martedì 16 febbraio 2021

IL GRANDE CERCHIO di Henry S. Whitehead

Un brivido freddo mi percorse la schiena come un presagio, un monito. Tutt'a un tratto provai la sensazione che lassù, fra i rami, vi fosse qualcosa di minaccioso, di letale.
- Henry S. Whitehead, Il grande cerchio, 36


TITOLO: Il grande cerchio
AUTORE: Henry S. Whitehead
EDITORE: Edizioni Arcoiris
COLLANA: La Biblioteca di Lovecraft 
TRADUTTORE: Diego Bertelli
GENERE: Weird, Dark Fantasy
TRAMA: "Le opere migliori di Whitehead sono fra i capolavori più efficaci dei nostri tempi" (Lovecraft). Il suo grande cerchio viene proposto per la prima volta in italiano. In edizione illustrata.

RECENSIONE:
Chi avrebbe mai immaginato che una tranquilla escursione in aereo si sarebbe trasformata in una disavventura senza precedenti? 
Che l'affascinante idea di scorgere le antiche rovine Maya dall'alto dei cieli avrebbe condotto i nostri tre protagonisti verso un'esperienza incredibile e sconvolgente?

Sicuramente non Gerald Canevin e i suoi compagni di viaggio, il dottor Pelletier e il pilota Wilkes, che di fronte a quell'insolito scenario non hanno potuto non pensare a una cosa sola, che quel luogo non è un luogo come tanti... un luogo che cela segretamente una forza malvagia.  
Tale sgradevole sensazione non deriva tanto dal fatto di situarsi nel bel mezzo della giungla del Quintana Roo, ma quanto per l'inusuale e bizzarra conformazione di quella zona.

Sotto i loro occhi, infatti, si estende una vasta area perfettamente circolare e priva di qualsivoglia forma di vegetazione, eccetto per un'imponente e maestoso frassino, che si erge precisamente al centro di quel grande cerchio
Sì, un vero e proprio grande cerchio di desolazione!

Un'angosciante atmosfera vige in quel luogo dalle peculiari caratteristiche topografiche: l'aria immobile e un silenzio minaccioso danno vita a un'opprimente sensazione di staticità e inquietudine che sconcerta i tre viaggiatori, ma non tanto da convincerli ad abbandonare quel posto.

A rompere definitivamente questa stasi è un inaspettato colpo di vento.
Quale sia l'origine della sua provenienza rimane un mistero. Forse giunge proprio da un angolo dell'inferno... questo a detta di Wilkes, il quale, a causa di quella folata improvvisa, ha visto volar via la sua affezionata giacca di shantung sui rami del frassino.
L'unico modo per recuperarla è quello di arrampicarsi sull'albero e spingersi alla ricerca tra quel fitto fogliame.

Nessuna risposta che somigliasse a una voce umana giunse da lassù; soltanto un fruscio, palesemente beffardo, o almeno così mi parve: una specie di impercettibile cacofonia provocata da quelle foglie maledette che si muovevano benché non ci fosse vento. Perché non c'era, posso giurarlo, un alito di vento. Eppure quelle foglie...
- Henry S. Whitehead, Il grande cerchio, 47

Il tempo passa e di Wilkes neppure l'ombra. 
Sembrerebbe come sparito nel nulla, sparito senza lasciare traccia! 
Oltre al timore che qualcosa di terribile possa essere accaduto al loro pilota, a mettere in stato di allarme Canevin e Pelettier sono anche la presenza di innumerevoli e inspiegabili stranezze, che lentamente cominciano a circondarli.

A questo punto l'unica soluzione, secondo Canevin, per ritrovare Wilkes e abbandonare definitivamente quel grande cerchio è di salire anche lui sul frassino.

Nulla, però, avrebbe mai potuto prepararlo a ciò che lo attende oltre quelle foglie. 

Qualcosa, o qualcuno, di pericolosamente potente lo ha scaraventato in una dimensione lontana da ogni possibile concezione umana, una dimensione nella quale divinità elementali, culti dimenticati e civiltà scomparse da secoli continuano la loro esistenza, indisturbati e non sottomessi alle moderne scienze dell'uomo civilizzato.
Era ormai certo e incontestabile che eravamo circondati da qualcosa; qualcosa di vasto, di inconcepibile potenza, come solo può essere un dio o una qualsiasi altra divinità; qualcosa di elementale e remoto, che risiedeva lì da prima della comparsa dell'uomo; qualcosa di completamente inumano, inconcepibilmente Ostile e Nemico.
- Henry S. Whitehead, Il grande cerchio, 40 

Il grande cerchio (The Great Circle, 1932) di Henry S. Whitehead è la quinta uscita per la collana weird/horror La Biblioteca di Lovecraft, che finalmente porta nelle nostre macabre librerie un romanzo fino a ora inedito in italiano.  
Anche questa volta ci ritroviamo tra le mani un autentico gioiellino: l'edizione è curata alla perfezione e nei minimi dettagli, e, come nella precedente pubblicazione (Il vampiro di Franco Mistrali), è arricchita dalle fantasmagoriche illustrazioni di Michele Carnielli, caratterizzate da uno stile sinuoso e inconfondibile.

