martedì 10 novembre 2020

IL CAMMEO DI OSSIDIANA di Virginia de Winter

«Non fatelo, vi supplico, non fatelo! Lasciatemi andare e farò tutto ciò che volete.» Elisabeth piangeva senza ritegno. Il salmo variò di tono e intensità, un gioiello tra le dita dell'uomo catturò un riverbero di luna. Era un cammeo di ossidiana decorato di perle nere, circondato da una sottile treccia d'oro.

TITOLO: Il cammeo di ossidiana
AUTRICE: Virginia de Winter
EDITORE: HarperCollins Italia 
GENERE: Storico, M/M
TRAMA: Londra, fine 1800 - Raven Armitage non si dà pace per la morte improvvisa dell'amata sorella Elizabeth ed è disposto a tutto pur di venire a capo del mistero che l'avvolge, dunque anche a carpire i segreti di Sebastian Fane, l'uomo che avrebbe dovuto sposarla, oltre che il più affascinante libertino del ton dopo Dorian Gray. Il loro primo incontro, sul selciato umido di una strada di Mayfair, non sembra nascere sotto i migliori auspici, e neppure quelli successivi, che culminano in un duello tra i brumosi prati di Battersea. Miracolosamente usciti quasi indenni dallo scontro, Raven e Sebastian capiscono che il destino ha legato le loro esistenze. Scoprono così la passione dopo la violenza, il tocco caldo sulla pelle dopo il gelo della voce, i segreti celati dietro un battito di ciglia e la dolcezza di un sorriso fatto per sedurre. Ma il tempo dell'amore dovrà aspettare perché le ricerche sull'inspiegabile morte di Elizabeth, che ruota intorno a un elegante cammeo di ossidiana, fa compiere loro un pericoloso viaggio nelle più oscure perversioni dell'animo umano...


RECENSIONE:
Nelle buie e fosche vie del cimitero di Highgate di Londra, qualcosa di inconsueto e terrificante, al limite tra la vita e la morte, sta avendo luogo.
Il silenzio del riposo eterno è rotto da una flebile e lacerante invocazione di aiuto, che mai nessuno potrà udire... o forse no... 
Questa voce lontana, una voce che risale dalle profondità della terra, possiede un nome: Elisabeth.
Un nome che non lascia via di scampo a nessuno, neppure all'affascinante e controverso Sebastian Fane

Il giovane Conte di Darlington, ben noto in società per le sue qualità di libertino (alla strenua di Dorian Gray, suo acerrimo rivale in bellezza) e per i suoi modi non sempre gentili ed espansivi, possiede un conto in sospeso con Elisabeth: era la sua fidanzata. 
Un fidanzamento, il loro, che sarebbe servito a entrambi per mettere a tacere voci poco convenevoli sul loro conto; eppure, in agguato e dietro l'angolo, uno scandalo non avrebbe risparmiato la tanto cara reputazione di Sebastian, inducendolo così alla decisione di rompere la promessa di matrimonio. 

Un evento inatteso, però, ribaltata completamente l'intera situazione: il suicidio di Elisabeth. 

Questa macabra storia sembra apparentemente lontana dai suoi pensieri, e Sebastian, dopo aver trascorso una notte che potrebbe essere giudica dal tipico perbenismo vittoriano più che deplorevole, è di ritorno verso casa. 
Sono le prime ora del giorno e inaspettatamente, nel suo passeggiare tranquillo, si ritrova ad essere investito da una carrozza, ma non da una carrozza qualunque.
Uno scontro che, nella più pura casualità e coincidenza, il destino ha voluto intrecciare alla vicenda di un'altra persona legata al nome insidioso di Elisabeth: Raven Armitage, il fratello della defunta.

Tornato da Parigi, Raven si trova a indagare, assieme al suo fedelissimo Nathan, tra i vicoli più malfamati e oscuri di Londra, in cerca di risposte e informazioni sul presunto suicidio di sua sorella.
Presunto, avete letto bene. 
Le circostanze troppo poco chiare lo hanno portato a dubitare immediatamente del gesto esasperato di Elisabeth, che mai avrebbe pensato di metter fine alla propria esistenza.

Esattamente durante queste sue ricerche, Raven è andato a incappare nell'unica persona che non si sarebbe mai aspettato di incontrare.

Nonostante l'inizio turbolento e non esattamente piacevole, Sebastia e Raven scoprono avere in comune più di quello che avrebbero mai potuto immaginare. 
L'uno freddo e cinico e l'altro sensibile e gentile, i due protagonisti si ritrovano immersi in una situazione al limite del reale, con colpi di scena e tanta azione e passione... 
Misteri intricati e labirintici, inquietanti allucinazioni e incubi, giochi di magia e sedute spiritiche... tutto ruota attorno a un macabro oggetto, che diventerà ben presto l'unica chiave per conoscere la verità: un cammeo di ossidiana


Il cammeo di ossidiana di Virginia de Winter è un romanzo gotico, misterioso, intrigante e spiritoso, ed  è stato un piacere immenso leggerlo.

Lo stile dell'autrice è ben curato ed elegante. La narrazione, fluida, scorrevole e incalzante, è impreziosita da descrizioni estremamente realistiche e dettagliate, senza mai essere ridondanti e appesantire, di conseguenza, la lettura; al contrario, esse permettono al lettore di immergersi e ricreare nella propria immaginazione l'autentica Londra vittoriana con tutte le sue caratteristiche e contraddizioni.
L'intera ambientazione, infatti, è tratteggiata alla perfezione: dalle strade principali con le sue nobili abitazioni fino ai vicoli più squallidi dai locali ambigui e miseri.
Le scene notturne sono in assoluto le mie preferite, in particolar modo quelle che hanno luogo nel cimitero, dove il solo lucore della luna rischiara ciò che la morte nasconde, rendendolo invisibile e silenzioso.
L'atmosfera della Londra di fine Ottocento la percepiamo benissimo anche grazie alla presenza di alcuni elementi caratteristici e molto tetri: lo spiritismo e la fascinazione per il sovrannaturale e la magia, che si intersecano e mescolano alla vicenda centrale.

