venerdì 14 agosto 2020

Affinità

Ho paura di guardare la notte che preme contro il vetro. Poiché la notte racchiude Millbanks, con le sue ombre fitte; e in una di quelle ombre giace Selina... mi fa scrivere il suo nome qui, diventa sempre più reale, più forte e viva a ogni movimento del pennino sulla carta... Selina.
In una di quelle ombre giace Selina. Ha gli occhi aperti e mi sta guardando.

 

TITOLO: Affinità
AUTRICE: Sarah Waters
EDITORE: TEA
COLLANA: Le Rose di TEA
GENERE: Mystery, Thriller, Ghost Story
TRAMA: Londra, 1874. Margaret Prior, giovane donna di buona famiglia, decide di prestare opera di volontariato nella prigione femminile di Millbanks e portare conforto alle detenute costrette a una vita dietro le sbarre. Tra queste incontra la bellissima e conturbante Selina Dawea, una medium dal volto d'angelo, dotata di poteri soprannaturali. L'attrazione tra le due donne è palpabile, ma a mano a mano che le visite di Margaret alla prigione s'infittiscono, misteriosi eventi le accadono: un lucchetto sparito dalla sua stanza, fiori che appaiono dal nulla, quella donna che sembra sapere tutto di lei e del suo passato e che, soprattutto, sembra innamorata di lei. Sullo sfondo della Londra vittoriana, un romanzo di potere e passione, denso di erotismo, ma oscuro e inquietante, dove mystery e atmosfere gotiche si fondono con esito avvincente. 

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RECENSIONE:
Margaret Prior è una docile e sensibile ragazza, segnata profondamente dalla prematura morte dell'amato padre.
Tutto il periodo successivo alla scomparsa dell'unica persona che le voleva bene, Margaret precipita in un terribile stato di depressione, una situazione emotiva che, lentamente, la conduce verso una morte certa.
Contrariamente alla sua volontà di dipartire e trovare finalmente la pace, i suoi familiari riescono a metterla in salvo ed evitare per un pelo questo cupo destino.
Seguono mesi e mesi di estenuanti cure, sottoponendo Margaret all'assunzione di dosi massicce di cloralio, con l'effetto di renderla più mansueta.

Dopo essersi finalmente ristabilita, Margaret decide di dedicare parte del suo tempo all'occupazione di visitatrice nelle carceri femminili di Millbanks.
 
In questo luogo sinistro e spettrale, dove la luce filtra debolmente attraverso le spesse e sconfortanti sbarre, la missione di Margaret consiste nel recarsi nelle squallide celle delle detenute per conversare assieme a loro. 
L'obiettivo finale, che le è stato destinato dai suoi superiori, è quello di far riflettere queste peccatrici sulla loro vecchia e malevola condotta, sui loro sbagli, e ricordare loro che esiste una forma di redenzione e che possono ancora apprendere il comportamento di una vera signora.
In nessun modo, però, deve far trapelare informazioni riguardo la vita al di fuori di Millbanks, le condizioni della loro famiglia o dei loro conoscenti; e,neppure,devono saltar fuori parole di conforto e di pietà per i terribili misfatti compiuti dalle detenute.

Le condizioni di vita di queste donne sciagurate sono davvero pessime e impensabili.
Esse sono divise per reparti, e, in base alla loro condotta, possono ricevere delle agevolazioni o dei piccoli privilegi (una cella leggermente più spaziosa, un lavoro meno faticoso da svolgere, una maggiore razione di cibo, ...)
Le guardiane, donne dall'aspetto ancora più cupo della stessa prigione, sono distaccate e intransigenti, e non ammettono sgarri alle regole.
C'è chi, però, silenziosamente, riesce ancora a trattare queste donne come esseri umani e non come animali.

Margaret percepisce un'ostinata e forte sensazione di oppressione, e non è totalmente sicura che questo sia un incarico adatto al suo mite temperamento; ma, la vista di una peculiare detenuta le fa cambiare idea.
Immobile, con il viso rivolto verso il pallido spiraglio di luce e con le mani intente ad accarezzare un piccolo fiore, vi è una giovane ragazza dalla bellezza inconsueta e inquietante.

Perché si trova a Millbanks? Quali crimini le sono stati attribuiti? Ma, soprattutto, come è riuscita a ottenere un fiore in questo luogo arido e brullo?

Queste sono le domande senza risposta che assillano la mente agitata di Margaret, e la curiosità inizia ad aumentare a dismisura, finché non le resta che chiedere informazioni sul suo conto.

Il suo nome è Selina Dawes, e dovrà scontare quattro anni a Millbanks per il reato di truffa e aggressione.

A destare l'interesse di Margaret, però, non è tanto la sua pena, bensì la sua carriera passata: Selina è una SPIRITISTA... una medium.
Si vocifera che nel suo campo è una delle migliori, una vera e propria celebrità nel mondo dell'occulto, dalle capacità straordinarie in grado di evocare gli spiriti e metterli in contatto con i loro cari.

Qualcosa, però, andò storto durante la sua ultima seduta.
Da qualche mese gli incontri con gli spiriti si svolgevano nella dimora della signora Brink, protettrice e grande sostenitrice del lavoro di Selina, e quella sera dell'agosto del 1873 doveva partecipare  una giovane ragazza, Madeleine Silvester.
Lo spirito guida di Selina, Peter Quick, però, pare non essersi comportato bene, secondo la testimonianza della medium, spaventando la ragazza, che venne travolta da una crisi isterica, e la signora Brink, morta per infarto.
Naturalmente, in assenza di testimoni oculari a favore di Selina, le accuse caddero tutte su di lei, la sola che avrebbe potuto scatenare questo inferno, danneggiando le sue ospiti e prendendosi gioco della loro ingenuità.