Spostando ora l'attenzione sul racconto vero e proprio, ammetto di essere rimasta piacevolmente colpita dalla sua singolarità dalle sfumature bizzarre e misteriose.
Ho trovato davvero affascinante il modo in cui la situazione di partenza, apparentemente "normale", viene capovolta in una totalmente inimmaginabile. 
Si diventa spettatori di un mondo primordiale e fuori dalle righe, nel quale miti di antiche civiltà estinte e culti misteriosi di divinità dimenticate, ma non scomparse, si intersecano alle strambe vicende di tre uomini di avventura, che di stranezze occulte sembrano saperne abbastanza.

Lo stile di Whitehead, lineare seppur estremamente particolareggiante, in un primo momento potrebbe lasciare un po' scombussolati e confusi. Ma non demordete! 
Vi consiglio di continuare, poiché è necessario qualche piccolo istante per entrare a tutti gli effetti nel suo universo surreale e onirico, che prende vita man mano che la narrazione si evolve. 
Le sensazioni che scaturiscono durante la lettura, al confrontarsi con il mondo arcano creato da Whitehead, sono molto simili a quelle che si provano nel lasciarsi trasportare dai nostri sensi più primordiali, gli stessi che molto probabilmente riprendono vita quando stiamo sognando, quando la nostra parte più razionale lascia spazio a quei sistemi nervosi profondi che regolano le nostre emozioni più inconsce.

Con queste insolite sensazioni hanno dovuto fare i conti anche i protagonisti del romanzo, a partire dal grandioso Gerald Canevin.
Canevin è un personaggio difficile da definire: un avventuriero, un combattente, un conoscitore dell'occulto... Un personaggio che, in un certo senso, non conosciamo realmente a fondo, forse a causa della brevità della storia, eppure risulta essere molto energico e capace di entrare in empatia con il lettore. 
Così come il suo amico e compagno di viaggio: il dottor Pelletier.  
Un vero pozzo di conoscenza, un uomo che ha sempre la soluzione giusta per ogni tipo di problema, anche per il più complesso e intricato. 
Potremmo quasi definirlo il mentore di Canevin, colui che, in qualche modo, conosce già dall'inizio la risposta al labirintico rompicapo del Grande Cerchio, ma che lascia la possibilità anche agli altri di poterci arrivarci con un proprio ragionamento.

Sarebbe davvero interessante poter continuare a leggere gli altri racconti dedicati  alle strabilianti disavventure di questi carismatici personaggi, e immergermi nuovamente in quelle atmosfere esotiche e magiche alle quali Whitehead dona un immancabile tocco oscuro e bizzarro.
Amici de La Biblioteca di Lovecraft ci pensate voi a far tornare di nuovo tra noi il buon Gerald Canevin?? 

Concludo col dire che conoscere questo scrittore e leggere la sua opera mi ha permesso di scoprire un universo sconosciuto e di vivere un'esperienza straordinaria, e come sempre ringrazio La Biblioteca di Lovecraft per la fantasmagorica opportunità.

QUI DI SEGUITO VI LASCIO TUTTE LE USCITE DELLA COLLANA:
1. La Biblioteca di Lovecraft (A. Bierce, E.F. Benson, M.R. James, E. Erckmann e A. Chatrian)
2. I racconti della Bestia (A. Crowley)
3. Il giglio nero (M. Laski, W. Hauff, L. Capuana, F. Hume, P. Norton Swet, H. Walpole)
4. Il vampiro. Storia vera (F. Mistrali)
5. Il grande cerchio (H.S. Whitehead)


Caro FANTASMAGORICO LETTORE
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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venerdì 29 gennaio 2021

