lunedì 22 febbraio 2021

COTTON TALES, Volume uno di Loputyn

Anche tu ti fai beffe di me, non è così?
E allora odierò anche te.
Fino al giorno della tua morte.
- Loputyn, Cotton Tales, 9

TITOLO: Cotton Tales, vol. 1
AUTRICE: Loputyn
EDITORE: Shockdom
COLLANA: Fusion
GENERE: Fumetto
TRAMA: Il giovane Nicholas scopre al risveglio di essere vittima di un incidente le cui conseguenze gli hanno causato un'amnesia: non ricorda più nulla del suo passato. Non riesce nemmeno a riconoscere il padre né il ragazzo che si prende cura di lui. Nella grande villa che scopre essere la propria casa, Nicholas ha strane e inquietanti visioni, come il fantasma di una giovane ragazza che di notte si aggira per i corridoi.  

RECENSIONE: 
Cosa può esserci di più terribile di un incubo a occhi aperti? 
Quando quel mondo allucinato e pericoloso non è più solo nella nostra mente. 
Quando ogni certezza di essere al sicuro svanisce nel nulla.
Quando quelle paure inconsce cominciano a materializzarsi nella realtà.
Sì, nella realtà... non esiste nessuna via di scampo nella realtà.
Ma, infondo, quale incubo può essere peggiore di quello di perdere totalmente la memoria?

Nicholas, al suo risveglio, si ritrova circondato da un numero incalcolabile di conigli bianchi, che l'osservano con fare bizzarro e inquietante.
Ancora più inquietante, però, è il fatto che è disteso in un letto che non riconosce, in una stanza sconosciuta, all'interno di una maestosa villa totalmente estranea.

Nicholas non ricorda perché è in quel luogo sfarzoso, raffinato e al contempo lugubre e minaccioso. 
Non rammenta nulla di cosa sia accaduto prima del suo risveglio. In verità, ogni traccia del suo passato sembra aver abbandonato definitivamente la sua memoria. 
Non riesce a riconoscere nessun abitante della villa, neppure il giovane e seducente Conte Moran, padrone della villa nonché suo padre!

Tuttavia, la questione più stramba rimane una sola: perché ci sono tutti quei conigli che continuano a seguirlo ovunque??

Totalmente destabilizzato da questa assurda situazione, Nicholas viene rassicurato che la sua è solo un'amnesia passeggera, una conseguenza di un brutto incidente a cavallo, e che non ci vorrà molto prima che la memoria ritorni completamente. 

Nessuno, però, è a conoscenza delle macabre e ricorrenti allucinazioni che tormentano quotidianamente Nicholas.

E se queste spaventose visioni non fossero solo delle semplici alterazioni della realtà da parte della sua immaginazione?

Ogni cosa intorno a Nicholas assume, di giorno in giorno, un aspetto sempre più misterioso e tetro, e, invece di diminuire, i segreti sembrano moltiplicarsi a un ritmo incessante: Christopher, un giovane ragazzo che lavora per suo padre, ammette di odiarlo deliberatamente senza un perché; il fantasma di una ragazza dai lunghi capelli bianchi  che infesta la torre della villa comincia a tormentarlo ogni notte; e infine, due ospiti oscuri, due grandi amici di suo padre, il barone Emil Leverkhunn e la marchesa Gabriela Ward, giungono alla villa, pronti per prendere parte all'organizzazione del ballo in maschera che si terrà proprio lì da loro.

Come se non bastasse, un senso di oppressione e malessere continua a perseguitare Nicholas. 
L'ipotesi che possa esistere un lato oscuro e malvagio del suo passato diventa sempre più plausibile, logorandolo lentamente, e il pensiero di doverlo affrontare lo spaventa più di qualsiasi altra cosa. 

Lo so bene che prima o poi dovrò fare i conti con ciò che è sepolto dentro di me.
Lo so bene... ma ora desidero solo che queste notti non finiscano mai, e di poter continuare a fluttuare nel tempo sospeso nella torre.
- Loputyn, Cotton Tales, 105


Cotton Tales Vol. 1 (2015) di Loputyn (Jessica Cioffi) è un fumetto che definirei estremamente ipnotico e coinvolgente, tanto da rimanerne completamente affascinata e divorarlo in un solo pomeriggio!