I personaggi, principali e non, sono ben delineati e contraddistinti l'uno dall'altro; tutti sono estremamente dinamici, esibendo una vasta gamma di sfumature di carattere.
Sebastian Fane è un giovane nobile dallo sguardo tagliente, quasi feroce, e capace di intimidire chiunque, eppure, così seducente e ipnotico da attrarre indiscriminatamente sia donne che uomini. 
La sua condotta libertina e le sue maniere fredde e indolenti lo fanno apparire un essere insensibile ad ogni genere di emozione, finché qualcuno fuori dalle sue previsioni cambierà il corso della sua vita.
Raven Armitage è l'esatto contrario di Sebastian, ed è uno di quei personaggi a cui difficilmente non si può voler bene.
Il suo sorriso timido e gentile e i suoi modi di fare delicati ed eleganti si uniscono alla sua tenacia e determinazione, che lo spingono senza indugi a rincorrere la verità dietro l'inspiegabile morte di sua sorella. 
Il suo, inoltre, è un personaggio sfuggente e dal passato misterioso, e questo particolare ce lo rende ancora più interessante.
Raven possiede la peculiare capacità di scrutare e scavare nelle profondità dell'animo, senza fermarsi alle sole apparenze, riuscendo così a vincere lo scudo esteriore di Sebastian.
Fin da subito il loro sarà un rapporto complicato, soprattutto se si considera il contesto storico in cui è ambientato il romanzo. 
La moralità vittoriana condanna severamente l'omosessualità, e riuscire a mantenere una certa discrezione in queste relazioni diventava davvero di vitale importanza.
Infine, vorrei citare rapidamente uno dei miei personaggi preferiti, senza il quale l'intera storia non sarebbe stata davvero esilarante e simpatica: Colin Seymour!
Grazie alle sue battute pungenti e ironiche dona quel tocco di leggerezza e ilarità, perfetto al fine di alleggerire e distendere le situazioni di maggiore tensione.

Bene lettori, io mi fermo qui e lascio a voi l'onore di scoprire questo fantasmagorico romanzo.
Inoltre, ringrazio di cuore Virginia per avermi dato la possibilità di vivere questa straordinaria e singolare avventura.


Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
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sabato 7 novembre 2020

L'ULTIMO UOMO di Mary Shelley

DEDICATO
AGLI ILLUSTRI DEFUNTI.
OMBRE, SVEGLIATEVI, E LEGGETE DELLA VOSTRA CADUTA!
ECCO LA STORIA
DELL'ULTIMO UOMO
TITOLO: L'ultimo uomo
AUTRICE: Mary Shelley
EDITORE: Jouvence
GENERE: Distopico, post-apocalittico

RECENSIONE:
Vi siete mai chiesti cosa si possa provare a essere l'ultimo umano sulla faccia terra?
L'ultima e la sola persona che cammina sulle strade desolate di un mondo che non vedrà mai più l'ombra dell'umanità?
Ebbene, L'ultimo uomo (The Last Man, 1826) di Mary Shelley è proprio la storia di Lionel Verney, uomo vissuto nell'Inghilterra del 2073, che, attraverso il racconto della sua tormentata vita e degli eventi nefasti che ne hanno fatto parte, ci narra con parole appassionate e struggenti come è giunto a essere l'unico essere vivente sulla terra.


Il romanzo è diviso in tre parti, o meglio tre libri, e in ognuno di essi assistiamo all'evolversi di un'esistenza dapprima ordinaria e successivamente travolta e trasformata da un avvenimento inaspettato: lo scoppio e la rapida diffusione di un'epidemia di peste.

Nel LIBRO I Lionel, il nostro protagonista/narratore, riporta alcuni frammenti delle sue origini natali e della sua sfortunata vicenda familiare.
Suo padre era un fedele e intimo amico del re d'Inghilterra. Il loro rapporto si basava sulla cieca fiducia reciproca, e al signor Verney era affidato anche il compito di consigliere reale.
Nonostante questo, però, egli non riusciva a stare lontano dalla vita mondana e dal gioco d'azzardo, sperperando tutti i suoi averi nella depravazione. 
Non potendo sopportare di essere visto come un uomo spregevole agli occhi del re, il signor Varney decise di abbandonare la casa reale per rifugiarsi in campagna, luogo in cui troverà l'amore e tirerà su la sua famiglia.
I vizi del passato, però, restarono sempre in agguato, e il signor Verney cedette facilmente alle sue debolezze e tentazioni. 

Caduto in disgrazia e prossimo alla morte, il signor Verney sotterra l'orgoglio e scrive una lettera di aiuto al suo amico re; ma nessuna risposta giungerà mai in suo soccorso.
Alla morte del signor Verney anche sua moglie abbandona le spoglie mortali per seguirlo nella tomba, lasciando i piccoli Lionel e sua sorella, Perdita, soli e senza alcun sostegno economico.

Con il passare del tempo Lionel riesce a guadagnare da vivere come pastore, ma il suo diventa un nome che difficilmente può essere dimenticato dai suoi compagni di lavoro e dalla gente del posto.
Il caratteristico temperamento irrequieto e il forte orgoglio che fin da bambino si trascina dietro, infatti, lo rendono simile a una bestia tormentata e irosa, sempre pronta ad escogitare mille piani (per nulla nobili) per attirare su di sé l'attenzione e i riconoscimenti altrui.
Il sentimento di avversione che nutre verso la famiglia reale per il loro mancato soccorso cresce di giorno in giorno, e nulla sembra capace di attenuare tale odio.

Negli stessi anni (parliamo del 2073) la monarchia inglese decade e viene istaurata la repubblica
Il re muore e la sua famiglia, costituita dalla regina e dai suoi figli Adrian e Idris, è costretta a stabilirsi nella residenza di Windsor.

Apparentemente per un caso fortuito, Adrian si trova a trascorrere un periodo di tempo nel Cumberland, la stessa regione in cui vive Lionel e sua sorella.

Venuto a conoscenza di questa notizia, l'antico e consolidato risentimento verso i reali prende a infiammare l'animo del protagonista, il quale, introducendosi clandestinamente nella proprietà di Adrian, comincia a deturpare qualsiasi cosa gli capiti sotto mano.
Questo suo vandalismo si ripete finché un incontro inaspettato non cambia totalmente la rotta del suo destino.

Diversamente da quanto si è immaginato, Lionel rimane profondamente sorpreso dalla personalità e dai modi del suo presunto ostile nemico.
Adrian è un ragazzo estremamente dolcesensibile e amante della natura, in grado di trasmettere, attraverso il suo sorriso gentile, una pace e una serenità capaci di ammansire anche la bestia più feroce. 
Tutta la sua persona è avvolta in un'armonia ammaliante, e le sue parole vivaci esprimono una saggezza solitamente estranea a un ragazzo così giovane.

In questo preciso istante nell'animo di Lionel scatta qualcosa: si sveglia in lui la consapevolezza che tutto il rancore, che da anni si porta dietro come un fardello pesante e ingombrante, lo ha reso cieco e insensibile a una vasta gamma di nobili sentimenti. 