DECLUNA di Federica Leonardi

 La memoria è simile a uno specchio frantumato: qui e là, tra cocci, puoi intravedere il tuo riflesso e ricordarti com'eri, cosa ti ha reso quella che sei.
- Federica Leonardi, Decluna, 61
TITOLO: Decluna
AUTRICE: Federica Leonardi
EDITORE: Moscabianca Edizioni
GENERE: Weird
TRAMA: Italia, anni Novanta. Alba ha trent’anni e si barcamena tra lavori poco impegnativi e relazioni che non durano a lungo. Era poco più che una bambina l’ultima volta che ha visto sua madre, Camilla. Tutto ciò che ricorda di lei è il momento in cui l’ha lasciata, con la promessa di fare ritorno. Ma Camilla non è mai tornata e, con il passare del tempo, Alba ha smesso di aspettarla. Fino al giorno in cui una telefonata rimette tutto in discussione. Partita alla volta della città di Decluna per ricostruire gli ultimi anni di vita di sua madre e tentare di dare un senso alla sua inspiegabile assenza, Alba si troverà catapultata in un paese fuori dal tempo, abitato da una comunità chiusa, incentrata su culti arcaici e segreti. Mentre la città si prepara per festeggiare la propria santa, Alba si addentrerà sempre più a fondo nel mistero di sua madre, la cui esistenza sembra legata a filo doppio con quella di Decluna, e sarà costretta ad affrontare gli spettri del passato e gli incubi del presente nel disperato tentativo di sottrarsi a un destino già segnato.

RECENSIONE:

Prima o poi arriva sempre il momento di ricordare, di riaprire quell'armadio oscuro della memoria e ripescare vecchi scheletri apparentemente fossilizzati.

Per Alba quel momento è arrivato senza alcun preavviso: un'inaspettata telefonata da parte di uno sconosciuto la mette al corrente della morte di sua madre, Camilla.

Un nome a cui non aveva più pensato per molto tempo... per troppo tempo.
Il nome di un fantasma, di un'ombra innocua e sinistra del suo passato, che aveva visto andar via e mai ritornare.
Ora, invece, quel nome comincia a riprendere una dimensione più definita, più reale... più vera!
Una vecchia ferita si riapre, e un insopportabile dolore fa la sua comparsa.

Cosa le dice la voce dall'altro capo del telefono?
Di chiamarsi Bruno, di essere stato amico di Camilla e di averle voluto bene. 
Spera, inoltre, di poter avere il piacere di incontrarla al suo funerale, che si terrà nella città natale di Camilla.

Andare o non andare? 
Una scelta ardua per Alba, una ragazza perseguitata da un costante conflitto interiore e da un'opprimente sensazione di inadeguatezza

L'illusione di aver finalmente trovato una sistemazione stabile le comincia a non sembrare più così tangibile e convincente, e l'inconscia consapevolezza di dover portare avanti una ricerca e riesumare i demoni del passato di sua madre, una donna che non ha mai conosciuto davvero, si diffonde rapidamente in lei.
L'idea di scoprire qualcosa di più riguardo le sue origini e di capire chi è veramente la conduce verso un'unica decisione.

Alba non sa, però, che le ragioni di questa sua scelta sono più oscure e più contorte del previsto. 
Contorte proprio come le radici dell'olmo che svetta imponente tra le campagne di Decluna.

«È di notte che Decluna vive, sai?» [...]
«Certe volte puoi persino sentirla respirare».
- Federica Leonardi, Decluna, 119

Questo è il nome della città natale di Camilla
Un luogo più vicino all'idea di paese che di moderna città... un borgo decadente e trascurato, eppure vibrante e vivo, che emana e trasmette infinite emozioni contrastanti. 
Decluna appare costantemente avvolta da una quiete ingannevole, inquietante, che adombra con maestria la sua reale natura... una natura arcana e primordiale.

Alba percepisce tutte queste sensazioni equivoche non appena calpesta questa terra, accompagnate per giunta da un bizzarro senso di appartenenza e familiarità.

Come il paese, anche i suoi pochi e autentici abitanti emanano lo stesso senso di ambiguità.
Questi non si mostrano spesso in giro, e la maggior parte delle persone incontrate per le strade di Decluna non sono altro che turisti interessati ad assistere alla celebre e tradizionale festa di paese, la quale si terrà tra tre giorni esatti.
Una ricorrenza dedicata alla propria Santa... poiché Decluna non è solamente il nome di un luogo.

Come la vite si sposa all'olmo, così fece Decluna, che scelse l'olmo come compagno per preservare se stessa e la sua fede. E sull'albero visse protetta per anni, protetta e riscaldata dalle sue ampie fronde, nutrita da quello che gli uccelli e gli insetti e gli animali del bosco, commossi da tanta devozione, le portavano in dono.
- Federica Leonardi, Decluna, 101
 
Un antico culto si nasconde dietro la religione ufficiale, e una raccapricciante consuetudine viene portata avanti da secoli lontani e quasi dimenticati.
Con quale intricata e raccapricciante verità Alba si trova a dover fare i conti?
Perché sua madre è morta? E perché voleva allontanarla da Decluna?

