetti più strambi occupano gli angoli più bui, Bastiano inizia a leggere LA STORIA INFINITA.

Signore, ma tu non sai che Fantàsia è il regno delle Storie? Una Storia può essere nuova eppure raccontare di tempi immemorabili. Il passato nasce con lei.

Un imminente e spaventoso pericolo grava sul Regno di Fantàsia: una terribile forza, il Nulla, si muove sempre più rapidamente e silenziosamente, inghiottendo le numerose terre di Fantàsia e i suoi abitanti nel niente più totale.
Ogni popolo del Regno invia il proprio messaggero per riferire questa catastrofica notizia all'Infanta Imperatrice, la quale dimora unicamente nella maestosa Torre d'Avorio, posta nel centro esatto di Fantàsia.

A giungere in questo luogo, oltre agli strambi messaggeri (Mordipietra, Incubino, Fuoco Fatuo, ...), sono anche i medici più famosi di tutta Fantàsia, poiché l'Infanta Imperatrice è gravemente malata e nessuno lì dentro è in grado di fare una diagnosi precisa sul male che la affligge.
Molti ipotizzano che ci sia una connessione tra la sua malattia e il Nulla che sta distruggendo Fantàsia, ma come fermare tutto ciò?
Solo la stessa Infanta Imperatrice, colei che tutto conosce, può avere la risposta adatta.

Decide, così, di inviare un suo portavoce dal più coraggioso dei coraggiosi, il solo che possiede le capacità per portare a termine la Grande Ricerca, e salvare lei e tutta Fantàsia.
Il suo nome è Atreiu.

Atreiu appartiene a un popolo di cacciatori, i pelleverde, che abitano un immensa e vasta pianura, nota come Mare Erboso.
Diversamente da come tutti immaginano, Atreiu non è un uomo adulto, bensì è un bambino di soli dieci anni, proprio come il piccolo Bastiano. 
Nonostante l'aspetto esteriore, sono indubbie le sue qualità d'animo che gli permetteranno di fronteggiare questo viaggio indefinito nell'ignoto alla ricerca di un qualcosa, o qualcuno, che fermerà l'avanzare del Nulla. 
Nessuno può aiutarlo e nessuno può prevedere cosa si troverà ad affrontare.

Atreiu, però, non sarà solo in questa Grande Ricerca.
Porterà con sé il dono dell'Infanta Imperatrice: AURYN.
Conosciuto anche con i nomi di Pantakel, il Gioiello o lo Splendore, AURYN è un grande medaglione d'oro costituito da due serpenti, uno scuro e uno chiaro, che si mordono la coda vicendevolmente, originando, così, un ovale.
Chiunque fosse il portatore di tale amuleto, nonché emblema dell'Infanta Imperatrice, diviene un suo protetto che agisce per suo incarico.
Inoltre, AURYN conferisce a chi lo indossa poteri misteriosi, utili per portare a termine la missione.

A questo punto della storia, Bastiano si rende conto che la descrizione del medaglione coincide perfettamente con la rappresentazione posta sulla copertina del libro.
Una semplice coincidenza...?

Atreiu, assieme al suo fedele cavallo Artax, si mette subito in viaggio, deciso a salvare il Regno di Fantàsia.
Il cammino che dovrà affrontare sarà ricco di innumerevoli avventure e di inconsueti incontri con personaggi positivi e negativi, curiosi e spaventosi, divertenti e malinconici. 
Si imbatterà in uno splendido Drago della Fortuna, Fùcur, il quale gli sarà per sempre riconoscente per avergli salvato la vita; e si troverà ad essere inseguito da un'ombra silenziosa e oscura, che lentamente assumerà una forma animalesca e feroce... 