L'intera opera evoca un'atmosfera sognante e gotica, e ogni singola pagina riesce a trasmettere sensazioni a dir poco contrastanti, che oscillano tra dolcezza e inquietudine.

Lo stile è davvero elegante e ricercato, e la sua raffinatezza è accentuata da una strabiliante e minuziosa attenzione per i dettagli
L'impiego di colori tenui e delicati, accompagnati da un tratto fine e leggero, donano all'intero fumetto un sapore antico, romantico e nostalgico, richiamando alla mente la fisionomia di una vecchia fotografia sbiadita. 
L'inserimento di elementi che rievocano l'epoca vittoriana, inoltre, non fanno altro che accentuare questa impressione. 

I personaggi, così come alcuni aspetti dell'ambientazione, mi hanno inaspettatamente ricordato i soggetti dei dipinti di Mark Ryden
Questo mio collegamento non è dovuto tanto alla somiglianza in sé, poiché sono due stili completamente diversi, ma quanto per le comuni emozioni ambivalenti che mi hanno suscitato.

Questa ambiguità risiede in primo luogo nello sguardo dei personaggi

"The eyes are the window of the soul", ed è proprio vero! 
In Cotton Tales gli occhi possiedono un potenziale espressivo sbalorditivo, e comunicano più di quello che vorrebbero. 
Dietro quell'ingannevole aspetto innocente e delicato, infatti, si nascondono segreti pericolosi e controversi. 

In conclusione, il mio giudizio complessivo è estremamente positivo, e se siete alla ricerca di una storia misteriosa, malinconica e dalle sfumature dark, ricca di personaggi affascinanti e ambigui, questo è il fumetto che fa per voi.
Vi rivelo che non vedo l'ora di continuare questa macabra vicenda nel secondo e ultimo volume.
Ci sono ancora tanti misteri da risolvere!!


Caro FANTASMAGORICO LETTORE
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
Inoltre, se il libro recensito ti ha incuriosito e provi una perturbante e insana voglia di leggerlo, puoi agevolmente cliccare QUI.
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martedì 16 febbraio 2021

IL GRANDE CERCHIO di Henry S. Whitehead

Un brivido freddo mi percorse la schiena come un presagio, un monito. Tutt'a un tratto provai la sensazione che lassù, fra i rami, vi fosse qualcosa di minaccioso, di letale.
- Henry S. Whitehead, Il grande cerchio, 36


TITOLO: Il grande cerchio
AUTORE: Henry S. Whitehead
EDITORE: Edizioni Arcoiris
COLLANA: La Biblioteca di Lovecraft 
TRADUTTORE: Diego Bertelli
GENERE: Weird, Dark Fantasy
TRAMA: "Le opere migliori di Whitehead sono fra i capolavori più efficaci dei nostri tempi" (Lovecraft). Il suo grande cerchio viene proposto per la prima volta in italiano. In edizione illustrata.

RECENSIONE:
Chi avrebbe mai immaginato che una tranquilla escursione in aereo si sarebbe trasformata in una disavventura senza precedenti? 
Che l'affascinante idea di scorgere le antiche rovine Maya dall'alto dei cieli avrebbe condotto i nostri tre protagonisti verso un'esperienza incredibile e sconvolgente?

Sicuramente non Gerald Canevin e i suoi compagni di viaggio, il dottor Pelletier e il pilota Wilkes, che di fronte a quell'insolito scenario non hanno potuto non pensare a una cosa sola, che quel luogo non è un luogo come tanti... un luogo che cela segretamente una forza malvagia.  
Tale sgradevole sensazione non deriva tanto dal fatto di situarsi nel bel mezzo della giungla del Quintana Roo, ma quanto per l'inusuale e bizzarra conformazione di quella zona.