Inevitabilmente tra i due nasce una sincera amicizia, quasi a voler rinnovare  l'antica lealtà e fiducia che vigeva tra i loro padri.

Vorrei aggiungere che nel ritratto di Adrian si possono facilmente riconoscere i tratti fisici e caratteriali dell'amato marito di Mary Shelley, Percy Bysshe Shelleyed è stato difficile per me (quasi quanto Lionel) non rimanere totalmente incantata dalla sua peculiare personalità.

La vita di Lionel, a questo punto, comincia a prendere una nuova piega. La misera condizione economica finalmente lo abbandona, e sia lui che sua sorella riscoprono il piacere di respirare un'aria nuova e ricca di felicità.


L'entrata in scena di un nuovo personaggio, però, capovolge le sorti di questa apparente tranquillità.
Il suo nome è Lord Raymond
Bello e affascinate, schietto e socievole, coraggioso e ambizioso condottiero delle armate greche (durante le guerre contro i turchi) e impareggiabile seduttore, Lord Raymond è indiscutibilmente la fotografia di Lord Byron (poeta romantico inglese e intimo amico dei coniugi Shelley).
 
Egli è determinato a ristabilire la monarchia, impossessandosi del potere che di diritto spetta ad Adrian, vero e unico erede al trono.
D'altro canto, Adrian non ha nessuna intenzione e interesse di riappropriarsi di questo titolo, poiché un amore non corrisposto attaglia il suo buon cuore e lentamente lo sta conducendo nel baratro della follia. 

Ambizione, amore e malattia appaiono come impetuosi compagni di viaggio dei nostri personaggi.
Alla fine, però, dopo una lunga serie di peripezie e fughe, ognuno riesce a riconquistare la propria meta: Lionel, contro il volere dell'ex-regina, sposa Idris; Raymond abbandona le sue aspirazioni di potere e sposa Perdita, il suo vero amore; e Adrian riacquista il senno e la sua singolare serenità. 
 
Il mio destino non è stato felice. A lungo ho convissuto col dolore, sono entrato nel tetro labirinto della follia, ne sono emerso, ma vivo solo a metà. Tuttavia, ringrazio Dio di essere ancora vivo! [...]
Sono lieto di aver visto i cambiamenti del suo giorno; di guardare il sole, fonte di luce, e la gentile luna pellegrina; di aver visto i fiori di fuoco del cielo, e le stelle fiorite della terra; [...]
Sono lieto di aver amato, e di aver provato la comunanza di gioia e dolore con i miei simili. Sono lieto ora di sentire il fiume dei miei pensieri fluire nella mente, come il sangue scorre nelle articolazioni del mio corpo; il semplice esistere è piacere, e io ringrazio Dio di vivere!
- Shelley, L'ultimo uomo, 199
  
Tutto è bene quel che finisce bene?
Assolutamente no!
Questo non è in nessun modo il finale che Mary Shelley ha previsto per il suo romanzo.


Lentamente una serie di eventi nefasti si abbattono violenti sulla cerchia di amici di Lionel, distruggendo quel dolce e irreale quadro idillico che tanto avrebbe voluto mantenere inviolato.

La prima disgrazia riguarda Perdita e Lord Raymond.
Una crepa irreparabile squarcia il loro rapporto di amore sincero, dividendoli nel dolore. L'unico modo per sopportare una tale agonia è la separazione; così, Raymond ritorna a vestire i panni da condottiero in Grecia e Perdita si trasferisce da Lionel a Windsor.


Nella seconda parte del romanzo, il LIBRO II, l'ambientazione si sposta in Grecia, dove terribili scontri tra greci e turchi preoccupano i familiari di Raymond, i quali, temendo per la sua incolumità, lo seguono in queste terre sconosciute.
L'animo combattivo e instancabile di Raymond conduce il popolo greco verso la conquista di numerose vittorie, benché le difficoltà non siano esenti. 
Le battaglie si susseguono ad un ritmo incessante per molte pagine, ma esse sono rese più accattivanti  grazie alle suggestive descrizioni dei luoghi e delle azioni, che richiamano indubbiamente lo spirito romantico e gotico dell'epoca in cui visse Mary Shelley.

A tal proposito, sono davvero incantevoli le numerose descrizioni delle scene notturne, nelle quali la sola luminosità della luna rischiara un paesaggio esotico, selvaggio e sublime
In questi momenti si percepisce veramente la potenza e la grandezza della natura e la piccolezza dell'essere umano di fronte ad essa, e una particolare sensazione di malinconia prende il sopravvento.  

La presa di Costantinopoli segna il successo della Grecia.
Iniziano però a giungere voci riguardo una presunta epidemia di PESTE che attanaglia la città.
Aprire le porte di Costantinopoli vale a dire aprire i cancelli dell'inferno, dando la possibilità di lasciare uscire uno dei male più terribili.
Il cuore dell'uomo, però, non riesce mai a scorgere nessun pericolo quando a guidarlo sono solo l'ambizione e la ricerca della gloria.

Da questo momento in poi, la peste comincia a espandersi e a invadere territori sempre più vasti, fino a giungere sulle coste inglesi. 
Le vittime dell'epidemia si fanno sempre più numerose. Non esistono delle cure in grado di debellarla, e l'unica tregua di questo infido male è l'inverno, ma con il suo allontanarsi la peste fa il suo infausto ritorno.

Lionel e Adrian cercano di unire le proprie forze per contrastare la pestilenza e salvare più persone possibili, ma una terribile consapevolezza comincia a invadere i loro cuori: il numero della popolazione mondiale diminuisce sempre più rapidamente.
Nel frattempo, fanatici religiosi cominciano a prendere piede aizzando le persone più fragili a seguire il loro credo e le loro pietose teorie sulla fine del mondo. 

L'estinzione della razza umana è imminente. Nessuno sa esattamente quanto ancora le lancette del proprio orologio continueranno a girare, e per quanto tempo ancora potrà camminare su una terra ormai mutata completamente. 
L'interrogativo che, però, perseguita Lionel è: chi sarà, alla fine di tutto, L'ULTIMO UOMO?

A migliaia morirono senza essere compianti, perché accanto al cadavere ancora caldo giaceva disteso, reso muto dalla morte, chi quel morto piangeva.
-Shelley, L'ultimo uomo, 292

Il romanzo di Mary Shelley viene genericamente definito un distopico e un post-apocalittico, sebbene non siano presenti temi politici quali il totalitarismo o la repressione. 
Il futuro presentato nel corso della narrazione (anno 2073-2096) è estremamente simile al presente ottocentesco dell'autrice: non ci sono macchine volanti o tecnologie raffinate, al massimo viene menzionata la mongolfiera come mezzo di trasporto più avanzato.
Il campo della medicina non appare così evoluto come poteva esserlo nel Frankenstein, e neppure si sottolinea un particolare interesse scientifico per la ricerca di una cura che possa mettere in salvo un'umanità in crisi.