A ogni nuova esperienza di Atreiu, Bastiano entrerà sempre di più all'interno della Storia Infinita, tanto che il confine che separa l'universo di Fantàsia e il suo mondo tenderà ad assottigliarsi... se non a svanire del tutto.
La Storia di Bastiano, inevitabilmente, comincerà a far parte del grande ciclo della Storia Infinita, e diventerà fondamentale il suo aiuto per riportare la luce a Fantàsia e salvarla dal Nulla.
Ma questa è un'altra storia, e si dovrà raccontate un'altra volta.
LA STORIA INFINITA  è un romanzo che definirei metaromanzo, una storia nella storia, una storia che parla di un'altra storia.
Bastiano, con lo scorrere della narrazione, comincia, lentamente, a far parte di ciò che sta leggendo, diventando lui stesso il protagonista di quella storia... la sua storia.
In questo senso, La Storia Infinita è il titolo di ben tre libri: il libro che abbiamo materialmente sotto i nostri occhi e stiamo leggendo; il libro che Bastiano ha rubato dalla bottega del signor Coriandoli; e, infine, il libro che si trova a Fantàsia nel quale tutto ciò che accade viene scritto e tutto ciò che viene scritto accade.
Questa, a parer mio, è la caratteristica più distintiva, peculiare e magica di tutto il romanzo. 
Il venir meno del netto confine che separa il mondo reale, quello fuori dal libro, dal mondo fantastico, quello nel libro, crea una sensazione di ciclicità, che è alla base di ogni cosa.
Possiamo ritrovare questo andamento ciclico anche nel potente AURYN
I due serpenti che, mordendosi le code, formano un ovale mi hanno ricordato immediatamente l'antico simbolo dell'Uroboro, il serpente che si morde la coda, raffigurante il concetto dell'eterno ritorno


Perfettamente in linea con la definizione di metaromanzo vi è la scelta innovativa dell'autore di inserire un testo bicolore, utilizzando il rosso e il verde-azzurro.
Questa decisione, assolutamente non casuale, ha l'intento non solo di aiutare il lettore a distinguere la duplice ambientazione (le parti scritte in rosso indicano le vicende nel mondo degli uomini, invece, le in verde-azzurro gli avvenimenti nel Regno di Fantàsia), ma anche di aggiungere una nota magica e giocosa all'intero libro.
Assolutamente Fantasmagorico!!

La Storia Infinita si divide in 26 capitoli, ognuno contrassegnato da una lettera dell'alfabeto, seguendo l'ordine dalla A alla Z.
Nella versione italiana, edita dalla Longanesi, sono utilizzati i capolettera disegnati dal pittore Antonio Basoli
Queste splendide miniature sono davvero raffinate e particolareggiate; dal sapore esotico e romantico, rimandano all'immagine di un mondo perduto e incantato.
L'unico peccato è che non sono gli stessi capolettera inseriti nella versione originale, quella tedesca, disegnate da Roswitha Quadflieg, che ho trovato molto più coerenti e adatti al romanzo (poiché creati appositamente).

Solo il nome giusto dà a tutte le cose la loro realtà. 
Il nome sbagliato rende tutto irreale.
A questo punto è impossibile non notare la grande importanza delle lettere e delle parole ne La Storia Infinita
A loro viene attribuito il potere della creazione, in quanto solo grazie all'esistenza di una parola, di un nome, riusciamo a rendere reale e vivo qualcuno o qualcosa.
Senza nome non c'è creazione e il Nulla prende il sopravvento.

Come abbiamo già visto, in questo romanzo è presente una duplice ambientazione: il mondo degli uomini e il Regno di Fantàsia.

Fantàsia è un terra senza confini, nel quale i concetti di "vicino" e "lontano" e di "tempo"si discostano totalmente da quelli a cui siamo abituati, assumendo una valenza del tutto diversa. 
Tutto è mutevole a Fantàsia, e se si vuole giungere in una determinata località bisogna contare solamente sulla propria volontà e sul desiderio di trovarla. 
L'unica certezza è rappresentata dalla centralità della Torre d'Avorio, il cuore di Fantàsia.
Le numerose descrizioni che delineano questo posto sono sorprendenti e curiosedipingendo nella nostra mente immagini surreali e suggestive di una realtà fantastica e dei suoi inconsueti abitanti.
Impossibile da quantificare sono i luoghi all'interno di Fantàsia, abitati da creature fantasmagoriche che ricordano a tratti gli umani, gli animali o gli esseri mitologici.