Di notte, mi tenevano sveglia le voci che riecheggiavano per la montagna. Il rullare dei tamburi. I suoni sgraziati dei flauti dolci. E le urla angosciate di qualcosa che moriva in un frusciare di foglie.
- Federica Leonardi, Decluna, 123

Decluna (2020) di Federica Leonardi è un romanzo originale, una lettura che ho trovato assolutamente coinvolgente e intrigante sotto più punti di vista (tanto da divorarla in pochissimi giorni).

La narrazione è scorrevole e incalzante già a partire dai primi capitoli. 
Con l'evolversi degli eventi il ritmo acquisisce una velocità sempre più lesta e ansiogena, travolgente, e  la tensione che si crea raggiunge livelli altissimi, tanto da non riuscire a staccare gli occhi dalle pagine.
Risulta difficile sottrarsi alla voglia di scoprire la sconcertate verità dietro i segreti della città di Decluna.

L'ambientazione è caratterizzata meravigliosamente.
Ho apprezzato particolarmente le descrizioni della città di Decluna, rimanendone davvero affascinata: un posto dalla duplice realtà, una percepibile e una nascosta nelle viscere più profonde della terra. 
L'anima di questo luogo arcano e misterioso emerge nitidamente all'interno del romanzo, tanto da provare la netta sensazione di non trovarmi di fronte alla classica ambientazione dal ruolo marginale, un semplice palcoscenico degli eventi narrati, ma a un vero e proprio personaggio partecipe e attivo per tutto il corso della vicenda.

Parlando della protagonista, personalmente ho provato una profonda empatia per Alba e la sua storia.
Il desiderio di scoprire la verità su sua madre e le sue origini è strettamente collegato al suo bisogno interiore di sentirsi parte di qualcosa e di trovare un posto nel mondo senza essere considerata una straniera, e questo mi ha particolarmente colpito.

In conclusione, mi sento di straconsigliarvi questo romanzo dalle tinte macabre, grottesche e raccapriccianti... un romanzo che sicuramente saprà far leva sulle vostre paure più oscure e indicibili, tenendovi costantemente sulle spine.

martedì 12 gennaio 2021

IL SANGUE DEL VAMPIRO di Florence Marryat

In me scorre il sangue del vampiro, il vampiro che sugge il respiro dalle sue vittime finché non muoiono.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 271
TITOLO: IL sangue del vampiro 
AUTRICE: Florence Marryat
EDITORE: Castelvecchi
COLLANA: Biblioteca dell'immaginario
TRADUTTORE: Alberto Frigo
GENERE: Horror, Gotico vittoriano
TRAMA: Figlia di una sacerdotessa voodoo e di uno scienziato pazzo che pratica la vivisezione, Harriet Brandt lascia la Giamaica, dove è nata, per approdare in Europa. Ospite dell'eccentrica baronessa Gabelli, trova una sistemazione definitiva a Londra. Bellissima e talentuosa, la ragazza affascina tutti coloro che hanno modo di conoscerla. Ma attribuire la carica sensuale e il mistero del suo fascino all'esotico retaggio tropicale non basta a fugare i sospetti che iniziano ad avvolgerne la figura. C'è qualcos'altro di strano in lei e chiunque le si avvicini sembra ammalarsi o morire. Il dottor Phillips ha una teoria: nelle vene di Harriet scorre sangue di vampiro e così la giovane donna sta risucchiando la vita di coloro che ama. Si tratta soltanto dell'esagerata supposizione di un medico ansioso o dietro la silente alterità di Harriet si nasconde davvero lo spettro di una maledizione? Nel capolavoro della grande Florence Marryat, tradotto per la prima volta in italiano, la risposta a questo inquietante interrogativo riposa nelle pieghe occulte della società vittoriana. Una storia carica di magnetismo, in cui il sesso liberato del corpo femminile e la passione per lo spiritismo danno nuova linfa a un tema leggendario, regalando nuovi brividi ai lettori affascinati dall'intramontabile mito del vampiro e del suo bacio mortale. Introduzione di Barbara Baraldi.

RECENSIONE:

Un soggiorno tranquillo, quasi tedioso e prevedibile, è quello che gli ospiti dell'Hotel Lion d'Or si aspettano di trascorrere nella località balneare di Heyst.