Sotto i loro occhi, infatti, si estende una vasta area perfettamente circolare e priva di qualsivoglia forma di vegetazione, eccetto per un'imponente e maestoso frassino, che si erge precisamente al centro di quel grande cerchio
Sì, un vero e proprio grande cerchio di desolazione!

Un'angosciante atmosfera vige in quel luogo dalle peculiari caratteristiche topografiche: l'aria immobile e un silenzio minaccioso danno vita a un'opprimente sensazione di staticità e inquietudine che sconcerta i tre viaggiatori, ma non tanto da convincerli ad abbandonare quel posto.

A rompere definitivamente questa stasi è un inaspettato colpo di vento.
Quale sia l'origine della sua provenienza rimane un mistero. Forse giunge proprio da un angolo dell'inferno... questo a detta di Wilkes, il quale, a causa di quella folata improvvisa, ha visto volar via la sua affezionata giacca di shantung sui rami del frassino.
L'unico modo per recuperarla è quello di arrampicarsi sull'albero e spingersi alla ricerca tra quel fitto fogliame.

Nessuna risposta che somigliasse a una voce umana giunse da lassù; soltanto un fruscio, palesemente beffardo, o almeno così mi parve: una specie di impercettibile cacofonia provocata da quelle foglie maledette che si muovevano benché non ci fosse vento. Perché non c'era, posso giurarlo, un alito di vento. Eppure quelle foglie...
- Henry S. Whitehead, Il grande cerchio, 47

Il tempo passa e di Wilkes neppure l'ombra. 
Sembrerebbe come sparito nel nulla, sparito senza lasciare traccia! 
Oltre al timore che qualcosa di terribile possa essere accaduto al loro pilota, a mettere in stato di allarme Canevin e Pelettier sono anche la presenza di innumerevoli e inspiegabili stranezze, che lentamente cominciano a circondarli.

A questo punto l'unica soluzione, secondo Canevin, per ritrovare Wilkes e abbandonare definitivamente quel grande cerchio è di salire anche lui sul frassino.

Nulla, però, avrebbe mai potuto prepararlo a ciò che lo attende oltre quelle foglie. 

Qualcosa, o qualcuno, di pericolosamente potente lo ha scaraventato in una dimensione lontana da ogni possibile concezione umana, una dimensione nella quale divinità elementali, culti dimenticati e civiltà scomparse da secoli continuano la loro esistenza, indisturbati e non sottomessi alle moderne scienze dell'uomo civilizzato.
Era ormai certo e incontestabile che eravamo circondati da qualcosa; qualcosa di vasto, di inconcepibile potenza, come solo può essere un dio o una qualsiasi altra divinità; qualcosa di elementale e remoto, che risiedeva lì da prima della comparsa dell'uomo; qualcosa di completamente inumano, inconcepibilmente Ostile e Nemico.
- Henry S. Whitehead, Il grande cerchio, 40 

Il grande cerchio (The Great Circle, 1932) di Henry S. Whitehead è la quinta uscita per la collana weird/horror La Biblioteca di Lovecraft, che finalmente porta nelle nostre macabre librerie un romanzo fino a ora inedito in italiano.  
Anche questa volta ci ritroviamo tra le mani un autentico gioiellino: l'edizione è curata alla perfezione e nei minimi dettagli, e, come nella precedente pubblicazione (Il vampiro di Franco Mistrali), è arricchita dalle fantasmagoriche illustrazioni di Michele Carnielli, caratterizzate da uno stile sinuoso e inconfondibile.

Spostando ora l'attenzione sul racconto vero e proprio, ammetto di essere rimasta piacevolmente colpita dalla sua singolarità dalle sfumature bizzarre e misteriose.
Ho trovato davvero affascinante il modo in cui la situazione di partenza, apparentemente "normale", viene capovolta in una totalmente inimmaginabile. 
Si diventa spettatori di un mondo primordiale e fuori dalle righe, nel quale miti di antiche civiltà estinte e culti misteriosi di divinità dimenticate, ma non scomparse, si intersecano alle strambe vicende di tre uomini di avventura, che di stranezze occulte sembrano saperne abbastanza.