In un certo senso questa situazione, frutto della fantasia dell'autrice, è assimilabile alla nostra condizione odierna: anche il nostro mondo è attanagliato da un virus di cui non si dispone ancora di una cura, e la comunità medico scientifica è alla costante ricerca di un vaccino che possa debellarlo il prima possibile. 

Lo stile non è molto scorrevole e immediato: i periodi sono lunghi e delle volte contorti, il lessico è molto raffinato, elegante ed evocativo. Questo è principalmente dovuto alla scelta del traduttore di voler rimanere fedele al testo originale (testo che non ebbe mai un'effettiva revisione da parte dell'autrice a causa delle sue condizioni di salute), evitando così di cadere nella tentazione di intervenire e modificare ciò che è proprio e caratteristico dello stile personale della scrittrice.
Ho apprezzato molto questa scelta, nonostante mi sia costato quasi un mese dietro a questo libro, ma vi assicuro che ne è valsa la pena.
Non manca assolutamente quel tocco gotico e macabro caratteristico della Shelley, che rende unico e impareggiabile il suo stile.

Un'altra volta fummo perseguitati per diversi giorni da un'apparizione alla quale la nostra gente diede il nome di Spettro Nero. Lo vedevamo soltanto la sera, quando il suo destriero nero come il carbone, il suo vestito luttuoso e il pennacchio di piume nere assumevano un aspetto maestoso che incuteva un timore reverenziale; il suo volto, disse uno che era riuscito a vederlo solo per un momento, era di un pallore cinereo.
-Shelley, L'ultimo uomo, 506

La mia edizione de L'ultimo uomo, ristampata recentemente dalla Jouvence, è davvero ben curata
Le note a piè di pagina ci informano delle particolari scelte di traduzione, rivelano le fonti utilizzate dalla scrittrice e tutti i riferimenti a fatti biografici.

Mary Shelley, infatti, con L'ultimo uomo ha voluto dare la possibilità ai suoi più intimi sentimenti, quali il dolore, la solitudine e la malinconia, di essere rielaborati ed espressi.
Tutto nella storia riflette la sua vita personale. Lionel è il suo alter ego, e come lei ha visto morire tutti coloro che amava, rimanendo solo e con un senso di puro isolamento.
La solitudine e la perdita sono i temi che più caratterizzano questo romanzo e possiamo percepirli nitidamente; eppure, non manca di quel sentimento di fiducia e speranza per un futuro migliore, un futuro nel quale un'umanità nuova ricomincerà ad affollare il mondo.

Un libro che fa soffrire, vero, ma che parla di speranza, una speranza che non muore e una speranza in un futuro migliore. 

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
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sabato 24 ottobre 2020

HALLOWEEN di RAY BRADBURY - Il popolo dell'autunno

In primo luogo era ottobre, un mese eccezionale per i ragazzi. Non che tutti i mesi non siano eccezionali. Ma ce ne sono di buoni e di cattivi, come dicono i pirati.

TITOLO: Il popolo dell'autunno
AUTORE: Ray Bradbury
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Oscar Draghi
GENERE: Horror, Weird, Fantastico

RECENSIONE:
HALLOWEEN è un immenso volume che racchiude quattro romanzi e ben trenta racconti nati dalla fantasmagorica penna di Ray Bradbury, e sono tutti contraddistinti dalle macabre e decadenti atmosfere ottobrine e da avvenimenti che sfiorano o toccano il giorno di Halloween. 
Dal sapore tetro, bizzarro e grottesco, questi romanzi e racconti sono preceduti dalle particolari illustrazioni di Joseph Mugnainiartista italo-americano che collaborò in numerose occasioni con l'autore.
Queste miniature riprendono ed esprimono perfettamente il carattere cupo, ambiguo e inquietante del volume, ed è difficile non rimanere turbati di fronte alla loro potenza comunicativa.
Altrettanto evocativa è la copertina. Essa, curata nei minimi dettagli, è fedele e coerente al tema centrale dell'intera raccolta, rispettando ad-hoc l'atmosfera halloweeniana (a partire dalla scelta dei colori molto autunnali fino all'uso delle scritte fluorescenti che brillano al buio).
Assolutamente fantasmagorico!
Unico appunto che mi sento di fare è quello di essere abbastanza accorti nel girare le pagine, essendo queste molto sottili e delicate, proprio come le ali di una falena. 
Non lo identifico affatto come un difetto, in quanto la loro consistenza è piacevole al tatto e idonea a un libro sopra le novecento pagine.
In conclusione, reputo HALLOWEEN un vero pezzo da collezione, in particolar modo se siete amanti del genere e delle splendide edizioni della collana OSCAR DRAGHI.

Giunti a questo punto, direi di dirigere la nostra attenzione verso il romanzo di apertura del volume: Il popolo dell'autunno (Something Wicked This Way, 1962).



Quando i fiumi straripavano, quando il cielo pioveva fuoco, che posto splendido era biblioteca, con le sue sale, i suoi libri. Se eri fortunato, nessuno riusciva a trovarti.
Ottobre, un mese speciale.
Tutto muta. La nostalgia per l'estate comincia a sbiadire nella memoria, e una magica sensazione assume i caldi colori di una nuova stagione: l'autunno.
Fu proprio in questo mese speciale, dalle atmosfere decadenti e suggestive, che due ragazzi, due amici inseparabili, vissero un'esperienza che mai avrebbero potuto dimenticare.

Will Halloway e Jim Nightshade, nati rispettivamente il 30 ottobre un minuto prima della mezzanotte e il 31 ottobre un minuto dopo mezzanotte, sono migliori amici da quando ne hanno memoria... precisamente tredici anni, undici mesi e ventiquattro giorni.
Le loro madri si frequentavano già prima della loro nascita, e, successivamente a questo evento, divennero persino vicini di casa. 
Una vita in simbiosi, si potrebbe dire, poiché non passa giorno senza che Jim e Will si ritrovino a correre senza meta tra le strade di Green Town.