Tutti i villeggianti, per la maggior parte inglesi altolocati, condividono al momento del pasto la stessa immensa tavolata, e non potete immaginare quante personalità molteplici e bizzarre si ritrovano sedute l'una di fianco all'altra! Un'infinità di inglesi e forestieri dalle più peculiari caratteristiche e singolari relazioni.
Possiamo iniziare con il citare la stravagante e grottesca baronessa Gobelli, accompagnata dal suo quieto marito e dal suo docile figlio Bobby. Oppure, spostandoci dal lato opposto del tavolo, possiamo incontrare la seriosa e introversa Miss Elinor Leyton in coppia con la gentile e solare Mrs Margaret Pullen e la sua piccolina.  

Una sola sedia continua a rimanere vuota, destando in tutti una certa curiosità e alimentano i più improbabili pettegolezzi.
Magari è riservata ad un ospite speciale? O chissà se non si tratta proprio della principessa tedesca arrivata da poco in città.

A dispetto di ogni ipotesi, il posto viene prontamente occupato da una giovane straniera dall'aspetto davvero singolare, che provoca in tutti gli ospiti un profondo e insano interesse.

Pelle splendidamente pallida, capelli color nero blu, occhi scuri e labbra carnose... una bellezza arcana e sublime, che intimorisce e attrae contemporaneamente. 
Nessuno riesce a staccare gli occhi di dosso dalla nuova arrivata, come se tutti fossero stati colti da un'ipnosi collettiva; eppure, la pressione di ogni sguardo non la imbarazza minimamente, anzi.

Il suo atteggiamento, poi, non fa che sorprendere ancor di più i vacanzieri: con una disinvoltura fuori dal normale e una voracità simile a quella di un feroce predatore, la ragazza divora tutto il cibo nel suo piatto senza lasciare neppure una briciola. Bizzarro e, forse, un po' sconveniente.

Strano è il suo aspetto, strano è il suo comportamento, ma ancor più strana è la sua storia.

Presa una certa confidenza con Mrs Pullen, la giovane straniera, con fare gentile e raggiante, si presenta come Miss Harriet Brandt.
Nata in Giamaica, Harriet ha trascorso gli ultimi dieci anni chiusa in un convento nelle Indie Occidentali. Al raggiungimento della maggiore età ha potuto finalmente disporre della grossa eredità che suo padre, un noto medico e scienziato, le ha lasciato.
Ora, slegata da ogni vincolo, è libera di fare tutto ciò che vuole... anche viaggiare da sola per il mondo!

Ma può una signorina come Harriet, sola e senza nessuno a prendersene cura, disporre di una cifra così immensa e girare per le strade senza accompagnatore?
Non sarebbe poi così opportuno comportarsi e agire in questo modo, secondo il pensiero di Miss Leyton e Mrs Pullen, donne modello della società vittoriana.

Esistono molti casi come questo al mondo. Casi di individui che si nutrono letteralmente delle vite altrui, come il mortale albero del veleno sugge la vita della sua vittima, sprofondandola in un sonno senza più risveglio.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 140

Mrs Pullen, al contrario della sua amica, prova una sincera simpatia e tenerezza per Harriet, una ragazza davvero solare ed espansiva che da troppo tempo cova il desiderio di stringere delle vere amicizie.
Eppure, un fatto insolito la lascia perplessa.
Tutti coloro che hanno trascorso molto tempo in compagnia di Harriet sono andate incontro ad una trasformazione: una costante debolezza si impadronisce dei loro corpi, quasi a renderli del tutto inermi.

Chi è in realtà Harriet Brandt? 
Quale terribile maledizione le è stata tramandata dalle più lontane generazioni, e che continua a scorrerle nelle vene?
Perché chi le dona il suo affetto e amore va incontro a una tragica fine? 

Suo padre e sua madre erano assassini che sono stati ammazzati dai loro stessi domestici per vendicarsi delle loro atrocità, e hanno trasmesso la loro maledizione a questa ragazza... la maledizione del sangue negro e del sangue del vampiro, che uccide tutto ciò che accarezza.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 140

Ipnotico e affascinante, Il sangue del vampiro (The Blood of the Vampire, 1897) di Florence Marryat è un romanzo che definirei sorprendente e a tratti singolare, proprio come la sua protagonista.

In primo luogo perché, a discapito di quello che potrebbe suggerire ed evocare il titolo, Marryat riprende e trasforma il mito del vampiro, discostandosi totalmente dallo stereotipo del non-morto assetato di sangue a cui siamo abituati a pensare. E con molta probabilità questo rappresenta anche il motivo per cui non riscosse lo stesso successo del Dracula di Bram Stoker, pubblicato nello stesso anno, e non soddisfò i gusti del pubblico dell'epoca.