Come per le descrizioni dei luoghi, anche quelle dei personaggi sono davvero ben fatte.
Non è stato difficile entrare in empatia con loro, in particolar modo con Bastiano e Atreiu.
Si riesce a percepire perfettamente il dolore, la solitudine e la tristezza di Bastiano; così come il coraggio, la forza d'animo e la determinazione di Atreiu. 
Queste sono tutte emozioni e sensazioni che prendono vita grazie alle parole dell'autore, e penetrano direttamente nel cuore del lettore, che le fa proprie ritrovandosi in esse.
Non posso non citare, infine, il mio personaggio preferito in assoluto: Fùcur, il Drago della Fortuna.
Dal corpo sinuoso, con squame color madre perla che brillano di riflessi bianchi e rosati, si muove leggiadro nel cielo come una nuvola.
Fùcur è una delle creature più rare in tutta Fantàsia, un essere che sprigiona e trasmette tanta felicità e gioia. Fortunato è chi riesce ad ascoltare il suo incantevole e magico canto; poiché la sua voce, bronzea e profonda, ha il potere di trasmettere immensa serenità e pace.

Non so come spiegarlo, ma la grandezza di Ende come scrittore sta non solo nell'aver inventato e creato dei personaggi unici, bensì nell'aver donato loro della vita, infondendo loro un'anima vera e propria. 

In conclusione, La Storia Infinita non è un semplice libro, ma è una vera e propria grande ricerca, un viaggio verso la conoscenza di se stessi, verso la propria consapevolezza del sé. 
Essa diviene un grande specchio che riflette chi si nasconde dentro di noi. 
Bisogna, per questo, percorrere un sentiero non semplice e neppure privo di sofferenze, incertezze ed errori. 

Ma La Storia Infinita è anche un viaggio alla riscoperta della nostra fantasia, soprattutto quando ci troviamo a vivere in un'epoca di grandi disillusioni, dove tutto è ragione e materia.

I desideri giocano un ruolo importante per tutto il romanzo.
Essi insorgono inaspettatamente, spontaneamente e uno per volta. Nessuno può prevederne la loro venuta, che si genera a partire dal desiderio precedente.
Ma dove conducono tutti questi desideri?
Alla scoperta di sé e al desiderio di non essere altro che se stessi
Quindi, possiamo immaginarlo come un percorso di accettazione di sè e del proprio aspetto esteriore; e ciò può realizzarsi solamente quando si è liberi da tutte quelle catene che impediscono la nostra crescita personale. 

Non meno importante è il tema dell'amicizia: il sostegno e l'appoggio reciproco sono fondamentali per il raggiungimento della meta della Grande Ricerca.

Definire La Storia Infinita un bellissimo romanzo è assai riduttivo, ma, come insegna il buon Bastiano, possiamo inventare noi la parola adatta.
Voi che ne dite?


Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
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martedì 8 settembre 2020

LE STORIE DI ANITA BLAKE, CACCIATRICE DI VAMPIRI: Resti mortali

Molta gente ha soltanto una vaga paura del buio, teme quello che ci si può nascondere. Io, che resuscito morti e che distruggo una dozzina di vampiri, so esattamente cosa si nasconde nella tenebra e ne ho il terrore. Si presume che la gente abbia paura dell'ignoto, ma l'ignoranza è una benedizione, mentre la consapevolezza è qualcosa di maledettamente spaventoso.


TITOLO: Resti mortali
SERIE: Le storie di Anita Blake, cacciatrice di vampiri
AUTRICE: Laurell K. Hamilton
EDITORE: TEA DUE
GENERE: Horror, Mystery, Dark Fantasy
TRAMA: Resuscitare i morti per Anita Blake, la cacciatrice di vampiri più famosa d'America, è diventata un'operazione di routine. E' il suo mestiere. Ed è anche molto comodo quando si vuole far luce in un caso di eredità contesa o di assassinio. Però se il defunto in questione è tale da trecento anni, la faccenda si complica, poiché occorre un sacrificio umano, e Anita non è disposta a uccidere nessuno, neppure per un milione dollari. Tanto infatti le è stato offerto e tanto lei ha rifiutato. Faccenda chiusa? Tutt'altro. Come consulente della squadra investigativa per i delitti soprannaturali, Anita è stata convocata per dare una mano nelle indagini su una serie di efferati omicidi. La polizia brancola nel buio e anche Anita è perplessa: nessuna delle creature che lei ben conosce – vampiri, licantropi, necrofagi – può aver commesso dei delitti tanto spaventosi. Ma poi un'idea si fa strada nella sua mente: e se qualcun altro avesse resuscitato uno zombie pluricentenario e lo avesse trasformato in un killer disumano?