Lo stile di Whitehead, lineare seppur estremamente particolareggiante, in un primo momento potrebbe lasciare un po' scombussolati e confusi. Ma non demordete! 
Vi consiglio di continuare, poiché è necessario qualche piccolo istante per entrare a tutti gli effetti nel suo universo surreale e onirico, che prende vita man mano che la narrazione si evolve. 
Le sensazioni che scaturiscono durante la lettura, al confrontarsi con il mondo arcano creato da Whitehead, sono molto simili a quelle che si provano nel lasciarsi trasportare dai nostri sensi più primordiali, gli stessi che molto probabilmente riprendono vita quando stiamo sognando, quando la nostra parte più razionale lascia spazio a quei sistemi nervosi profondi che regolano le nostre emozioni più inconsce.

Con queste insolite sensazioni hanno dovuto fare i conti anche i protagonisti del romanzo, a partire dal grandioso Gerald Canevin.
Canevin è un personaggio difficile da definire: un avventuriero, un combattente, un conoscitore dell'occulto... Un personaggio che, in un certo senso, non conosciamo realmente a fondo, forse a causa della brevità della storia, eppure risulta essere molto energico e capace di entrare in empatia con il lettore. 
Così come il suo amico e compagno di viaggio: il dottor Pelletier.  
Un vero pozzo di conoscenza, un uomo che ha sempre la soluzione giusta per ogni tipo di problema, anche per il più complesso e intricato. 
Potremmo quasi definirlo il mentore di Canevin, colui che, in qualche modo, conosce già dall'inizio la risposta al labirintico rompicapo del Grande Cerchio, ma che lascia la possibilità anche agli altri di poterci arrivarci con un proprio ragionamento.

Sarebbe davvero interessante poter continuare a leggere gli altri racconti dedicati  alle strabilianti disavventure di questi carismatici personaggi, e immergermi nuovamente in quelle atmosfere esotiche e magiche alle quali Whitehead dona un immancabile tocco oscuro e bizzarro.
Amici de La Biblioteca di Lovecraft ci pensate voi a far tornare di nuovo tra noi il buon Gerald Canevin?? 

Concludo col dire che conoscere questo scrittore e leggere la sua opera mi ha permesso di scoprire un universo sconosciuto e di vivere un'esperienza straordinaria, e come sempre ringrazio La Biblioteca di Lovecraft per la fantasmagorica opportunità.

QUI DI SEGUITO VI LASCIO TUTTE LE USCITE DELLA COLLANA:
1. La Biblioteca di Lovecraft (A. Bierce, E.F. Benson, M.R. James, E. Erckmann e A. Chatrian)
2. I racconti della Bestia (A. Crowley)
3. Il giglio nero (M. Laski, W. Hauff, L. Capuana, F. Hume, P. Norton Swet, H. Walpole)
4. Il vampiro. Storia vera (F. Mistrali)
5. Il grande cerchio (H.S. Whitehead)


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venerdì 29 gennaio 2021

DECLUNA di Federica Leonardi

 La memoria è simile a uno specchio frantumato: qui e là, tra cocci, puoi intravedere il tuo riflesso e ricordarti com'eri, cosa ti ha reso quella che sei.
- Federica Leonardi, Decluna, 61
TITOLO: Decluna
AUTRICE: Federica Leonardi
EDITORE: Moscabianca Edizioni
GENERE: Weird
TRAMA: Italia, anni Novanta. Alba ha trent’anni e si barcamena tra lavori poco impegnativi e relazioni che non durano a lungo. Era poco più che una bambina l’ultima volta che ha visto sua madre, Camilla. Tutto ciò che ricorda di lei è il momento in cui l’ha lasciata, con la promessa di fare ritorno. Ma Camilla non è mai tornata e, con il passare del tempo, Alba ha smesso di aspettarla. Fino al giorno in cui una telefonata rimette tutto in discussione. Partita alla volta della città di Decluna per ricostruire gli ultimi anni di vita di sua madre e tentare di dare un senso alla sua inspiegabile assenza, Alba si troverà catapultata in un paese fuori dal tempo, abitato da una comunità chiusa, incentrata su culti arcaici e segreti. Mentre la città si prepara per festeggiare la propria santa, Alba si addentrerà sempre più a fondo nel mistero di sua madre, la cui esistenza sembra legata a filo doppio con quella di Decluna, e sarà costretta ad affrontare gli spettri del passato e gli incubi del presente nel disperato tentativo di sottrarsi a un destino già segnato.