Il vampiro in questo caso diventa la metafora dell'outsider, del diverso e dell'escluso.
Harriet Brandt, nata in un mondo lontano e selvaggio e cresciuta in una famiglia fuori dagli schemi, non può che essere una straniera agli occhi di tutti.

Il suo aspetto distante dai canoni estetici occidentali, il suo modo di fare esuberante, spontaneo e sfacciato e il suo magnetismo incontrollabile si oppongono completamente alle caratteristiche della donna virtuosa e monastica tipica di quel periodo.
Indipendente da un punto di vista economico e non solo, esprime i suoi sentimenti liberamente, senza reprimerli o curarsi di seguire una qualsivoglia condotta adeguata a una signorina del suo rango.

In aggiunta, fin dalla nascita, Harriet è perseguitata da una terribile maledizione di sangue, insita nel suo corredo genetico, che mette in pericolo la vita di tutti i coloro che le sono vicini.
La ragazza diventa una conoscenza da evitare, una presenza dal malefico influsso dal quale si genera solo malattia e morte. 
Harriet non può amare senza indebolire e annientare
Tuttavia, questa sua anomalia non intimorisce i sentimenti di Anthony Pennel, un'innamorato dell'umanità nonché uno dei miei personaggi preferiti in assoluto. L'unico uomo che davanti alla sua avvenenza e sensualità si è lasciato incantare anche dalla sua intelligenza e profondità d'animo, una profondità che tutti ignorano, soffermandosi solo davanti alla sua apparenza e al suo oscuro passato.

Quanto poche sono le donne che hanno la schiettezza e il coraggio di dichiarare apertamente il loro amore come fai tu. Mia dolce figlia del sole. Le donne di questo gelido Paese non hanno idea della gioia che un amore reciproco come il nostro ha il potere di conferire. Ci ameremo per sempre, mia Hally, e quando l'età avrà fatto sfiorire i nostri corpi, i nostri spiriti continueranno ad amarsi.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 263 

Harriet Brandt, inoltre, non può che essere l'alter ego dell'autrice stessa, una donna estremamente anticonvenzionale e totalmente diversa dalla consueta concezione della figura femminile in epoca vittoriana.
Oltre a essere stata una prolifica scrittrice, Florence Marryat fu anche drammaturga, attrice e cantante.  Fu una grande sostenitrice dello spiritismo ed ebbe la possibilità di incontrare i più noti medium di fine Ottocento. In aggiunta viaggiò moltissimo e trascorrere un lungo periodo in India, luogo che ispirò numerose delle sue opere più celebri.
In conclusione, una personalità eclettica tutta da scoprire! Ed è un vero peccato (infatti mi piange letteralmente il cuore) non poter disporre di altri suoi libri in italiano.

Insomma, trovo Il sangue del vampiro un romanzo davvero coinvolgente e intrigante, tragico e malinconico, con una vicenda che merita di essere letta da tutti, amanti del genere o meno.
I personaggi sono tutti estremamente dinamici e vibranti, dalle personalità uniche e complesse. 
Inoltre, attraverso l'ambientazione, il romanzo ci mostra un fedele ritratto della società vittoriana e di tutte le sue contraddizioni.
 
Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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giovedì 31 dicembre 2020

BLACK FRIARS L'Ordine della Croce di Virginia de Winter

Era un'oscurità diversa da quella della notte che si era lasciata alle spalle e che ormai volgeva al termine; brulicava di una vita torbida e selvatica che faceva appello a qualcosa nel suo sangue e la chiamava a sé.
- Virginia de Winter, BLACK FRIARS L'Ordine della Croce

TITOLO: BLACK FRIARS, L'Ordine della Croce Vol.4
AUTRICE: Virginia de Winter
EDITORE: Fazi Editore
COLLANA: Lain
GENERE: Dark Fantasy, Gotico
TRAMA: La Vecchia Capitale non ha pace. Scossa dai tumulti del Presidio, avvelenata dai malefici di Belladore de Lanchale, l’antica città dovrà ora affrontare un nemico senza eguali. L’ultima erede della dinastia Blackmore, garante della tregua con le creature del Presidio, è stata ritrovata, ma le malvagie entità accetteranno che sia proprio la giovane Sophia a custodire un armistizio suggellato dalla sua antenata migliaia di anni prima? Le forze del male hanno destato dal suo riposo l’Ordine della Croce e i cavalieri sono pronti a imbracciare le mitologiche spade per difendere il genere umano dalla minaccia delle nebbie demoniache. Intanto, ancora ignara del pericolo, Eloise Weiss è alle prese con il misterioso ritrovamento dello scheletro di uno studente dell’Università. Questa volta i suoi poteri di Evocatrice sono vani, ma grazie alle sole conoscenze mediche giunge a una verità inquietante: le ossa rinvenute sono le chiavi di uno scrigno che sigilla i segreti più oscuri della Vecchia Capitale, segreti di personaggi potenti disposti a tutto perché non siano svelati. Eppure, come in un labirinto di delitti e apparizioni dal passato, ogni filo di questa storia passionale e avvincente sembra destinato a ricongiungersi. Virginia de Winter chiude la serie culto Black Friars con una giostra di rocambolesche avventure cappa e spada, di potenti cavalieri e coraggiose eroine che rischieranno tutto per compiere il loro destino.