Tra infanticide, prostitute, assassine, borsaiole... esattamente come un fiore nel deserto, c'è Selina. 
Il suo aspetto angelico e innocente richiama un qualcosa di arcano e singolare, destando un profondo interesse in Margaret, che a stento riesce a non portare a casa la sua immagine.

Ogni visita alla prigione viene accuratamente appuntata e descritta nelle pagine di un diario segreto, l'unico confidente di Margaret... il solo a cui può confessare i suoi pensieri e sentimenti più intimi senza essere giudicata.
A fine giornata, prima di coricarsi e di aver preso la medicina che la aiuta a prendere sonno, Margaret racconta dei suoi incontri con le detenute, marcando e dirigendo la sua attenzione sempre sulla misteriosa e impenetrabile Seline.

Al di fuori dalla tetra prigione, Margaret conduce un'esistenza non molto diversa dalle recluse di Millbanks.
L'apparente libertà si annulla completamente al suo rientro a casa, dove è costretta a sottostare alle seccanti consuetudini della madre, una donna estremamente soffocante e irascibile, che le ricorda costantemente quanto sia fragile e inconcludente. In aggiunta, non manca mai nel rammentarle quanto sia una perdita di tempo il suo vagare tra le buie e anguste celle di una prigione, invece di cercare un uomo che può offrirle una buona sistemazione.
In effetti, Margaret è l'unica, tra suo fratello maggiore e sua sorella minore, che non ancora riesce a organizzare un proprio matrimonio; e giungere a quasi trent'anni senza nessun fidanzamento imminente significa solo, in una società come quella vittoriana, essere considerata una zitella.

Amareggiata da tutto ciò che la circonda, Margaret riesce a trovare un briciolo di conforto solamente nel rivolgere i propri pensieri a Selina.

La determinazione nel voler scoprire il suo passato da spiritista e del perché effettivo della sua condanna finisce per trasformarsi in una sorta di ossessione tormentosa, che la porta a spendere gran parte del suo tempo nella cella di Selina oppure in ricerche sul suo conto.
Il fascino enigmatico e struggente della detenuta, in aggiunta alle sconcertanti rivelazioni sul mondo parallelo degli spiriti, non fa altro che accrescere in Margaret un'attrazione sempre più incontrollabile.

Nonostante un apparente scetticismo davanti alle strette confidenze riguardo le misteriose entità invisibili, Margaret rimane sconcertata da fatto che Selina è a conoscenza delle sue vicende personali. Inoltre, iniziano a presentarsi sempre con maggiore frequenza inspiegabili sparizioni di alcuni suoi oggetti, accompagnate dalla comparsa improvvisa di splendidi fiori nelle sue stanze.

Selina le spiega che sono i suoi amici spiriti a fare questo, perché è lei che glielo ordina.

Ma come possono, degli eventi del genere, verificarsi realmente?

Tutto questo la spaventa, ma, allo stesso tempo, la scuote dal torpore che ormai da anni l'accompagna. Una nuova consapevolezza comincia a farsi strada nel cuore di Margaret, la speranza di poter ricominciare a provare dei sentimenti nuovi, e superare il lutto per il padre.

Gli incontri tra Selina e Margaret iniziano a moltiplicarsi, e il legame che le unisce diventa, man mano, sempre più stretto e profondo.
Sarà difficile, a questo punto, mantenere nascosta questa nascente passione agli occhi indiscreti delle guardiane, che potrebbero riferire tutto ai loro superiori, distruggendo il loro rapporto.

La morte è muta quando la vita è sorda 

Affinità è un romanzo che riporta una storia singolare, struggente e spaventosa, avvolta dal cupo mistero della morte.
Una storia, infine, nella quale nulla è realmente ciò che appare

La narrazione non è lineare, e procede andando avanti e indietro nel tempo. 
Si vanno ad alternare, infatti, eventi presenti, riportati nelle pagine del diario di Margaret, e passati, in quelle di Selina.
In questo modo, assistiamo all'intervallarsi continuo di due punti di vista differenti, che regalano al lettore una visione più ampia, seppur non più chiara, dell'intera vicenda.

Ho apprezzato molto questo aspetto del romanzo; in particolar modo, è eccezionale la capacità dell'autrice di evitare il rischio di creare un effetto di "confusione" e di dar vita a due stili di scrittura completamente differenti, in grado di rappresentare distintamente i due personaggi principali.

Molto importante è considerare l'ambientazione e il periodo storico in cui la vicenda prende piede.
Ci troviamo, infatti, a Londra in piena epoca vittoriana, un'epoca caratterizzata da profonde e sconcertanti contraddizioni.
Viene descritta una società ipocrita, divisa in due: da una parte contempliamo un pericoloso perbenismo di facciata, dall'altra cogliamo il lato marcio e oscuro delle persone.
La spontaneità e i sentimenti vengono soffocati e schiacciati sotto il peso di una rigida morale (ben rappresentata dalla madre di Margaret).
L'importanza di apparire perfetti, di nascondere la propria natura sotto una maschera, accompagnata dalla tendenza a condannare il diverso, credo siano gli aspetti del romanzo che più mi hanno fatto rabbrividire.

Sarah Waters, inoltre, è stata davvero brava nel riportare fedelmente e vividamente questa epoca, descrivendone anche la parte che più oscura e interessante: il fenomeno dello spiritismo.
L'attrazione segreta per il mondo dei morti è talmente in netto contrasto con le idee razionali e scientifiche del tempo che è impossibile non rimanerne affascinati e turbati allo stesso tempo.