RECENSIONE:

Prima o poi arriva sempre il momento di ricordare, di riaprire quell'armadio oscuro della memoria e ripescare vecchi scheletri apparentemente fossilizzati.

Per Alba quel momento è arrivato senza alcun preavviso: un'inaspettata telefonata da parte di uno sconosciuto la mette al corrente della morte di sua madre, Camilla.

Un nome a cui non aveva più pensato per molto tempo... per troppo tempo.
Il nome di un fantasma, di un'ombra innocua e sinistra del suo passato, che aveva visto andar via e mai ritornare.
Ora, invece, quel nome comincia a riprendere una dimensione più definita, più reale... più vera!
Una vecchia ferita si riapre, e un insopportabile dolore fa la sua comparsa.

Cosa le dice la voce dall'altro capo del telefono?
Di chiamarsi Bruno, di essere stato amico di Camilla e di averle voluto bene. 
Spera, inoltre, di poter avere il piacere di incontrarla al suo funerale, che si terrà nella città natale di Camilla.

Andare o non andare? 
Una scelta ardua per Alba, una ragazza perseguitata da un costante conflitto interiore e da un'opprimente sensazione di inadeguatezza

L'illusione di aver finalmente trovato una sistemazione stabile le comincia a non sembrare più così tangibile e convincente, e l'inconscia consapevolezza di dover portare avanti una ricerca e riesumare i demoni del passato di sua madre, una donna che non ha mai conosciuto davvero, si diffonde rapidamente in lei.
L'idea di scoprire qualcosa di più riguardo le sue origini e di capire chi è veramente la conduce verso un'unica decisione.

Alba non sa, però, che le ragioni di questa sua scelta sono più oscure e più contorte del previsto. 
Contorte proprio come le radici dell'olmo che svetta imponente tra le campagne di Decluna.

«È di notte che Decluna vive, sai?» [...]
«Certe volte puoi persino sentirla respirare».
- Federica Leonardi, Decluna, 119

Questo è il nome della città natale di Camilla
Un luogo più vicino all'idea di paese che di moderna città... un borgo decadente e trascurato, eppure vibrante e vivo, che emana e trasmette infinite emozioni contrastanti. 
Decluna appare costantemente avvolta da una quiete ingannevole, inquietante, che adombra con maestria la sua reale natura... una natura arcana e primordiale.

Alba percepisce tutte queste sensazioni equivoche non appena calpesta questa terra, accompagnate per giunta da un bizzarro senso di appartenenza e familiarità.

Come il paese, anche i suoi pochi e autentici abitanti emanano lo stesso senso di ambiguità.
Questi non si mostrano spesso in giro, e la maggior parte delle persone incontrate per le strade di Decluna non sono altro che turisti interessati ad assistere alla celebre e tradizionale festa di paese, la quale si terrà tra tre giorni esatti.
Una ricorrenza dedicata alla propria Santa... poiché Decluna non è solamente il nome di un luogo.

Come la vite si sposa all'olmo, così fece Decluna, che scelse l'olmo come compagno per preservare se stessa e la sua fede. E sull'albero visse protetta per anni, protetta e riscaldata dalle sue ampie fronde, nutrita da quello che gli uccelli e gli insetti e gli animali del bosco, commossi da tanta devozione, le portavano in dono.
- Federica Leonardi, Decluna, 101
 
Un antico culto si nasconde dietro la religione ufficiale, e una raccapricciante consuetudine viene portata avanti da secoli lontani e quasi dimenticati.
Con quale intricata e raccapricciante verità Alba si trova a dover fare i conti?
Perché sua madre è morta? E perché voleva allontanarla da Decluna?