RECENSIONE:
L'eco di epoche remote, talmente lontane da sconfinare nel mito, riecheggia, ora più che mai, tra le terre del Vecchio Continente

Misteriosi e sconcertanti accadimenti lasciano presagire sempre più marcatamente la caliginosa presenza delle Creature del Presidio: esseri demoniaci arginati da tempi immemori in una regione al centro della Vecchia Capitale al fine di preservare la pace con gli uomini, concedendo loro di oltrepassare questi limiti solamente la notte della Vigilia di Ognissanti.
Un vincolo, questo, che non sembra essere più rispettato come un tempo.

Questa precaria situazione di equilibrio è deteriorata definitivamente a partire dai tragici e controversi eventi della Rivolta, quando la famiglia Blackmore della Reggenza di Altieres, garante della Tregua tra umani e demoni, fu brutalmente sterminata.
In assenza di un erede umano Blackmore ad assicurare la pace, queste creature hanno valicato i cancelli del Presidio senza difficoltà, rispondendo al comando silenzioso di un misterioso padrone.

La speranza di porre fine alle violente incursioni delle Creature del Presidio e di scoprire la verità sulla causa di tutto questo male è tornata a farsi più forte dopo il ritrovamento dell'unica sopravvissuta all'eccidio dei Blackmore, Sophia Blackmore. 

Qualcuno, però, è pronto a mettere in atto le peggiori magie oscure per far sì che ciò non avvenga.

Alcuni fatti sconcertanti cominciano ad aggiungersi alla lunga fila di misteri che avvolgono la Vecchia Capitale, a partire dal rinvenimento di uno scheletro anonimo in un cimitero "maledetto".
Lo stemma presente sul logoro mantello che ancora lo circonda ricorda quello dell'Ordine della Penna, una delle più antiche Fraternitates studentesche esistenti.
Ad essa apparteneva l'enigmatica Clarisse Granville Blackmore, la defunta regina di Altieres. 
Ella disponeva del potere innato di Evocator, lo stesso che permette a Eloise Weiss di dominare le Creature del Presidio. 

L'ipotesi che la stessa Clarisse Granville abbia potuto aizzare i demoni contro la propria famiglia diventa sempre più plausibile, date le numerose coincidenze e sconcertanti rivelazioni; eppure, assieme a lei altri hanno contribuito a scatenare questa catastrofe... e non solo... 
Altri omicidi, che per lungo tempo non sono stati identificati come tali, lentamente cominciano a tornare a galla, rivelando inquietanti verità.

Il sospetto del coinvolgimento di terzi viene confermato dal tentato avvelenamento del vampiro Haydan "Cain" Blackmore, l'unico testimone oculare dello sterminio della propria famiglia.

Sebbene Cain non ricordi assolutamente nulla degli eventi fatali che precedono la sua trasformazione nel sangue, di recente alcune piccole reminiscenze del passato hanno ricominciano a riaffiorare nella sua memoria, rendendolo una pericolosa minaccia per i colpevoli.

Un modo per annientare un vampiro, oltre la luce del sole e il calore del fuoco, è l'avvelenamento da sangue di cadavere... e chi meglio dei necromanti del Granducato di Nalvalle conosce i segreti per rendere vivo un corpo che non lo è più, ingannando anche la vista acuta di un redivivo?

 La prima legge recita che, per dialogare con  la morte, devi abbracciarla ogni giorno.
- Virginia de Winter, BLACK FRIARS L'Ordine della Croce

Ai cadaveri che camminano si aggiungono scatole musicali dalla musica ineludibilefantasmi irrequieti, continui attentanti alla vita della principessa Sophia e, per concludere in bellezza, il ritorno dei Cavalieri dell'Ordine della Croce.