Centrale ed evidente è l'amore saffico  tra le due protagoniste, Margaret e Seline.
La loro è una relazione che va oltre il pregiudizio, che si ribella alle convezioni sociali e che si nutre della speranza di una futura libertà.
Entrambe sono imprigionate in una gabbia, che le soffoca e tenta di uniformarle a un qualcosa che non appartiene alla loro natura. 

Leggendo i loro diari entriamo completamente nella psiche di Margaret e Seline: viviamo i loro tormenti e angosce, le loro passioni e speranze...
Ci si ritrova ad essere coinvolti personalmente. La rabbia, il dolore, la rassegnazione rinchiusi a Millbanks ci avvolgono e ci risucchiano dal profondo, e si percepisce una sensazione di impotenza davanti a un simile spettacolo grottesco... la stessa che attanaglia Margaret e non la lascia stare.

Concludo con il dire che è stata una lettura forte, struggente e appassionante, che saprà tenervi con il fiato sospeso fino alla fine.
Io, intanto, sono già pronta per avventurarmi in altri romanzi di Sarah Waters.

mercoledì 5 agosto 2020

LE STORIE DI ANITA BLAKE, CACCIATRICE DI VAMPIRI: Nodo di sangue

Resuscitavo i morti e dispensavo l'eterno riposo ai non-morti: era quello che facevo, era quello che ero. Se mai avessi cominciato a indagare sulle mie motivazioni, avrei smesso di annientare i vampiri. 
Era semplice.
@thecovenofphantasmagoricalbook

TITOLO: Nodo di sangue
SERIE: Le storie di Anita Blake, cacciatrice di vampiri
AUTRICE: Laurell K. Hamilton
EDITORE: TEA DUE
GENERE: Horror, Mystery, Dark Fantasy
TRAMA: Anita Blake. Occhi e capelli neri, carnagione chiare, fisico atletico. il suo lavoro è quello di Risvegliante presso la Animators Inc. di St. Louis: dietro compenso - e per un breve periodo - resuscita i morti (cosa molto utile, ad esempio nei processi per omicidio...). Ma Anita ha anche un secondo "impiego": è una cacciatrice di vampiri autorizzata. Da qualche tempo, infatti, i vampiri sono stati legalmente riconosciuti: possono vivere, lavorare e avere contatti con gli umani, però, se qualcuno sgarra, ci pensa lei a sistemarlo con la sua Browning, caricata a proiettili placcati in argento. Non per nulla i vampiri la chiamano la Sterminatrice... Eppure è proprio un vampiro quello che, in una calda mattina di luglio, si presenta nel suo ufficio e le fa una strana proposta: occuparsi di un serial killer che sta terrorizzando la città e si accanisce esclusivamente sui vampiri. Anita non ci pensa nemmeno, però, quella sera stessa, incontra Jean-Claude, un potentissimo e affascinante vampiro che, senza mezzi termini, la ricatta: o lei accetta l'incarico oppure la sua amica Catherine morirà. La caccia è aperta: Anita dovrà penetrare in un universo oscuro, popolato da esseri sfuggenti e mutevoli, sfoderando tutto il suo coraggio (oltre che il suo crocifisso) per sopravvivere. chi, o che cosa, l'aspetta in fondo alla notte più nera e rovente?


RECENSIONE:
Alla fine non ho resistito alla succulenta tentazione di iniziare una nuova saga dedicata alle mie creature della notte predilette: i vampiri.
Reduce dalle splendide Cronache dei Vampiri di Anne Rice, non nego di aver temuto per molto tempo l'evenienza di incappare in romanzi trash e scontati sul tema; eppure ho voluto seguire il mio istinto e tentare la sorte con Le storie di Anita Blake, cacciatrice di vampiri.

Nodo di sangue è il primo volume della saga, e come punto di partenza, devo ammetterlo, davvero niente male.

La protagonista, nonché narratrice della storia, Anita Blake, è un'inarrestabile e caparbia ragazza di ventiquattro anni che da qualche tempo collabora con la squadra investigativa di St. Louis. 
La peculiarità, però, di questo personaggio è strettamente legato al suo inconsueto e duplice lavoro "notturno": Anita esercita la professione di risvegliante e di cacciatrice di vampiri.
Se un'attività è strettamente legata alla resurrezione di morti, l'altra, invece, è incentrata sullo sterminio di non-morti, ovvero di vampiri.
La morte, in entrambi i casi, sembra proprio seguirla ovunque... ma Anita non le da peso, considerandola ormai una sua fedele conoscenza.

Il mondo nel quale Anita vive riconosce apertamente l'esistenza di creature fuori dall'ordinario.
Vampiri, licantropi, zombie, necrofagi... si relazionano costantemente con gli esseri umani, e questo fatto va a sottolineare l'urgente bisogno dello Stato di istituire delle norme da rispettare e che, al contempo, tutelino i loro diritti. 
Nonostante ciò, l'oscurità e il mistero che avvolgono tali esseri sembra non volerli mai abbandonare, nascondendo alla luce macabre e inquietanti questioni.
Per questo motivo il compito di Anita, mantenere una pacifica convivenza tra umani e creature soprannaturali,  è di vitale importanza. Tutti i vampiri che trasgrediscono alle leggi vanno inevitabilmente incontro alla loro distruzione.

Anita, però, sembra essere spinta, nel perseguire i suoi doveri, da altre occulte e personali ragioni.

Sennonché, un evento bizzarro altera la sua solita e insolita routine: le viene proposto da un vampiro, mandato da lei dai suoi superiori, di indagare su chi, o che cosa, si nasconde dietro una serie di terribili massacri di non-morti.

Anita rifiuta categoricamente l'incarico, ma... un intricato piano crudele è pronto a scattare per farla collaborare senza nessuna esitazione.
Tutte le persone a lei care saranno in grave pericolo se solo prova a non ubbidire agli ordini della Master più antica e sadica della città: Nikolaos, una vampira dal tenero e dolce volto da ragazzina.