RECENSIONE:
In seguito alla prima macabra disavventura narrata in Nodo di Sangue, Anita Blake, potente risvegliante e temuta cacciatrice di vampiri, ritorna più carica che mai per raccontarci, in prima persona, le sue nuove e raccapriccianti peripezie nel tenebroso universo soprannaturale di St. Louis.

Essere risveglianti ed essere in grado di esercitare tale professione, riconosciuta e autorizzata da ormai cinque anni, significa possedere una profonda e ampia conoscenza di tutti gli stadi e occorrenti indispensabili per attuare il rituale di resurrezione.
La differenza, però, tra un mediocre e un ottimo risvegliante è data dall'innata affinità con il mondo dei morti... e Anita possiede inevitabilmente questa macabra attitudine.
Non a caso, nel suo ambiente lavorativo è la migliore e in molti si rivolgono a lei per le resurrezioni più ardue e pericolose.

Un giorno viene convocata in casa di un nuovo misterioso cliente, che le fa una proposta particolarmente inquietante.
Il signor Harold Gaynord, un invalido sulla sedia a rotelle dal conto in banca stratosferico, è deciso a offrirle un laudo compenso da un milione di dollari in cambio del ritorno alla vita di un suo antenato.
C'è, però, un piccolo problema che non può essere assolutamente ignorato...
Il morto in questione ha più di trecento anni, e ciò significherebbe effettuare un sacrificio umano per realizzare e portare a termine un rituale di tale calibro.
In questo modo, Anita non solo si troverebbe a remare contro la legge, ma, soprattutto, contro i propri e incorruttibili principi morali. Così, decisa a non sottostare al volere di quest'uomo senza scrupoli e dall'aura malevola, non si lascia intimorire dai suoi imponenti scagnozzi e, con molta nonchalance (tipica della nostra protagonista), saluta tutti alla buona e va via.
Qualcosa in quell'addio, però, le lascia presagire che è solo questione di tempo prima che si ripresenti nuovamente questa offerta... rimasta, per così dire, in sospeso.

Subito dopo questo spiacevole incontro, Anita riceve un'allarmante chiamata da Rudolph "Dolph" Storr, capo dell'unità investigativa la Regional Preternatural Investigation Team, per gli amici semplicemente Spook Squad, con la quale collabora da qualche anno come consulente.
Il compito principale della Spook Squad è quello di occuparsi prettamente di crimini soprannaturali, e, dal sopralluogo della scena del crimine, è impossibile dubitare che non si tratti di una qualche pericolosa creatura della notte.

Uno spettacolo raccapricciante e grottesco si apre sotto gli occhi increduli di di Anita: ci troviamo nella casa della famiglia Reynolds, e brandelli di carne umana, simili a pezzi da macello, sono sparsi per tutta l'abitazione e chiazze di sangue fresco impregnano intere pareti.
Dal modus operandi così violento e distruttivo del killer, Anita esclude a priori il coinvolgimento di vampiri e lupi mannari, ipotizzando, invece, che vi sia lo zampino di uno zombie molto forte. 
Seppure improbabile che un morto vivente usi una tale estrema violenza contro qualcuno, può verificarsi che un risvegliante molto potente possa ordinargli di ubbidire ai suoi ordini, morali o non morali che siano.

L'unica persona che possiede le potenzialità per dar vita ad una macchina della morte del genere è la più temuta sacerdotessa vudù di St. Louis: Dominga Salvador.

Dallo sguardo minaccioso e beffardo, la sacerdotessa accoglie restia Anita in casa sua per essere interrogata in merito alle sue ultime resurrezioni, affermando di non aver mai compiuto un rito simile... negli ultimi mesi.
In quella casa orribili sacrifici sono stati compiuti in passato, e stanze buie chiuse a chiave nascondono qualcosa, o qualcuno, di sbagliato... contro natura.
Anita riesce a percepire la presenza del male, e uno strano stato di sconforto e malessere comincia a pervaderla da capo a piedi.
Perché continua a rimanere soggiogata da quel potere così immenso e oscuro che, in un certo senso, in parte le appartiene?
E' sicura che la sacerdotessa celi un terribile segreto in grado di condurla alla verità sul caso Reynolds, eppure la donna non si rivela essere così collaborativa, e Anita, impulsiva e diretta qual è, la minaccia senza peli sulla lingua.
Per questo si lascia in pessimi rapporti con Dominga, così da aggiungere alla già lunga lista un altro nemico che intende farle del male e dominarla.