Nato con il compito di distruggere le Creature del Presidio, L'Ordine della Croce ha convertito le proprie funzioni militari in quelle di una Fraternitas universitaria dopo l'istaurazione della Tregua; ma, con il presentarsi del pericolo di un'imminente guerra, il suo potere originale è riemerso, mettendosi alla ricerca di animi adatti a questo compito.
Sette sono i Cavalieri della Croce, ma la comparsa del settimo segnerebbe la fine di ogni cosa... un tragico epilogo per tutti.

Non avrai una vita facile. Leggi sempre tutti i libri che puoi, suona, ama la musica e vai all'opera, L'arte sarà la tua oasi di bellezza anche nei momenti più bui, e ti consentirà di mantenere intatta la tua anima.
- Virginia de Winter, BLACK FRIARS L'Ordine della Croce, 134


L'Ordine della Croce (2013) di Virginia de Winter, quarto volume della saga BLACK FRIARS,  potremmo considerarlo il capitolo conclusivo delle vicende che animano le lontane vie del Vecchio Continente, se non fosse per la passione dell'autrice di lasciare sempre alcune porte socchiuse... e chissà se presto qualche nuova e macabra disavventura tornerà a farci compagnia.
Personalmente lo spero proprio. 

Per ben quattro romanzi (L'Ordine della Spada, L'Ordine della Chiave, L'Ordine della Penna) si ha la possibilità di immergersi in un universo arcano dalle atmosfere gotiche e romantiche, popolato da splendide creature della notte, crudeli entità immerse nella nebbia e tanti altri personaggi intriganti, appassionanti e terribilmente divertenti.

Nel lungo corso della narrazione si assiste a una profonda evoluzione dei personaggi: una crescita interiore che li ha costretti a confrontarsi con la parte più oscura del proprio essere, conducendoli verso la conoscenza e l'accettazione delle proprie fragilità, tanto da trasformarle in veri punti di forza.
Una maturazione, quindi, che si origina dalle difficoltà più ardue e che si riflette inevitabilmente nelle loro relazioni, rafforzandosi in  strette amicizie o in autentici amori.
  
Un esempio eccezionale di personaggio che è andato incontro a una metamorfosi costante, pur rimanendo sempre fedele a se stessa, è Eloise Weiss, la nostra cara e onnisciente protagonista.
 
Incontrata per la prima volta nei panni di una brillante studentessa del corso di Medicina, priva di ogni controllo sulle sue facoltà di Evocator e sul suo cuore in subbuglio, Eloise ha lentamente abbandonato le sue insicurezze, raggiungendo una piena padronanza dei suoi poteri. 
Il moto dei suoi sentimenti continua ancora a sfuggirle un po' di mano... ma sappiamo benissimo come l'amore sappia essere davvero ingestibile. 
Molto interessante è stato assistere all'evolversi del suo rapporto con Axel Vandemberg, un rapporto che, nonostante tutto, ha mantenuto quel suo caratteristico tocco turbolento e passionale che fin dagli esordi lo ha reso unico e inimitabile.

Aggiungerei che anche Sophia Blackmore, contemporaneamente al suo acerrimo "nemico" Gabriel Stuart, ha intrapreso una bella crescita personale. 
Gradualmente ha compreso la portata delle sue facoltà e del suo ruolo di erede Blackmore, e l'importanza della fiducia in se stessa e nelle persone che le vogliono bene, senza dover per forza ricorrere a sotterfugi che implicano la magia.

Come loro anche tanti altri personaggi hanno perseguito una propria e particolare evoluzione personale, affrontando paure, verità crudeli, perdite, bugie, pregiudizi (come quello che la poesia è del tutto inutile...).

Il carisma e l'empatia che tutti questi infiniti personaggi sprigionano e trasmettono al lettore è il risultato della grande capacità dell'autrice di definirli molto bene e di renderli vibranti nella nostra immaginazione.

Un'altra caratteristica che apprezzo tantissimo ed è sempre presente all'interno di ogni volume della saga è il modo in cui l'intreccio viene strutturato, rimandando all'idea di un puzzle da comporre.
Numerosi sono i tasselli, apparentemente privi di senso, che ci troviamo tra le mani. Al momento non ci dicono nulla, ma se proseguiamo con pazienza e attenzione notiamo come vanno a incastrarsi perfettamente tra di loro.
Suspense e colpi di scena inaspettati mantengono costantemente viva la nostra curiosità, che  non desidera altro che essere saziata a dovere, rendendo l'intera vicenda davvero avvincente.

Vorrei concludere dicendo che mi sono terribilmente affezionata alla serie BLACK FRIARS (cosa che mi capita molto raramente), e se siete giunti fin qui vi consiglio caldamente di recuperarla.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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