Di notte, mi tenevano sveglia le voci che riecheggiavano per la montagna. Il rullare dei tamburi. I suoni sgraziati dei flauti dolci. E le urla angosciate di qualcosa che moriva in un frusciare di foglie.
- Federica Leonardi, Decluna, 123

Decluna (2020) di Federica Leonardi è un romanzo originale, una lettura che ho trovato assolutamente coinvolgente e intrigante sotto più punti di vista (tanto da divorarla in pochissimi giorni).

La narrazione è scorrevole e incalzante già a partire dai primi capitoli. 
Con l'evolversi degli eventi il ritmo acquisisce una velocità sempre più lesta e ansiogena, travolgente, e  la tensione che si crea raggiunge livelli altissimi, tanto da non riuscire a staccare gli occhi dalle pagine.
Risulta difficile sottrarsi alla voglia di scoprire la sconcertate verità dietro i segreti della città di Decluna.

L'ambientazione è caratterizzata meravigliosamente.
Ho apprezzato particolarmente le descrizioni della città di Decluna, rimanendone davvero affascinata: un posto dalla duplice realtà, una percepibile e una nascosta nelle viscere più profonde della terra. 
L'anima di questo luogo arcano e misterioso emerge nitidamente all'interno del romanzo, tanto da provare la netta sensazione di non trovarmi di fronte alla classica ambientazione dal ruolo marginale, un semplice palcoscenico degli eventi narrati, ma a un vero e proprio personaggio partecipe e attivo per tutto il corso della vicenda.

Parlando della protagonista, personalmente ho provato una profonda empatia per Alba e la sua storia.
Il desiderio di scoprire la verità su sua madre e le sue origini è strettamente collegato al suo bisogno interiore di sentirsi parte di qualcosa e di trovare un posto nel mondo senza essere considerata una straniera, e questo mi ha particolarmente colpito.

In conclusione, mi sento di straconsigliarvi questo romanzo dalle tinte macabre, grottesche e raccapriccianti... un romanzo che sicuramente saprà far leva sulle vostre paure più oscure e indicibili, tenendovi costantemente sulle spine.

martedì 12 gennaio 2021

IL SANGUE DEL VAMPIRO di Florence Marryat

In me scorre il sangue del vampiro, il vampiro che sugge il respiro dalle sue vittime finché non muoiono.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 271
TITOLO: IL sangue del vampiro 
AUTRICE: Florence Marryat
EDITORE: Castelvecchi
COLLANA: Biblioteca dell'immaginario
TRADUTTORE: Alberto Frigo
GENERE: Horror, Gotico vittoriano
TRAMA: Figlia di una sacerdotessa voodoo e di uno scienziato pazzo che pratica la vivisezione, Harriet Brandt lascia la Giamaica, dove è nata, per approdare in Europa. Ospite dell'eccentrica baronessa Gabelli, trova una sistemazione definitiva a Londra. Bellissima e talentuosa, la ragazza affascina tutti coloro che hanno modo di conoscerla. Ma attribuire la carica sensuale e il mistero del suo fascino all'esotico retaggio tropicale non basta a fugare i sospetti che iniziano ad avvolgerne la figura. C'è qualcos'altro di strano in lei e chiunque le si avvicini sembra ammalarsi o morire. Il dottor Phillips ha una teoria: nelle vene di Harriet scorre sangue di vampiro e così la giovane donna sta risucchiando la vita di coloro che ama. Si tratta soltanto dell'esagerata supposizione di un medico ansioso o dietro la silente alterità di Harriet si nasconde davvero lo spettro di una maledizione? Nel capolavoro della grande Florence Marryat, tradotto per la prima volta in italiano, la risposta a questo inquietante interrogativo riposa nelle pieghe occulte della società vittoriana. Una storia carica di magnetismo, in cui il sesso liberato del corpo femminile e la passione per lo spiritismo danno nuova linfa a un tema leggendario, regalando nuovi brividi ai lettori affascinati dall'intramontabile mito del vampiro e del suo bacio mortale. Introduzione di Barbara Baraldi.