Ora, Will e Jim se ne stanno distesi, tranquilli e indisturbati, sul prato ottobrino, finché un uomo, tutto vestito di abiti che avevano il colore del temporale, non giunge nelle vicinanze.
Come un fulmine a ciel sereno, il bizzarro individuo irrompe nella loro conversazione silenziosa, presentandosi come Tom Fury, il Venditore di Parafulmini.
L'uomo del temporale spiega loro che il suo arrivo in città non è casuale, ma coincide con l'avvicinamento di una terribile tempesta di fulmini, e proprio uno di quest'ultimi si abbatterà su una delle due case lì vicino: quella di Jim. 
Il Venditore, così, gli lascia in dono un parafulmine ricoperto di strani simboli arcaici per scongiurare il pericolo, che dovrà essere posto sul tetto. 
Jim, però, è invaso da una strana eccitazione, un'eccitazione che Will tenta in tutti modi di sminuire incitandolo a sistemare il suo parafulmini il prima possibile.

Contrariamente all'avvertimento del venditore, in lontananza nessuna nuvola lascia presagire l'arrivo di un temporale; eppure, la sensazione che qualcosa di oscuro e pericoloso si stia avvicinando sempre più rapidamente lascia i due ragazzi perplessi.

Something wicked this way... Qualcosa di sinistro sta per arrivare... 

Nel frattempo in città curiosi volantini e cartelloni iniziano a invadere tutte le strade, infilandosi negli angoli più remoti e bui, giungendo persino alle porte della biblioteca, dove il papà di Will, Charles Halloway, si accinge a svolgere il suo lavoro di custode.

Alla fine, la notizia riportata sui volantini raggiunge anche Jim e Will, e, sorpresa sorpresa, un Luna Park è in arrivo a Green Town! 
IL GRANDE SPETTACOLO PANDEMONIO DI COOGER & DARK sarà pronto ad accoglierli il 24 ottobre... praticamente il giorno seguente.
Tra le numerose attrattive ci saranno i fenomeni viventi: l'Uomo Illustrato, lo Scheletro, la Strega della Polvere, il Mostro Mongolfiera,... e la più bella donna del mondo.
In aggiunta, ci saranno a deliziare le loro giornate una giostra meravigliosa e il labirinto degli specchi egiziani.

Ma qualcosa non torna ai due amici. 
Possibile che un Luna Park arrivi in autunno? 
Il loro periodo di attività non si è concluso ormai da tempo?

Al contrario, alle tre di notte precise, la musica sommessa di un organetto suona in lontananza e sveglia contemporaneamente Jim e Will, i quali balzano immediatamente dal letto per correre verso quell'inquietante richiamo notturno.

Giunti nella vasta prateria, proprio davanti ai loro occhi increduli, si staglia nel buio la sagoma di una locomotiva, immersa in dense nuvole di vapore, seguita dai suoi numerosi vagoni. 
Il popolo dell'autunno sta arrivando.
Funeste e rapide sono le ombre silenziose che, sbucate dal treno, si adoperano nello svolgere compiti ignoti. Tutto appare simile a un incubo interminabile, e, in un batter d'occhio, come per una pericolosa magia, i tendoni e tutte le attrazioni del Luna Park sono sistemate e pronte.

Al mattino il ricordo della notte passata appare troppo vivido e reale per essere stato solo un sogno, così Will e Jim devono assolutamente tornare in quel posto per scoprire alla luce del giorno quello che l'oscurità maschera e trasforma.
Il Luna Park è proprio lì, dove lo avevano lasciato la notte scorsa, ma quella strana sensazione di turbamento inspiegabile non è sparita.

Will la sente, e anche Jim; Will percepisce il pericolo ed è spaventato, Jim anche, ma è attratto da esso; Will vuole fuggire alla vista del labirinto degli specchi, Jim, invece, desidera sfidare i miliardi riflessi di se stesso; Will non vuole tornare in quel posto di sera, ma Jim riesce a convincerlo... e, nel silenzio del buio, quando tutte le persone sono rientrate a casa per cena, Jim e Will sono nuovamente nel tetro Luna Park.

Nell'oscurità il Luna Park appare stranamente immobile, ma, nell'immobilità, il desiderio di salire sulla giostra in manutenzione attaglia Jim, spingendolo verso di essa.
Incitato anche Will a seguirlo, entrambi salgono su di essa, perdendosi tra i mille e bizzarri animali in corsa; ma qualcuno, ben nascosto nelle tenebre, li scorge ed è pronto ad afferrarli: il signor Cooger
Proprio in questi istanti di paura e delirio, i due amici fanno anche la conoscenza del signor Dark, il secondo padrone del Luna Park.
La sua è una presenza che disorienta, confonde, e la sensazione di avere di fronte più di una persona è davvero forte.
Il signor Dark, infatti, porta con sé una folla di infinite creature animalesche e mostruose, che si attorcigliano e si avvinghiano strette a tutto il suo corpo.
In quel momento Jim comprende che il signor Dark è l'Uomo Illustrato

Dai modi seducenti ed educati, il signor Dark lascia andare i ragazzi, ma prima, come un diavolo tentatore, offre a Jim, il più loquace dei due, un giro gratis sulla giostra non appena sarà ufficialmente riparata.

Il momento di andarsene e fuggire è arrivato, ma Jim non riesce a trattenere la voglia smisurata di scoprire di più. Così, una volta convinto anche Will, restio nel rimanere ancora un altro minuto in quel posto sinistro, si nascondono su un albero.
Quello che i loro occhi hanno la possibilità di scorgere, però, non lo avrebbero mai immaginato.

Una musica incomprensibile ma conosciuta fuoriesce dall'organetto, e la giostra prende lentamente a girare al ritmo di questa marcia funebre al contrario.
Lì sopra, fermo e in attesa, vi è il signor Cooger.
Ad ogni giro antiorario della giostra l'uomo sembra diventare sempre più giovane, sempre più ragazzo.
Gli anni scivolano via nel macabro girotondo inverso della giostra. La vita fa passi indietro in una situazione passata naturalmente irrecuperabile.
Non è possibile una cosa simile in natura, eppure la loro vista non mente. 

L'uomo-ragazzo, sceso dalla giostra, fugge via, scomparendo nel buio.
E' tutto sbagliato, pensa Will. E' troppo tardi per tornare indietro, pensa Jim.
Dobbiamo scoprire di più, pensano entrambi.

Da questo momento in poi, Halloway e Nightshade si trovano catapultati in una situazione surreale, un incubo a occhi aperti, nel quale una forma di male, insita nel Luna Park e nei fenomeni viventi, comincia ferocemente a dar loro la caccia.

Il popolo dell'autunno ha necessariamente bisogno delle loro anime e della loro paura per continuare ad ardere nella follia e infettare con il dolore l'umanità, e non cesseranno di inseguirli finché non saranno stretti nelle loro grinfie.