Contemporaneamente, Peter Burke, suo collega Risvegliante, è stato assassinato in una situazione non totalmente chiara.
Il colpevole è ancora in libertà, eppure la coincidenza di questa morte con tutti gli eventi che rincorrono Anita le lascia presagire che non sia proprio un caso fortuito.
Assieme a John Burke, fratello del defunto nonché il più grande cacciatore di vampiri, risvegliante e sacerdote vudù di New Orleans, cercano di racimolare possibili indizi, rivolgendosi persino a un chiaroveggente, che possono far luce su questa vicenda ingarbugliata.

Come se non bastasse, ad aggiungersi a tutti problemi e casini di Anita è il bellissimo e affascinantissimo Master della città, il vampiro Jean-Claude, che la reclama come sua schiava mortale... 
Ma, insomma, questi succhiasangue non smettono mai di starti addosso!


Resti mortali è il secondo volume della saga Le storie di Anita Blake, cacciatrice di vampiri, e, proprio come il primo, l'atmosfera macabra e gotica fa da padrone, avvolgendo e catapultando il lettore negli oscuri meandri della città di St. Louis.
Pagina dopo pagina, la narrazione, scorrevole e incalzante, tende a infittirsi sempre di più, creando una matassa quasi indistricabile e impenetrabile.
Ogni singola azione si sussegue ad un ritmo sempre più lesto e ansiogeno, culminando alla fine dove, dopo non aver respirato per capitoli interi, si può tirare un quasi sospiro di sollievo.

Lo stile della Hamilton è ben riconoscibile, riconfermandosi fresco ed elegante con quel tocco retrò che rimanda silenziosamente al passato e ai classici della letteratura fantastica e dell'orrore.

I personaggi, anche qui, sono ben caratterizzati: i cattivi della situazione sono davvero degli “stronzi” psicopatici senza scrupoli, ed è impossibile non odiarli per le loro azioni crudeli e riprovevoli.
In questo capitolo il personaggio di Anita, che già abbiamo conosciuto per la sua determinazione, franchezza, lealtà e forza d'animo, viene approfondito, svelando alcune parti del suo misterioso passato familiare e del suo particolare rapporto con sua nonna Flores.
Schietta, diretta e apparentemente impulsiva (dico apparentemente, poiché ogni suo gesto e piano è studiato fino all'ultimo dettaglio), rimane quasi impossibile non sorridere alle sue battute puntualmente inopportune e pungenti, che la mettono sempre nei guai.
L'odio che prova verso i vampiri è onniscente, eppure il suo rapporto con Jean-Claude lascia sempre della certa perplessità.
Le motivazioni per evitare questo affascinate e fighissimo vampiro sono infinite ed evidenti, tuttavia, tra i due si percepisce palesemente una sorta di attrazione reciproca... un'attrazione che va oltre il legame forzato che Jean-Claude ha instaurato con la nostra risvegliante in seguito all'aver ricevuto i primi due marchi per diventare la sua schiava umana.

Spero vivamente di fiutare nel prossimo volume, Il circo dei dannati, una qualche evoluzione in questa ambigua e insolita relazione.

Vorrei, inoltre, sottolineare una delle differenze più evidenti con il romanzo precedente: in Resti mortali i vampiri non occupano una posizione di rilevo, e non si affermano come i personaggi principali della storia, ma fanno semplicemente da sfondo alla vicenda e dando maggiore spazio alle figure degli zombie; infatti, assistiamo allo sviluppo di elementi che richiamano il vudù e la negromanzia.
Ammetto che, da grande appassionata dell'argomento, non ho potuto non apprezzare il modo in cui la Hamilton è riuscita a inserirlo nel romanzo, ricordandomi vagamente Merrick la strega di Anne Rice.

Continuerei a disquisire all'infinito, ma concludo dicendo che anche questa volta sono rimasta piacevolmente sorpresa per gli sviluppi della trama e dei personaggi, e non vedo l'ora di continuare questa saga davvero darkettosa e accattivante.

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mercoledì 19 agosto 2020

Le avventure di Tom Sawyer

Proprio allora fece una scoperta, cioè che promettere di non fare una certa cosa è il modo più sicuro per farsi tornare la voglia di farla.