RECENSIONE:

Un soggiorno tranquillo, quasi tedioso e prevedibile, è quello che gli ospiti dell'Hotel Lion d'Or si aspettano di trascorrere nella località balneare di Heyst.

Tutti i villeggianti, per la maggior parte inglesi altolocati, condividono al momento del pasto la stessa immensa tavolata, e non potete immaginare quante personalità molteplici e bizzarre si ritrovano sedute l'una di fianco all'altra! Un'infinità di inglesi e forestieri dalle più peculiari caratteristiche e singolari relazioni.
Possiamo iniziare con il citare la stravagante e grottesca baronessa Gobelli, accompagnata dal suo quieto marito e dal suo docile figlio Bobby. Oppure, spostandoci dal lato opposto del tavolo, possiamo incontrare la seriosa e introversa Miss Elinor Leyton in coppia con la gentile e solare Mrs Margaret Pullen e la sua piccolina.  

Una sola sedia continua a rimanere vuota, destando in tutti una certa curiosità e alimentano i più improbabili pettegolezzi.
Magari è riservata ad un ospite speciale? O chissà se non si tratta proprio della principessa tedesca arrivata da poco in città.

A dispetto di ogni ipotesi, il posto viene prontamente occupato da una giovane straniera dall'aspetto davvero singolare, che provoca in tutti gli ospiti un profondo e insano interesse.

Pelle splendidamente pallida, capelli color nero blu, occhi scuri e labbra carnose... una bellezza arcana e sublime, che intimorisce e attrae contemporaneamente. 
Nessuno riesce a staccare gli occhi di dosso dalla nuova arrivata, come se tutti fossero stati colti da un'ipnosi collettiva; eppure, la pressione di ogni sguardo non la imbarazza minimamente, anzi.

Il suo atteggiamento, poi, non fa che sorprendere ancor di più i vacanzieri: con una disinvoltura fuori dal normale e una voracità simile a quella di un feroce predatore, la ragazza divora tutto il cibo nel suo piatto senza lasciare neppure una briciola. Bizzarro e, forse, un po' sconveniente.

Strano è il suo aspetto, strano è il suo comportamento, ma ancor più strana è la sua storia.

Presa una certa confidenza con Mrs Pullen, la giovane straniera, con fare gentile e raggiante, si presenta come Miss Harriet Brandt.
Nata in Giamaica, Harriet ha trascorso gli ultimi dieci anni chiusa in un convento nelle Indie Occidentali. Al raggiungimento della maggiore età ha potuto finalmente disporre della grossa eredità che suo padre, un noto medico e scienziato, le ha lasciato.
Ora, slegata da ogni vincolo, è libera di fare tutto ciò che vuole... anche viaggiare da sola per il mondo!

Ma può una signorina come Harriet, sola e senza nessuno a prendersene cura, disporre di una cifra così immensa e girare per le strade senza accompagnatore?
Non sarebbe poi così opportuno comportarsi e agire in questo modo, secondo il pensiero di Miss Leyton e Mrs Pullen, donne modello della società vittoriana.

Esistono molti casi come questo al mondo. Casi di individui che si nutrono letteralmente delle vite altrui, come il mortale albero del veleno sugge la vita della sua vittima, sprofondandola in un sonno senza più risveglio.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 140

Mrs Pullen, al contrario della sua amica, prova una sincera simpatia e tenerezza per Harriet, una ragazza davvero solare ed espansiva che da troppo tempo cova il desiderio di stringere delle vere amicizie.
Eppure, un fatto insolito la lascia perplessa.
Tutti coloro che hanno trascorso molto tempo in compagnia di Harriet sono andate incontro ad una trasformazione: una costante debolezza si impadronisce dei loro corpi, quasi a renderli del tutto inermi.

Chi è in realtà Harriet Brandt? 
Quale terribile maledizione le è stata tramandata dalle più lontane generazioni, e che continua a scorrerle nelle vene?
Perché chi le dona il suo affetto e amore va incontro a una tragica fine? 