Chi può aiutarli a sconfiggerli? Chi può aiutarli a debellare i macabri incantesimi della Strega della Polvere, sempre in agguato sulla sua mongolfiera, e il fiuto mostruoso del signor Dark e dei suoi seguaci?

Gli adulti non credono, gli adulti non sanno più ascoltare perché fissi nelle loro ordinarie preoccupazioni. 
Il vecchio Charles Halloway, però, custodisce dentro di sé, sotto l'apparenza di un uomo stanco dai capelli bianchi e le rughe evidenti, un'anima saggia e fanciullesca, che diventerà indispensabile per la salvezza di Will e Jim.




Reduce dal capolavoro di Bradbury, Fahrenheit 451, non potevo non aspettarmi da questo autore un altra storia fantasmagorica.

Il popolo dell'autunno non è un semplice romanzo dell'orrore che ruota attorno a tutto ciò che di spaventevole e inquietante è legato alla alla festività di Halloween; al contrario, questa atmosfera tetra e decadente si pone perfettamente come lo sfondo di una storia che ha tanto altro da raccontare: un viaggio attraverso la parte oscurità della vita

La grandezza di questo romanzo, infatti, sta proprio nella capacità di trasmettere attraverso le macabre vicende di Will e Jim tematiche importanti e profonde.

Il sentimento di amicizia che unisce i due protagonisti, così profondo e sincero, supera la normale concezione che normalmente si ha di essa. In questo loro rapporto le parole non sono elementi necessari per la comunicazione; tra loro vi è una sorta di telepatia, la stessa che una coppia di gemelli tende abitualmente a sviluppare, che permette loro di discorrere nel silenzio più totale o a distanza di metri.
Will e Jim, però, possiedono due indoli totalmente diverse, due anime che inseguono obiettivi diversi, pur percorrendo la stessa strada.
A tal proposito, è inevitabile sottolineare l'importanza dei nomi all'interno del romanzo, poiché fondamentali per la caratterizzazione dei personaggi.
Jim Nightshade possiede un cognome fortemente evocativo, che immediatamente conduce verso l'immagine di un ragazzo oscuro, misterioso e incline all'azione e alla contemplazione dell'ombra del mondo.
L'esatto contrario è Will Halloway, il cui cognome richiama indubbiamente la festa di Halloween.
Tutto in lui, dall'aspetto fisico alla sua personalità, riflette la bontà e l'innocenza del suo animo, diverso e opposto a quello oscuro e conflittuale di Jim. 
Sempre seguendo questa logica dei nomi, non è un caso che il villain più crudele si chiami proprio signor Dark.

Un altro rapporto molto importante all'interno del romanzo è quello tra Will e suo padre, Charles Halloway.
Un padre che appare terribilmente lontano da suo figlio. Non vi è solo la grande distanza di età a dividerli, ma i mille pensieri che assillano la mente e appesantiscono il cuore di Charles.

Il signor Halloway è un personaggio stupendo, saggio e tanto, ma tanto dinamico. Sicuramente posso considerarlo uno dei miei preferiti in assoluto.
Attraverso le sue riflessioni, i suoi discorsi e le sue azioni ci lascia involontariamente (ma volontariamente l'autore) tanti insegnamenti su cui meditare soli con noi stessi.
Primo tra tutti è il non abbandonarsi o abbattersi di fronte alla paura dell'inevitabile scorrere del tempo, al timore di invecchiare e del sopraggiungere della morte; o, il contrario, il desiderio di ottenere precocemente una forma di maturità non adatta al momento.
Halloway ci dice che non bisogna temere la morte, perché non è cattiva, ma naturale... e che vivere una vita nell'amore e nell'affetto non è mai da considerare un'esistenza buttata.
Il dolore, la tristezza e la paura sono tutte emozioni e sentimenti di cui il macabro Luna Park e il popolo dell'autunno si nutrono... sono il loro carburante.
I sentimenti opposti, invece, li sfiaccano e distruggono queste forze maligne. Charles cerca in tutti i modi, quelli di un padre e di una guida saggia, di farlo comprendere ai giovani ragazzi ancora inesperti nel vasto universo della vita. 
Charles, inoltre, lavorando come custode della biblioteca di Green Town, riesce a ridare luce e vita a questo luogo, che negli ultimi tempi e specialmente nella nostra società si tende ad avvolgere nell'oscurità dell'ignoranza.
La biblioteca diventa un luogo di salvezza, il luogo dal quale trarre la forza e la determinazione per affrontare le intemperie della realtà. 

Concludo dicendo che il mio giudizio su Il popolo dell'autunno di Ray Bradbury è estremamente positivo, e aggiungo che non vedo l'ora di scoprire nel futuro ottobre il romanzo successivo, L'albero di Halloween.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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giovedì 24 settembre 2020

La Storia Infinita

Fissava il titolo del libro e si sentiva percorrere da vampate di caldo e di freddo. Questo, ecco, proprio questo era ciò che lui aveva sognato tanto spesso e che sempre aveva desiderato da quando era caduto preda della sua passione: una storia che non dovesse mai avere fine. 
Il libro di tutti i libri.
TITOLO: La storia Infinita
AUTORE: Michael Ende
EDITORE: Longanesi
COLLANA: La Gaja Scienza
TRAMA: Bastiano è un ragazzino goffo, grassoccio, soprattutto molto solo. E ha una grande passione: leggere. In un giorno di pioggia, inseguito dai compagni che si fanno beffe di lui, si rifugia in una vecchia libreria dove trova un volume intitolato "La storia infinita". Il libraio non vuole venderlo, ma l'attrazione per quel libro è tale che Bastiano lo ruba e ci si immerge letteralmente, scoprendo che proprio lui non è solo spettatore delle meravigliose avventure che vi sono narrate, ma ne è anche protagonista, chiamato a salvare i destini del mondo incantato di Fantàsia, con le sue mitiche creature e le sue città sospese. Moderno romanzo di formazione, storia di un'anima, folgorante scoperta dell'amore, indimenticabile avventura, ma anche lungo viaggio nell'immaginario e itinerario nell'arte e nella mitologia, "La storia infinita" è uno dei grandi libri per tutti del nostro tempo che ha conquistato, avvinto e incantato generazioni di lettori.


RECENSIONE:
Scappare. Correre via dai problemi. Rifugiarsi per trovare un riparo temporaneo dal pericolo, solamente per poi ritornare silenziosamente nell'ombra, in attesa di fuggire ancora, e ancora. 
Questa, negli ultimi tempi, è la vita di Bastiano Baldassare Bucci, un piccolo, timido e grassoccio bambino di circa dieci anni.