In questo libro facciamo la conoscenza di alcuni Master che sono sopravvissuti ai massacri,  meno antichi di Nikolaos ma altrettanto molto potenti. 
Primo tra tutti, il più particolare e misterioso, è Jean-Cleaude
Vampiro dal fascino estremamente sensuale e magnetico, enfatizzato dai suoi grandi occhi blu e dalla sua pelle eburnea, in netto contrasto con i morbidi capelli neri, è il proprietario di uno strip-club, il Guilty Pleasures, nel quale lavorano sia vampiri che umani, i così detti junkie.
La relazione che intercorre tra Jean-Cleaude e Anita, inoltre, è davvero intrigante: il lettore, dalla narrazione, percepisce un legame oscuro e profondo che unisce segretamente i due personaggi, benché nessun dettaglio riguardo il loro passato viene mai apertamente rivelato. 
Si rimane costantemente immersi nel mistero, e una inarrestabile curiosità cresce di pari passo allo spasmodico susseguirsi delle pagine.

Contemporaneamente, si verificano una serie di violente profanazioni di cimiteri: alcune bare sono state distrutte e aperte, e i cadaveri che le occupavano giacciono dilaniati e sparsi per tutto il cimitero.
L'ipotesi più evidente è che si tratti di un gruppo di necrofagi; ma ci sono troppe incongruenze e fatti inspiegabili che rendono questa supposizione poco plausibile.

Sembrerebbe che questi episodi siano legati all'emergere di un'inquietante setta, la Chiesa della Vita Eterna, che, già da qualche anno, diffonde instancabilmente le proprie ideologie e il proprio credo tra gli esseri umani, incitandoli ad abbandonare le loro umili vesti mortali per trasformarsi in eterni vampiri, gli eternali.
Nonostante le idee pacifiste di questo gruppo di fedeli, Anita percepisce qualcosa di pericoloso e allarmante, che la spinge a scavare più a fondo in questioni sconcertanti.

Anita è certa dell'esistenza di una connessione, un filo conduttore, che lega impercettibilmente tutti questi fatti inspiegabili.
Bisogna solo scovare il ragno che ha dato vita a una tale intricata e fitta ragnatela. 

La nostra risvegliante sa di trovarsi sola in un enorme e ingarbugliato labirinto. 
L'unica persona su cui può fare realmente affidamento è se stessa e nessun altro. 
Non può rischiare di mettere in pericolo le persone a cui vuole bene, e neppure di fidarsi ciecamente di chi le sta attorno. Chiunque può essere il terribile killer che sta mettendo a soqquadro la città.
Non ci sono più certezze su cui può contare, ma, allo stesso tempo, è consapevole di avere le capacità per vincere questa battaglia, una battaglia anche interiore... e non sarà certo l'oscurità a fermare Anita Blake.


Nodo di sangue è un romanzo coinvolgente, macabro, piacevole... capace di lasciare il lettore sempre con il fiato sospeso.
L'intera vicenda è davvero ben costruita e studiata fin nei dettagli; ogni piccolo tassello, apparentemente insignificante, alla fine combacia alla perfezione con il resto del puzzle. 

La narrazione risulta lineare, scorrevole e incalzante; infatti, non sono presenti mai momenti di stallo, e il tutto si sussegue ad un ritmo galoppante.
Fin dalle primissime pagine si viene introdotti nel cuore della storia, così si ha la precisa impressione di partecipare in prima persona agli eventi, senza esserne mai estranei. 

Le descrizioni, dei luoghi e dei personaggi, sono ben calibrate. 
Ho particolarmente apprezzato il modo in cui la Hamilton è riuscita a dar vita a un'atmosfera raffinatamente macabra e gotica, che si realizza proprio a partire dal suo stile elegante e moderno. Inoltre, la capacità dell'autrice di tratteggiare l'ambiente che fa da sfondo all'intera vicenda (i cimiteri, le chiese, lo strip-club...) è straordinaria, e si percepisce vividamente una sensazione di cupezza e sensualità, alle quali va ad aggiungere quel sapore antico e romantico che, inevitabilmente, ci trasporta in un universo assolutamente dark che rimanda ai capisaldi della letteratura del terrore

I personaggi sono tutti ben caratterizzati e si delineano senza difficoltà nella nostra immaginazione.
I vampiri si discostano dai malinconici ed eruditi Figli dei Millenni di Anne Rice. In Nodo di sangue ritornano i tradizionali requisiti dei non-morti (esseri della notte assetati di sangue, tendenzialmente cattivi ed estremamente belli) assieme ai vecchi metodi per distruggerli (la luce del sole, il paletto nel cuore, l'acqua santa, l'argento..). 
 
Anita Blake è un personaggio a dir poco singolare. Testarda, ironica, brusca, sincera e leale, è una delle poche protagoniste donna (insieme a Lisbeth Salander della trilogia Millennium di Stieg Larsonn) che veramente ho trovato molto interessante e piacevole. 
Una ragazza indipendente che non ha bisogno di essere soccorsa da nessun uomo, e che sa farsi rispettare in un mondo di lupi feroci, non solo nel senso stretto del termine.

Jean-Cleaude mi ha ricordato a tratti il caro Lestat delle Cronache dei Vampiri. Molto probabilmente per i suoi modi di fare un po' istrionici ed eleganti, così come le sporadiche uscite in francese e la predilezione per abiti sofisticati. 
Nonostante questo, non ho potuto non apprezzare questo vampiro peculiare e stuzzicante. 

Ci sarebbero ancora tanti altri personaggi di cui vorrei parlarvi in questa recensione, ma eviterò per non fare assolutamente nessuno spoiler.