Suo padre e sua madre erano assassini che sono stati ammazzati dai loro stessi domestici per vendicarsi delle loro atrocità, e hanno trasmesso la loro maledizione a questa ragazza... la maledizione del sangue negro e del sangue del vampiro, che uccide tutto ciò che accarezza.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 140

Ipnotico e affascinante, Il sangue del vampiro (The Blood of the Vampire, 1897) di Florence Marryat è un romanzo che definirei sorprendente e a tratti singolare, proprio come la sua protagonista.

In primo luogo perché, a discapito di quello che potrebbe suggerire ed evocare il titolo, Marryat riprende e trasforma il mito del vampiro, discostandosi totalmente dallo stereotipo del non-morto assetato di sangue a cui siamo abituati a pensare. E con molta probabilità questo rappresenta anche il motivo per cui non riscosse lo stesso successo del Dracula di Bram Stoker, pubblicato nello stesso anno, e non soddisfò i gusti del pubblico dell'epoca.

Il vampiro in questo caso diventa la metafora dell'outsider, del diverso e dell'escluso.
Harriet Brandt, nata in un mondo lontano e selvaggio e cresciuta in una famiglia fuori dagli schemi, non può che essere una straniera agli occhi di tutti.

Il suo aspetto distante dai canoni estetici occidentali, il suo modo di fare esuberante, spontaneo e sfacciato e il suo magnetismo incontrollabile si oppongono completamente alle caratteristiche della donna virtuosa e monastica tipica di quel periodo.
Indipendente da un punto di vista economico e non solo, esprime i suoi sentimenti liberamente, senza reprimerli o curarsi di seguire una qualsivoglia condotta adeguata a una signorina del suo rango.

In aggiunta, fin dalla nascita, Harriet è perseguitata da una terribile maledizione di sangue, insita nel suo corredo genetico, che mette in pericolo la vita di tutti i coloro che le sono vicini.
La ragazza diventa una conoscenza da evitare, una presenza dal malefico influsso dal quale si genera solo malattia e morte. 
Harriet non può amare senza indebolire e annientare
Tuttavia, questa sua anomalia non intimorisce i sentimenti di Anthony Pennel, un'innamorato dell'umanità nonché uno dei miei personaggi preferiti in assoluto. L'unico uomo che davanti alla sua avvenenza e sensualità si è lasciato incantare anche dalla sua intelligenza e profondità d'animo, una profondità che tutti ignorano, soffermandosi solo davanti alla sua apparenza e al suo oscuro passato.

Quanto poche sono le donne che hanno la schiettezza e il coraggio di dichiarare apertamente il loro amore come fai tu. Mia dolce figlia del sole. Le donne di questo gelido Paese non hanno idea della gioia che un amore reciproco come il nostro ha il potere di conferire. Ci ameremo per sempre, mia Hally, e quando l'età avrà fatto sfiorire i nostri corpi, i nostri spiriti continueranno ad amarsi.
- Florence Marryat, Il sangue del vampiro, 263 

Harriet Brandt, inoltre, non può che essere l'alter ego dell'autrice stessa, una donna estremamente anticonvenzionale e totalmente diversa dalla consueta concezione della figura femminile in epoca vittoriana.
Oltre a essere stata una prolifica scrittrice, Florence Marryat fu anche drammaturga, attrice e cantante.  Fu una grande sostenitrice dello spiritismo ed ebbe la possibilità di incontrare i più noti medium di fine Ottocento. In aggiunta viaggiò moltissimo e trascorrere un lungo periodo in India, luogo che ispirò numerose delle sue opere più celebri.
In conclusione, una personalità eclettica tutta da scoprire! Ed è un vero peccato (infatti mi piange letteralmente il cuore) non poter disporre di altri suoi libri in italiano.

Insomma, trovo Il sangue del vampiro un romanzo davvero coinvolgente e intrigante, tragico e malinconico, con una vicenda che merita di essere letta da tutti, amanti del genere o meno.
I personaggi sono tutti estremamente dinamici e vibranti, dalle personalità uniche e complesse. 
Inoltre, attraverso l'ambientazione, il romanzo ci mostra un fedele ritratto della società vittoriana e di tutte le sue contraddizioni.
 
Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
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MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...