Rincorso per la strada dai suoi compagni di scuola, i quali si divertono a fargli i dispetti e a prenderlo in giro per la sua goffaggine, Bastiano riesce, per un colpo di fortuna, a trovare riparo nell'inconsueto negozio di antiquariato di un certo signor Carlo Corrado Coriandoli.

Bagnato fradicio a causa del temporale che intemperia, Bastiano irrompe violentemente all'interno di questo posto, e, immediatamente, comprende che non si tratta di una semplice botteguccia come tante altre.
Tra gli innumerevoli scaffali che affollano quel luogo sono riposti e sistemati moltissimi libri, tutti diversi l'uno dall'altro. 
File e file di volumi riempiono tutti gli angoli della stanza, e, solo con molta attenzione, è possibile individuare in questo intricato labirinto di libri il signor Coriandoli, il quale appare infastidito dalla presenza del rumoroso e indisciplinato bambino che interrompe la sua lettura.

Nonostante il suo essere scorbutico, il signor Coriandoli intraprende una conversazione con il piccolo Bastiano, scoprendo il perché della sua irruzione, ma anche che, da qualche tempo a questa parte, è venuta a mancare sua madre e che suo padre non si cura più di lui.

Distratto da un telefonata, il signor Coriandoli abbandona la loro chiacchierata e si allontana. 
Bastiano, a questo punto, si ritrova ad essere magicamente attratto dal libro in lettura del proprietario della botteguccia.
Un volume dalla copertina di seta color rubino cupo con sopra rappresentati due serpenti, uno scuro e l'altro chiaro, che si mordono la coda, formando un ovale, al cui centro è posto il titolo, in strani caratteri. 
L'interno è ancor più straordinario della copertina: il testo è in due colori diversi; non vi sono illustrazioni, ma, in compenso, è completo di splendidi capilettera figurati.
Bastiano non può rifiutarsi all'ardente desiderio di leggerlo, così decide di prenderlo e portarlo via.

Spaventato da questo suo gesto avventato, decide di nascondersi nella soffitta della scuola.
In questo luogo umido e freddo, dove gli oggetti più strambi occupano gli angoli più bui, Bastiano inizia a leggere LA STORIA INFINITA.

Signore, ma tu non sai che Fantàsia è il regno delle Storie? Una Storia può essere nuova eppure raccontare di tempi immemorabili. Il passato nasce con lei.

Un imminente e spaventoso pericolo grava sul Regno di Fantàsia: una terribile forza, il Nulla, si muove sempre più rapidamente e silenziosamente, inghiottendo le numerose terre di Fantàsia e i suoi abitanti nel niente più totale.
Ogni popolo del Regno invia il proprio messaggero per riferire questa catastrofica notizia all'Infanta Imperatrice, la quale dimora unicamente nella maestosa Torre d'Avorio, posta nel centro esatto di Fantàsia.

A giungere in questo luogo, oltre agli strambi messaggeri (Mordipietra, Incubino, Fuoco Fatuo, ...), sono anche i medici più famosi di tutta Fantàsia, poiché l'Infanta Imperatrice è gravemente malata e nessuno lì dentro è in grado di fare una diagnosi precisa sul male che la affligge.
Molti ipotizzano che ci sia una connessione tra la sua malattia e il Nulla che sta distruggendo Fantàsia, ma come fermare tutto ciò?
Solo la stessa Infanta Imperatrice, colei che tutto conosce, può avere la risposta adatta.

Decide, così, di inviare un suo portavoce dal più coraggioso dei coraggiosi, il solo che possiede le capacità per portare a termine la Grande Ricerca, e salvare lei e tutta Fantàsia.
Il suo nome è Atreiu.

Atreiu appartiene a un popolo di cacciatori, i pelleverde, che abitano un immensa e vasta pianura, nota come Mare Erboso.
Diversamente da come tutti immaginano, Atreiu non è un uomo adulto, bensì è un bambino di soli dieci anni, proprio come il piccolo Bastiano. 
Nonostante l'aspetto esteriore, sono indubbie le sue qualità d'animo che gli permetteranno di fronteggiare questo viaggio indefinito nell'ignoto alla ricerca di un qualcosa, o qualcuno, che fermerà l'avanzare del Nulla. 
Nessuno può aiutarlo e nessuno può prevedere cosa si troverà ad affrontare.

Atreiu, però, non sarà solo in questa Grande Ricerca.
Porterà con sé il dono dell'Infanta Imperatrice: AURYN.
Conosciuto anche con i nomi di Pantakel, il Gioiello o lo Splendore, AURYN è un grande medaglione d'oro costituito da due serpenti, uno scuro e uno chiaro, che si mordono la coda vicendevolmente, originando, così, un ovale.
Chiunque fosse il portatore di tale amuleto, nonché emblema dell'Infanta Imperatrice, diviene un suo protetto che agisce per suo incarico.
Inoltre, AURYN conferisce a chi lo indossa poteri misteriosi, utili per portare a termine la missione.

A questo punto della storia, Bastiano si rende conto che la descrizione del medaglione coincide perfettamente con la rappresentazione posta sulla copertina del libro.
Una semplice coincidenza...?

Atreiu, assieme al suo fedele cavallo Artax, si mette subito in viaggio, deciso a salvare il Regno di Fantàsia.
Il cammino che dovrà affrontare sarà ricco di innumerevoli avventure e di inconsueti incontri con personaggi positivi e negativi, curiosi e spaventosi, divertenti e malinconici. 
Si imbatterà in uno splendido Drago della Fortuna, Fùcur, il quale gli sarà per sempre riconoscente per avergli salvato la vita; e si troverà ad essere inseguito da un'ombra silenziosa e oscura, che lentamente assumerà una forma animalesca e feroce... 