In conclusione, mi sento di consigliare questo romanzo a tutti i lettori appassionati di vampiri, di urban/dark fantasy e di letteratura horror, o a chi è alla di un libro ricco di azione e e colpi di scena inaspettati.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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mercoledì 29 luglio 2020

Lolita

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
 
TITOLO: Lolita
AUTORE: Vladimir Nabokov
EDITORE: Adelphi Edizioni
TRAMA: «Dopo trentasei anni, rileggo Lolita di Vladimir Nabokov... Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un'abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romanzesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostati nel mio ricordo. Non mi ero mai accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica» 
PIETRO CITATI

RECENSIONE:
Lolita affiora come la più intima e trascinante confessione di un uomo logorato da un violento e struggente impulso amoroso per una ragazzina di soli dodici anni.

L'autore del manoscritto, il quale adotta lo pseudonimo Humbert Humbert, decide di ripercorrere, passo dopo passo, la propria conturbante e inaccettabile passione, lasciando che la sua profonda e sconcertante confidenza, la sua indicibile storia, cominci a partire dagli anni più remoti della sua tenera e dolorosa giovinezza. 

Suo padre era proprietario di un lussuoso albergo sulla Costa Azzurra, l'Hotel Mirana, e in questo  luogo magnifico e incantato Humbert trascorreva felice la propria esistenza.

Circa all'età di tredici anni, il protagonista si innamora perdutamente di Annabel, sua coetanea. Tra incontenibile desiderio e prime esperienze, le speranze di Humbert per un futuro insieme vengono crudelmente distrutte dalla morte inaspettata di lei.
Il protagonista è totalmente sicuro che fu proprio questo shock improvviso a provocare quella crepa che percorrerà tutta la sua vita, divenendo un ostacolo a ogni sua successiva storia d'amore.
L'immagine di Annabel non lo abbandonerà mai, tanto da cercarla ovunque anche dopo essersi lasciato alle spalle il periodo della giovinezza.

Gli anni passano e Humbert è divenuto professore di letteratura inglese in un collegio maschile. 
Se apparentemente egli mostra di portare avanti rapporti ordinari con donne adulte, vicine alla sua età, interiormente è tormentato dall'ardere di un indicibile desiderio destinato a coloro che designa con il nome di ninfette.
Il narratore si affretta nel precisare che non tutte la fanciulle dall'età compresa tra i nove e i quattordici anni possono essere identificate come ninfette. Solamente le creature che presentano delle qualità arcane, a tratti demoniache, e un fascino insidioso e struggente (badate bene... la bellezza non viene annoverata  tra i criteri validi per individuarle) possono essere le elette dei ninfolettici.

Humbert è consapevole che i suoi sono pensieri inaccettabili e perversi agli occhi della società che lo circonda, e che la legge lo avrebbe punito severamente per questo suo orientamento; allo stesso tempo,  però, non riesce a trovare nulla di riprovevole verso i suoi impulsi.
Con molta precisione e semplicità, infatti, il protagonista ci elenca una serie di culture sparse nel mondo nelle quali rapporti di questo genere sono del tutto ammessi. Questo per sottolineare la sua innocenza.

Nonostante questi suoi fuochi interiori, Humbert ha appreso come contenersi e comportarsi normalmente in presenza di queste amabili creature, e di nutrirsi di loro attraverso un fugace sguardo e  rintanarsi, poi, nel proprio mondo immaginario
Tutto questo tenersi dentro, a lungo andare, lo ha condotto verso due ricoveri nel reparto psichiatrico, dove i dottori attribuiscono ai suoi crolli nervosi altre problematiche.

La situazione, però, prende una nuova piega nell'estate del 1947.
Humbert è deciso a trasferirsi per un po' nel New England, in America, per dedicarsi ai suoi studi e alla stesura di un nuovo libro.
Ad ospitarlo sarebbero stati i signori McCoo, vecchi amici di suo zio; ma, al suo arrivo, viene informato che la loro casa è stata completamente rasa al suolo da un incendio.
Tuttavia, un'amica della signora McCoo, Charlotte Haze, una giovane vedova che vive assieme a sua figlia, si è offerta di dargli una sistemazione.

La prima impressione della casa non è in nessun modo positiva, così come quella della signora Haze, donna dal facile innamoramento potremmo dire; ma è bastata la vista della piccola Haze, Dolores Haze, a far mutare ogni possibile intenzione di abbandonare quella abitazione ripugnate.

Da questo momento la narrazione prende la forma di un diario: Humbert riporta tutto ciò che ricorda di aver scritto, durante quella iniziale permanenza, su un'agenda di pelle nera e di aver successivamente bruciato per ovvie ragioni.
In queste pagine si diventa ancora più partecipi delle sensazioni e delle riflessioni del protagonista: dalle sue lunghe e dettagliate descrizioni dei movimenti più impercettibili della sua ninfetta ai pensieri di disgusto e fastidio verso sua madre, la quale gli impedisce, inconsapevolmente, di trascorrere del tempo in segreta contemplazione di Lolita.

Humbert, però, si sente strettamente legato al principio morale di non corrompere in nessun modo un'adolescente, di non macchiare l'innocenza di una bambina.
Gli sguardi sfuggevoli e le carezze impercettibili saranno gli unici modi che ha per godere di tutto ciò che Lolita ha da offrirgli. 
Col tempo, però, il quadro comincia a prendere una nuova e inaspettata sfumatura.

C'è qualcosa in questa dodicenne che sconcerta e lascia a dir poco perplessi.
Se per un primo istante l'accusa per i pensieri riprovevoli di Humbert, nonostante ce li serva avvalendosi di un linguaggio raffinato, colto ed elegante, totalmente lontano da quello che potremmo aspettarci da un una persona che prova tali impulsi, sia un qualcosa di quasi scontato... succede che i comportamenti di Lolita ci costringano a fare un passo indietro.