TITOLO: Le avventure di Tom Sawyer
AUTORE: Mark Twain
EDITORE: Giunti Junior
COLLANA: Classici tascabili
GENERE: Avventura, Romanzo di formazione
TRAMA: Tom vive con la zia. E' un vero combinaguai: imbroglia, disubidisce, non studia, ma in compenso è intelligente, coraggioso e vivace. Un giorno, però, si trova coinvolto in un'avventura molto rischiosa: assiste a un omicidio, di cui viene accusato l'innocente Muff...


RECENSIONE:
Nella piccola e tranquilla cittadina di St. Petersburg, situata vicino le rive del Mississipi, il giovane e irrequieto Thomas, “Tom”, Sawyer trascorre le sue esuberanti giornate intento a far divertire e impazzire chiunque gli ronzi attorno, in particolar modo sua zia Polly.

Non passa secondo senza che la sua mente vivace e giocosa escogiti qualche improbabile piano per farla esasperare.

Quante volte lo ha colto con le mani nel sacco mentre rubava di nascosto la sua intoccabile marmellata o marinava la scuola? E quante volte è riuscito a farla franca senza beccarsi neppure una punizione come si deve, sfoderando il suo più grande repertorio di bugie?

La povera zia Polly, donna buona dall'animo gentile, non riesce proprio ad essere severa con suo nipote senza sentire un peso sulla coscienza, essendo consapevole, in fondo, che il piccolo Tom è un diavolaccio burlone, bugiardo e impulsivo, ma, allo stesso tempo, è un monello dal gran cuore e tutto quello che compie è in buona fede... o forse...

Tom si diverte troppo nel prendere in giro le persone e pensare di essere più furbo di loro; è convinto di non avere punti deboli, proprio come i pirati, gli indiani o i banditi delle sue storie preferite, eppure perde completamente la testa per una bambina che frequenta la sua classe: Becky Thatcher.

In ogni modo possibile e immaginabile cerca di attirare la sua difficile attenzione, finché, un bel giorno, Becky ricambia tutti i suoi pavoneggiamenti lanciandogli un fiore.

Il suo cuore batte solo per lei, ma, nonostante questo, Tom è stato capace di dar vita a inconvenienti davvero esilaranti.

Il piccolo Tom è un diavoletto imperterrito, ma insieme a lui conosciamo il suo migliore amico: Huckleberry Finn, protagonista indiscusso del successivo romanzo Le avventure di Huckleberry Finn.

Diversamente da Tom, Huck non frequenta la scuola e vive da solo, come un animale selvaggio, dentro una grande botte vuota, campando alla giornata e in totale libertà. Suo padre, infatti, è un tremendo ubriacone che sperpera tutti i suoi soldi in alcool senza preoccuparsi minimamente di suo figlio.

I due ragazzi, seppur di due classi sociali differenti, condividono lo stesso status di orfani e di scapestrati, e questo legame li unisce indissolubilmente.

Insieme hanno preso parte a numerose ed esilaranti peripezie: la fuga segreta nelle terre più selvagge e incontaminate dell'isola di Jackson per diventare dei veri pirati, facendo credere, senza volerlo, a tutti i paesani di essere morti; la ricerca forsennata di un tesoro nascosto nelle vicinanze di una casa ritenuta stregata; una terribile gita all'interno di una grotta labirintica... 

Eppure l'avventura più intensa e spaventosa ha inizio nel buio e silenzioso cimitero di St. Petersburg.

Tutto nasce dalla proposta di Huck di recarsi soli nel cimitero per provare una magia atta a combattere i porri.

Le uniche precauzioni che non possono essere assolutamente ignorate sono: trovare un gatto morto per il rito, giungere al cimitero al chiaro di luna e, infine, recitare la formula magica.
L'importante, però, è non farsi beccare dai diavoli che si aggirano tetri tra le lapidi, altrimenti lì sono guai.

Tutto è pronto per il loro piano, ma, all'improvviso, tra le fredde e immobili tombe del cimitero, vedono spuntare tre figure oscure.

Saranno i diavoli che tanto temevano di incontrare?
Lentamente, al loro avanzare sotto la luce lunare, i tre soggetti cominciano a prendere una forma più definita e... umana.

Finalmente, Tom e Huck riescono a riconoscerli.