A ogni nuova esperienza di Atreiu, Bastiano entrerà sempre di più all'interno della Storia Infinita, tanto che il confine che separa l'universo di Fantàsia e il suo mondo tenderà ad assottigliarsi... se non a svanire del tutto.
La Storia di Bastiano, inevitabilmente, comincerà a far parte del grande ciclo della Storia Infinita, e diventerà fondamentale il suo aiuto per riportare la luce a Fantàsia e salvarla dal Nulla.
Ma questa è un'altra storia, e si dovrà raccontate un'altra volta.
LA STORIA INFINITA  è un romanzo che definirei metaromanzo, una storia nella storia, una storia che parla di un'altra storia.
Bastiano, con lo scorrere della narrazione, comincia, lentamente, a far parte di ciò che sta leggendo, diventando lui stesso il protagonista di quella storia... la sua storia.
In questo senso, La Storia Infinita è il titolo di ben tre libri: il libro che abbiamo materialmente sotto i nostri occhi e stiamo leggendo; il libro che Bastiano ha rubato dalla bottega del signor Coriandoli; e, infine, il libro che si trova a Fantàsia nel quale tutto ciò che accade viene scritto e tutto ciò che viene scritto accade.
Questa, a parer mio, è la caratteristica più distintiva, peculiare e magica di tutto il romanzo. 
Il venir meno del netto confine che separa il mondo reale, quello fuori dal libro, dal mondo fantastico, quello nel libro, crea una sensazione di ciclicità, che è alla base di ogni cosa.
Possiamo ritrovare questo andamento ciclico anche nel potente AURYN
I due serpenti che, mordendosi le code, formano un ovale mi hanno ricordato immediatamente l'antico simbolo dell'Uroboro, il serpente che si morde la coda, raffigurante il concetto dell'eterno ritorno


Perfettamente in linea con la definizione di metaromanzo vi è la scelta innovativa dell'autore di inserire un testo bicolore, utilizzando il rosso e il verde-azzurro.
Questa decisione, assolutamente non casuale, ha l'intento non solo di aiutare il lettore a distinguere la duplice ambientazione (le parti scritte in rosso indicano le vicende nel mondo degli uomini, invece, le in verde-azzurro gli avvenimenti nel Regno di Fantàsia), ma anche di aggiungere una nota magica e giocosa all'intero libro.
Assolutamente Fantasmagorico!!

La Storia Infinita si divide in 26 capitoli, ognuno contrassegnato da una lettera dell'alfabeto, seguendo l'ordine dalla A alla Z.
Nella versione italiana, edita dalla Longanesi, sono utilizzati i capolettera disegnati dal pittore Antonio Basoli
Queste splendide miniature sono davvero raffinate e particolareggiate; dal sapore esotico e romantico, rimandano all'immagine di un mondo perduto e incantato.
L'unico peccato è che non sono gli stessi capolettera inseriti nella versione originale, quella tedesca, disegnate da Roswitha Quadflieg, che ho trovato molto più coerenti e adatti al romanzo (poiché creati appositamente).

Solo il nome giusto dà a tutte le cose la loro realtà. 
Il nome sbagliato rende tutto irreale.
A questo punto è impossibile non notare la grande importanza delle lettere e delle parole ne La Storia Infinita
A loro viene attribuito il potere della creazione, in quanto solo grazie all'esistenza di una parola, di un nome, riusciamo a rendere reale e vivo qualcuno o qualcosa.
Senza nome non c'è creazione e il Nulla prende il sopravvento.

Come abbiamo già visto, in questo romanzo è presente una duplice ambientazione: il mondo degli uomini e il Regno di Fantàsia.

Fantàsia è un terra senza confini, nel quale i concetti di "vicino" e "lontano" e di "tempo"si discostano totalmente da quelli a cui siamo abituati, assumendo una valenza del tutto diversa. 
Tutto è mutevole a Fantàsia, e se si vuole giungere in una determinata località bisogna contare solamente sulla propria volontà e sul desiderio di trovarla. 
L'unica certezza è rappresentata dalla centralità della Torre d'Avorio, il cuore di Fantàsia.
Le numerose descrizioni che delineano questo posto sono sorprendenti e curiosedipingendo nella nostra mente immagini surreali e suggestive di una realtà fantastica e dei suoi inconsueti abitanti.
Impossibile da quantificare sono i luoghi all'interno di Fantàsia, abitati da creature fantasmagoriche che ricordano a tratti gli umani, gli animali o gli esseri mitologici.

Come per le descrizioni dei luoghi, anche quelle dei personaggi sono davvero ben fatte.
Non è stato difficile entrare in empatia con loro, in particolar modo con Bastiano e Atreiu.
Si riesce a percepire perfettamente il dolore, la solitudine e la tristezza di Bastiano; così come il coraggio, la forza d'animo e la determinazione di Atreiu. 
Queste sono tutte emozioni e sensazioni che prendono vita grazie alle parole dell'autore, e penetrano direttamente nel cuore del lettore, che le fa proprie ritrovandosi in esse.
Non posso non citare, infine, il mio personaggio preferito in assoluto: Fùcur, il Drago della Fortuna.
Dal corpo sinuoso, con squame color madre perla che brillano di riflessi bianchi e rosati, si muove leggiadro nel cielo come una nuvola.
Fùcur è una delle creature più rare in tutta Fantàsia, un essere che sprigiona e trasmette tanta felicità e gioia. Fortunato è chi riesce ad ascoltare il suo incantevole e magico canto; poiché la sua voce, bronzea e profonda, ha il potere di trasmettere immensa serenità e pace.

Non so come spiegarlo, ma la grandezza di Ende come scrittore sta non solo nell'aver inventato e creato dei personaggi unici, bensì nell'aver donato loro della vita, infondendo loro un'anima vera e propria. 

In conclusione, La Storia Infinita non è un semplice libro, ma è una vera e propria grande ricerca, un viaggio verso la conoscenza di se stessi, verso la propria consapevolezza del sé. 
Essa diviene un grande specchio che riflette chi si nasconde dentro di noi. 
Bisogna, per questo, percorrere un sentiero non semplice e neppure privo di sofferenze, incertezze ed errori. 

Ma La Storia Infinita è anche un viaggio alla riscoperta della nostra fantasia, soprattutto quando ci troviamo a vivere in un'epoca di grandi disillusioni, dove tutto è ragione e materia.

I desideri giocano un ruolo importante per tutto il romanzo.
Essi insorgono inaspettatamente, spontaneamente e uno per volta. Nessuno può prevederne la loro venuta, che si genera a partire dal desiderio precedente.
Ma dove conducono tutti questi desideri?
Alla scoperta di sé e al desiderio di non essere altro che se stessi
Quindi, possiamo immaginarlo come un percorso di accettazione di sè e del proprio aspetto esteriore; e ciò può realizzarsi solamente quando si è liberi da tutte quelle catene che impediscono la nostra crescita personale. 

Non meno importante è il tema dell'amicizia: il sostegno e l'appoggio reciproco sono fondamentali per il raggiungimento della meta della Grande Ricerca.

Definire La Storia Infinita un bellissimo romanzo è assai riduttivo, ma, come insegna il buon Bastiano, possiamo inventare noi la parola adatta.
Voi che ne dite?


Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...