Talvolta appare proprio lei la seduttrice del protagonista, una ragazzina ben consapevole del potere che ha su di lui.
Il suo aspetto tradisce letteralmente quello che realmente si nasconde dentro quel corpo, a metà tra bambina e donna, ed è proprio questa la caratteristica più affascinante di Lolita: non solo riesce ad ammaliare il maturo e controverso Humbert, ma possiede la capacità di ipnotizzare il lettore stesso.

Nabokov, con sferzante eleganza, ci presenta un caso assolutamente fuori dal normale e fuori da ogni convenzione sociale.

Continuo a sfogliare questi infelici ricordi e a domandarmi se proprio allora, nello scintillio di quell'estate remota, abbia avuto origine la crepa che percorre la mia vita.

Lolita è un libro davvero singolare che ama scandalizzare e sfidare la morale del lettore e della società stessa. 
Non fu un caso che la sua storia editoriale fu lunga e travagliata.
Nabokov concluse il suo romanzo nel 1953, e solo nel 1955 venne pubblicato dall'editore francese Olympia Press
La grande maggioranza degli editori americani e inglesi non volevano in nessun modo avere a che fare con un libro che avesse come protagonista un pedofilo; infatti, l'autore dovette attendere il 1958/59 per assistere, finalmente, alla sua pubblicazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Lolita rappresentò, inoltre, un punto di svolta nella liberazione dalla censura, tanto che in quegli stessi anni la Penguin (importante casa editrice inglese) decise di far pubblicare, nel 1960, L'amante di Lady Chatterley (1928), andando persino contro la legge.

Ora, andando oltre la controversa relazione tra il protagonista e la sua amata ninfetta (indubbiamente fulcro e caratteristica più evidente e singolare del romanzo), cosa rende Lolita un vero classico senza tempo?

Sicuramente lo stile di scrittura di Nabokov.
La maniacale attenzione per i dettagli, l'uso consapevole e ben preciso delle parole, l'inserimento di similitudini e accostamenti di immagini inconsuete... tutto ciò evidenzia la grande capacità dell'autore di giocare con le parole, dando origine a una prosa estremamente ricca e sinuosa.

In secondo luogo la caratterizzazione dei personaggi.
Già in precedenza ho accennato al protagonista come narratore della storia, ed è proprio basandoci sulla sua confessione che riusciamo a farci un'idea concreta di lui, del suo aspetto e del suo modo d'essere.
Ci figuriamo un uomo prestante ed elegante, acuto e meticoloso, franco e ironico (tanto che in alcune parti  risulta addirittura simpatico!).
Humbert pone un'attenzione quasi ossessiva verso i più piccoli particolari, descrivendoli in un modo a dir poco dettagliato, inserendo talvolta qualche commentino pungente, solitamente rivolto a quelle donne che provano a corteggiarlo e a coloro che si frappongono tra lui e i suoi piani. 
Humbert, per quanto possa essere psicologicamente perverso, è totalmente consapevole del suo disturbo mentale.
Nabokov, lasciando la parola al protagonista, filtra l'intera vicenda attraverso i suoi occhi, non sempre affidabili, e questo ci permette di esplorare a fondo la sua psiche e di cogliere il suo graduale cambiamento interiore, una graduale discesa nel vortice della follia e dell'ossessione, a partire dal primo istante in cui il suo sguardo si è posato sulla piccola Lolita.

Dolores Haze, presentata attraverso una serie di vezzeggiativi (Lo, Lola, Dolly... o Lolita come ama chiamarla Humbert), è una fanciulla di appena dodici anni che, grazie alla propria immagine incantevole e il suo potere seduttivo, ipnotizza la mente deviata di Humbert, costringendolo a rimane letteralmente soggiogato dal suo fascino ninfesco, conducendolo verso un'attrazione fatale.
La ninfetta, lungi dall'essere un dolce angelo senza peccato, ci viene descritta come capricciosa e testarda, ribelle e senza peli sulla lingua. Praticamente il ritratto più veritiero dell'adolescenza se non fosse per un piccolo particolare...
Ciò che la rende visibilmente diversa dalle sue coetanee è la sua spiccata sessualità: il suo comportamento provocante genera in Humbert una forte attrazione, erotica e non solo.

In ultima analisi, un elemento essenziale che appartiene a tutti personaggi di Nabokov, principali e secondari, è la capacità di oscillare tra la realtà e la follia: tutti possiedono un lato razionale e concreto, che li mantiene ancorati al mondo reale e li rende vivi ai nostri occhi, e un lato surreale e squilibrato, che li vede coinvolti in una sorta di vortice di illusioni e fantasie allucinanti. 

Alla fine di tutto sorge spontanea la domanda: Ci troviamo a leggere le memorie di un maniaco squilibrato e ossessionato da una ragazzina estremamente precoce, oppure la testimonianza di un uomo che tenta in tutti i modi di spiegare e analizzare a fondo cosa scatena le sue passioni più profonde e tormentate ? 

Lascio l'ultima parola a voi, lettori.
Io posso solo consigliarvi la lettura di questo straordinario romanzo.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
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domenica 19 luglio 2020

Fahrenheit 451

Questa notte ho pensato a tutto il cherosene di cui mi sono servito da dieci anni a questa parte. E ho pensato ai libri. E per la prima volta mi sono accorto che dietro un libro c'è un uomo.