Difficile giudicare da così lontano quali fossero i reali scopi di quella visita notturna al cimitero, ma, sicuramente, si tratta di un'azione losca che, purtroppo, non andò per il verso giusto...

I due ragazzi, in men che non si dica e senza volerlo, sono diventati i soli e gli unici testimoni oculari di un OMICIDIO.

Il terrore di essere scoperti gli attanaglia, e promettono solennemente di non farne parola con nessuno e di mantenere il segreto per salvarsi la pelle.

Purtroppo, però, qualcun'altro ci sta per rimettere la propria al posto del reale colpevole: un innocente sarà presto processato e condannato a morte.

Tom e Huck sono decisi a restare alla larga da questa brutta storia, eppure... non riescono a smettere di pensare come incastrare il colpevole.

Ma il cuore dei giovani è molto elastico e non si lascia comprimere a lungo 

Le avventure di Tom Sawyer è un romanzo scritto nel 1876, e, seppur considerato da molti come un classico della letteratura per ragazzi, esso incorpora e unisce diversi generi letterari.

Leggendolo ricorda molto un romanzo di formazione, poiché seguiamo lo sviluppo del protagonista nel corso dell'intera narrazione.

Tom è un personaggio estremamente dinamico e in continua evoluzione: lo osserviamo nelle prime pagine intento ad elaborare giochi e scherzi infantili, per poi giungere, verso la fine, alla maturazione di una nuova consapevolezza, frutto delle esperienze fatte nelle sue innumerevoli avventure.
Allo stesso tempo, però, viene da considerare il libro come un romanzo picaresco, in quanto Tom si muove da un episodio avventuroso all'altro.
Inoltre, Le avventure di Tom Sawyer si avvicina al genere della satira, della narrativa popolare e alla commedia.

Twain utilizza un linguaggio semplice e colloquiale che riflette e si adatta ai pensieri di un ragazzo come Tom.
Molto interessante è il modo in cui l'autore ricrea dei dialoghi adatti alla mentalità dei piccoli personaggi, così da regalargli quel tocco di genuinità e realismo.

Inizialmente, proprio per questa sua caratteristica, ho incontrato delle difficoltà nell'entrare completamente nella narrazione (aggiungendo il fatto che solo dopo ho scoperto di possedere un'edizione riadattata), trovandola piatta e noiosa.

Solo con il susseguirsi delle vicende buffe e fantasiose attorno a Tom e ai suoi amici, ho ripreso lentamente interesse, e non mi è dispiaciuto continuare a leggere il romanzo.

La parte che ho apprezzato maggiormente dell'intero romanzo è l'atmosfera cupa e macabra che l'autore è riuscito a creare attorno alla vicenda dell'omicidio nel cimitero.

Non sono mancati, inoltre, alcuni momenti nella storia che mi hanno portato a riflettere su quanto possa essere diversa la vita di un ragazzo come Tom Sawyer (vissuto, più o meno, nel periodo successivo alla guerra di secessione) da quella di un ragazzo di oggi.

In passato per divertirsi bisognava ingegnarsi con quel che si aveva (bottoni colorati, tappi di sugheri, monetine, pezzi di vetro colorato...) unito a tanta buona fantasia e immaginazione.

Il contatto con la natura era onnisciente, lo spirito di avventura esuberante e sottintesa era la condivisione di un nuovo gioco con i propri coetanei.
Invece, oggi assistiamo alla scomparsa quasi totale di questi divertimenti così genuini e salutari, che tristemente lasciano il posto alla sempre più invadente tecnologia.
Gli schermi sono ormai i migliori amici dei bambini, accompagnandoli ovunque e cancellando ogni legame con il mondo circostante.

Un sentimento di nostalgia per un tempo passato e quasi del tutto perduto è stato il mio compagno di viaggio nel mondo dimenticato di Tom Sawyer.

Avventuroso e divertente, Mark Twain da vita a un dei personaggi inconfondibili, che, inevitabilmente, ci riportano indietro nel tempo... a quando bastavano piccoli oggetti inutili e uno spazio aperto per essere felici, e seguire instancabilmente l'immaginazione per la creazione delle nostre avventure.

Questo è un romanzo che consiglio particolarmente ai piccoli lettori, ma sono sicura che anche i grandi lettori dall'animo ancora bambino possono apprezzare.


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MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...