TITOLO: Fahrenheit 451
AUTORE: Ray Bradbury
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Classici Chrysakide
TRAMA: Non era pura e semplice fantascienza, quella di Ray Bradbury. Il suo è un futuro spaventosamente vicino. Nel futuro di Fahrenheit 451 non si leggono più libri, anzi si bruciano, perché tutti devono essere uguali, e nei libri, invece, si impara la differenza. E' un presente dedito al piacere, ai titillamenti in abbondanza, allo svago per lo svago, a forme di distrazione che sanno di dipendenza. Dove si vuole soltanto essere allegri, spensierati, sereni. Non pensare. Com'è possibile allora, in una simile società felice, dimenticare di essere felici?

RECENSIONE:
Correva l'anno 1951 quando The Fireman comparve per la prima volta sulla rivista di fantascienza The Galaxy. La storia ebbe un immediato successo e riuscì persino ad attirare l'interesse di un importante editore, che propose allo scrittore emergente Ray Bradbury di pubblicare il suo romanzo.
Prima di far ciò, però, bisognava risolvere un piccolo ma delicato grattacapo: ritoccare il titolo dell'opera, che evidentemente non era adatto alle esigenze del pubblico.
A questo punto Bradbury ebbe una geniale intuizione... chiamò il comando dei vigili del fuoco di Los Angeles e chiese: 
Potete dirmi a quale temperatura prende fuoco la carta?
La risposta più ovvia fu: 451 gradi Fahrenheit.
Nacque così Fahrenheit 451.

«Non leggete mai i libri che bruciate?»
Lui si mise a ridere.
«Ma è contro la legge!»
«Oh, già, certo.»

Guy Montag, il protagonista del romanzo, è un vigile del fuoco... un vigile del fuoco, però, assai diverso da come potremmo intenderlo noi. 
Il suo lavoro, infatti, non consiste nel placare e spegnere le fiamme, bensì di appiccarle.
Tutti gli uomini come lui, gli incendiari, uomini marcati dall'intenso e inconfondibile odore di cherosene, lavorano nella milizia del fuocoe il loro unico compito è quello di dar vita a dei veri e propri roghi in tutte quelle abitazioni che nascondono al loro interno dei libri.

La società distopica, descritta nel romanzo, etichetta i possessori di libri come dei terribili malviventi, dei criminali psicopatici, i quali non rispettano la legge che proibisce la lettura, e per questo rinchiusi in manicomi oppure lasciati bruciare assieme alle loro amate biblioteche.
Proprio così... molti dei sovversivi preferiscono una lenta e dolorosa morte tra le fiamme piuttosto che una vita incolore senza libri.

Che strano incontro in una notte strana!

Montag ama il suo lavoro; lo trova davvero appagante e insostituibile, tanto che, dopo ben dieci anni di servizio, non desidera altro al di fuori di ciò che quotidianamente svolge.
Una sera d'autunno, però, la situazione viene capovolta radicalmente.
Montag è di ritorno da lavoro, e, inaspettatamente, incontra una piccola ragazza che passeggia solitaria: Clarisse McClellan, la nuova vicina di casa.
Dopo un primo momento di imbarazzo ed esitazione, dovuto principalmente a un leggero timore verso l'incendiario, i due decidono di passeggiare insieme fino a casa, dialogando in un modo al quale Montag non era più abituato. 
I discorsi strampalati e i pensieri intricati della ragazza, uniti al suo singolare modo di approcciarsi alla vita, lo incuriosiscono notevolmente e risvegliano in lui un vecchio fuoco... un fuoco ben diverso da quello che è solito maneggiare ogni giorno.
Una nuova consapevolezza comincia a far breccia nel profondo di Montag, e tutto il suo mondo, costruito su certezze e verità scontate, lentamente prende a sgretolarsi davanti ai suoi occhi. Una lunga serie di interrogativi si accumulano e si intrecciano nei suoi pensieri e, ogni qualvolta che tenta di trovare delle risposte, qualcosa sembra sempre sfuggirgli.

Come sempre a casa c'è ad aspettarlo Milfred, sua moglie.
Il loro rapporto appare, fin dalle prime descrizioni, freddo e distaccato, privo di qualsivoglia forma di amore; e potremmo perfettamente paragonarli a due sconosciuti che condividono lo stesso tetto.
Milfred è una donna apatica, e l'unico interesse che possiede lo rivolge al modesto stipendio di Montag, poiché le permette di acquistare tutto ciò che desidera... soprattutto i beni materiali più superflui e futili.
Tra i tanti oggetti indispensabili vi sono tre pareti TV che ricoprono interamente i muri del soggiorno, stanza in cui Milfred trascorre la maggior parte del tempo in compagna della  famiglia.
Chi sono queste persone che quotidianamente invadono le tre pareti/schermo della stanza, parlando e raccontando storielle finte e senza senso?
Si presentano come amici intimi che si conoscono da una vita, ma di confidenziale non hanno assolutamente nulla. 
La loro missione è far divertire gli spettatori, di non condurli verso argute e intricate riflessioni. 
Non deve esserci il tempo per  ragionamenti articolati, per discussioni, per scambi di idee... ogni cosa deve essere rapida e immediata; ogni messaggio deve arrivare diretto alle orecchie dello spettatore, così da poter passare istantaneamente a un altro, e un altro ancora.
Solo in questo modo si può essere davvero felici; solo in questo modo si evita di perdersi in lunghi e contorti ragionamenti, che altro non portano se non dispiacere. 

Montag inizia fortemente a dubitare di questa felicità di facciata, cominciando a vedere la situazione come realmente è: sua moglie sta morendo e non vuole accettarlo; intere librerie bruciano, carbonizzando tutto il sapere che un tempo qualcuno ha reso disponibile all'umanità; scarseggiano sempre di più tutte quelle persone che conoscono la verità, divenute ormai presenze nascoste silenziose nell'ombra che non osano rivelarsi; una guerra misteriosa è alle porte, ma nessuno sa, o meglio si interessa contro chi o perché deve essere combattuta...

Il protagonista, però, già da qualche mese, nasconde un indicibile segreto proprio dentro le proprie quattro mura domestiche...

Montag è determinato ad ottenere tutte le risposte ai suoi interrogativi, e, da un vago ricordo, rievoca un curioso incontro, avvenuto qualche tempo prima, con un anziano signore che un tempo fu un importante professore: Faber.
Decide immediatamente di mettersi in contatto con lui, nonostante non sia stato affatto semplice. 
Faber, dopo le iniziali perplessità rivolte  all'incendiario, si convince a uscire dall'ombra e ad aiutarlo, e insieme iniziano a costruire un piano per riportare la perduta consapevolezza negli uomini.

Tra le mille peripezie, Montag percepisce sempre di più il decadimento morale della società che lo circonda, della indifferenza e passività delle persone di fronte alle crudeltà alle quali, non curanti, assistono... ma non si arrende alle difficoltà della propria ricerca.

L'uomo sa essere estremamente devastante e stolto, ma, allo stesso tempo, possiede un qualcosa che lo rende migliore e lo salva dalla sua stessa autodistruzione: la memoria.
Possiamo evitare di commettere sempre gli stessi errori se siamo bravi a non dimenticare le loro terribili conseguenze...
E quale oggetto meglio dei libri si presta ad essere il migliore scrigno dei ricordi?

Se nascondi la tua ignoranza, nessuno ti darà una bastonata, ma tu non imparerai mai.

Fahrenheit 451 è un romanzo distopico ambientato in un futuro indefinito, nel quale tutte le problematiche della società presente sono portate ad un livello di esasperazione estremo.
Ci troviamo di fronte a una popolazione impaziente e irrequieta,  che ha dimenticato l'importanza del sapere contenuto nei libri; infatti, per tutto il romanzo, viene ribadito che non c'è mai stato il ricorso dittatoriale del Governo a delle vere imposizioni che vietano l'azione del leggere, ma, lentamente, le persone stesse hanno spostato la loro attenzione su altre forme di intrattenimento più immediate, come  quelle fornite dalla tecnologia
In questo modo tutti sono uguali e felici; ogni forma di possibile diversità viene eliminata attraverso i grandi roghi dei libri, poiché solo quest'ultimi sono in grado di dar vita a pensieri unici.

Montag è un uomo identico a tutti gli altri, apparentemente spensierato e felice.
Qualcosa, però, cambia nel suo modo di intendere le cose, e questo lo rende un personaggio assolutamente dinamico e in continua evoluzione
Nel corso dell'intera narrazione, in particolar modo in seguito all'incontro con Clarisse, assistiamo a una sua sorprendente crescita interiore, che lo conduce sempre più vicino ad una nuova e illuminante consapevolezza.
Clarisse è uno personaggi più affascinanti della storia, e la possiamo immaginare come una sorta di guida del protagonista; seppur la sua giovane età, è lei che, con il suo modo insolito di osservare il mondo circostante e di approcciarsi alla vita, lo indirizza verso una libertà sconosciuta.
I personaggi secondari che si susseguono nel corso dell'intera della vicenda, seppure, a volte, presentati con brevi descrizioni, sono sempre ben caratterizzati grazie ai loro personali discorsi e pensieri; in questo modo per il lettore non è difficile delinearli nella propria immaginazione. 

Lo stile di scrittura di Bradbury è davvero singolare e curioso: sono presenti, nel corso della narrazione, dei momenti in cui il narratore si sofferma su piccoli dettagli, suoni o colori particolari, che arricchiscono le descrizioni senza mai farle diventare noiose o superflue.  
La struttura del romanzo, inoltre, è abbastanza lineare: segue sempre un filo cronologico, che delle volte è intervallato da brevi flashback, ricordi di eventi passati, che infittiscono la storia e le donano un alone di mistero.


Infine, Fahrenheit 451 non è solamente un libro che racconta una semplice storia, ma è un vero e proprio manifesto di protesta rivolto a una società che sta perdendo disgraziatamente la propria genuinità.

Leggiamo di case invase da mega schermi, di automobili che sfrecciano alla velocità della luce, di persone che parlano di socialità e poi non hanno neppure la possibilità di esprimere una propria opinione o dar vita a dei confronti e scambi di idee...

Questo è il mondo futuristico descritto in Fahrenheit 451, ma è lo stesso identico mondo in cui viveva Ray Bradbury negli anni 50 e in cui viviamo noi oggi nel 2020.

Siamo totalmente sommersi dal rumore, che ci impedisce di ascoltare tutto ciò che ci circonda: il televisore, il cellulare, il computer, l'iPad... schermi ovunque
Sono tutti strumenti che per certi versi ovattano i nostri sensi, e attraverso i quali riescono a bombardarci di infinite e contraddittorie informazioni, tanto da farci credere di conoscere ogni cosa e di essere informati su tutto. 

Montag rappresenta l'uomo contemporaneo, immerso nel caotico universo di attività freniche a cui deve sottostare per sopravvivere, che finalmente giunge a scoprire la vera importanza del rallentare, del fermarsi e del respirare.

I libri, poi, sono una forte metafora della memoria umana
Bradbury riesce a descriverci attraverso il loro destino le paure più profonde dell'uomo: la perdita totale del ricordo
Questo passo, poi, mi ha fatto fare un piccolo collegamento con un capitolo del Suspiria de Profundis di Thomas de Quincey, nel quale si associa la memoria umana ad un palinsesto.

Ho apprezza tantissimo questo romanzo; in particolar modo le ultime pagine, ricche di azione e momenti di riflessione, che mi hanno davvero commossa.
Una lettura che consiglio assolutamente a tutti.


Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
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MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...