mercoledì 29 luglio 2020

Lolita

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
 
TITOLO: Lolita
AUTORE: Vladimir Nabokov
EDITORE: Adelphi Edizioni
TRAMA: «Dopo trentasei anni, rileggo Lolita di Vladimir Nabokov... Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un'abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romanzesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostati nel mio ricordo. Non mi ero mai accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica» 
PIETRO CITATI

RECENSIONE:
Lolita affiora come la più intima e trascinante confessione di un uomo logorato da un violento e struggente impulso amoroso per una ragazzina di soli dodici anni.

L'autore del manoscritto, il quale adotta lo pseudonimo Humbert Humbert, decide di ripercorrere, passo dopo passo, la propria conturbante e inaccettabile passione, lasciando che la sua profonda e sconcertante confidenza, la sua indicibile storia, cominci a partire dagli anni più remoti della sua tenera e dolorosa giovinezza. 

Suo padre era proprietario di un lussuoso albergo sulla Costa Azzurra, l'Hotel Mirana, e in questo  luogo magnifico e incantato Humbert trascorreva felice la propria esistenza.

Circa all'età di tredici anni, il protagonista si innamora perdutamente di Annabel, sua coetanea. Tra incontenibile desiderio e prime esperienze, le speranze di Humbert per un futuro insieme vengono crudelmente distrutte dalla morte inaspettata di lei.
Il protagonista è totalmente sicuro che fu proprio questo shock improvviso a provocare quella crepa che percorrerà tutta la sua vita, divenendo un ostacolo a ogni sua successiva storia d'amore.
L'immagine di Annabel non lo abbandonerà mai, tanto da cercarla ovunque anche dopo essersi lasciato alle spalle il periodo della giovinezza.

Gli anni passano e Humbert è divenuto professore di letteratura inglese in un collegio maschile. 
Se apparentemente egli mostra di portare avanti rapporti ordinari con donne adulte, vicine alla sua età, interiormente è tormentato dall'ardere di un indicibile desiderio destinato a coloro che designa con il nome di ninfette.
Il narratore si affretta nel precisare che non tutte la fanciulle dall'età compresa tra i nove e i quattordici anni possono essere identificate come ninfette. Solamente le creature che presentano delle qualità arcane, a tratti demoniache, e un fascino insidioso e struggente (badate bene... la bellezza non viene annoverata  tra i criteri validi per individuarle) possono essere le elette dei ninfolettici.

Humbert è consapevole che i suoi sono pensieri inaccettabili e perversi agli occhi della società che lo circonda, e che la legge lo avrebbe punito severamente per questo suo orientamento; allo stesso tempo,  però, non riesce a trovare nulla di riprovevole verso i suoi impulsi.
Con molta precisione e semplicità, infatti, il protagonista ci elenca una serie di culture sparse nel mondo nelle quali rapporti di questo genere sono del tutto ammessi. Questo per sottolineare la sua innocenza.

Nonostante questi suoi fuochi interiori, Humbert ha appreso come contenersi e comportarsi normalmente in presenza di queste amabili creature, e di nutrirsi di loro attraverso un fugace sguardo e  rintanarsi, poi, nel proprio mondo immaginario
Tutto questo tenersi dentro, a lungo andare, lo ha condotto verso due ricoveri nel reparto psichiatrico, dove i dottori attribuiscono ai suoi crolli nervosi altre problematiche.

La situazione, però, prende una nuova piega nell'estate del 1947.
Humbert è deciso a trasferirsi per un po' nel New England, in America, per dedicarsi ai suoi studi e alla stesura di un nuovo libro.
Ad ospitarlo sarebbero stati i signori McCoo, vecchi amici di suo zio; ma, al suo arrivo, viene informato che la loro casa è stata completamente rasa al suolo da un incendio.
Tuttavia, un'amica della signora McCoo, Charlotte Haze, una giovane vedova che vive assieme a sua figlia, si è offerta di dargli una sistemazione.

La prima impressione della casa non è in nessun modo positiva, così come quella della signora Haze, donna dal facile innamoramento potremmo dire; ma è bastata la vista della piccola Haze, Dolores Haze, a far mutare ogni possibile intenzione di abbandonare quella abitazione ripugnate.

Da questo momento la narrazione prende la forma di un diario: Humbert riporta tutto ciò che ricorda di aver scritto, durante quella iniziale permanenza, su un'agenda di pelle nera e di aver successivamente bruciato per ovvie ragioni.
In queste pagine si diventa ancora più partecipi delle sensazioni e delle riflessioni del protagonista: dalle sue lunghe e dettagliate descrizioni dei movimenti più impercettibili della sua ninfetta ai pensieri di disgusto e fastidio verso sua madre, la quale gli impedisce, inconsapevolmente, di trascorrere del tempo in segreta contemplazione di Lolita.

Humbert, però, si sente strettamente legato al principio morale di non corrompere in nessun modo un'adolescente, di non macchiare l'innocenza di una bambina.
Gli sguardi sfuggevoli e le carezze impercettibili saranno gli unici modi che ha per godere di tutto ciò che Lolita ha da offrirgli. 
Col tempo, però, il quadro comincia a prendere una nuova e inaspettata sfumatura.

C'è qualcosa in questa dodicenne che sconcerta e lascia a dir poco perplessi.
Se per un primo istante l'accusa per i pensieri riprovevoli di Humbert, nonostante ce li serva avvalendosi di un linguaggio raffinato, colto ed elegante, totalmente lontano da quello che potremmo aspettarci da un una persona che prova tali impulsi, sia un qualcosa di quasi scontato... succede che i comportamenti di Lolita ci costringano a fare un passo indietro.

Talvolta appare proprio lei la seduttrice del protagonista, una ragazzina ben consapevole del potere che ha su di lui.
Il suo aspetto tradisce letteralmente quello che realmente si nasconde dentro quel corpo, a metà tra bambina e donna, ed è proprio questa la caratteristica più affascinante di Lolita: non solo riesce ad ammaliare il maturo e controverso Humbert, ma possiede la capacità di ipnotizzare il lettore stesso.

Nabokov, con sferzante eleganza, ci presenta un caso assolutamente fuori dal normale e fuori da ogni convenzione sociale.

Continuo a sfogliare questi infelici ricordi e a domandarmi se proprio allora, nello scintillio di quell'estate remota, abbia avuto origine la crepa che percorre la mia vita.

Lolita è un libro davvero singolare che ama scandalizzare e sfidare la morale del lettore e della società stessa. 
Non fu un caso che la sua storia editoriale fu lunga e travagliata.
Nabokov concluse il suo romanzo nel 1953, e solo nel 1955 venne pubblicato dall'editore francese Olympia Press
La grande maggioranza degli editori americani e inglesi non volevano in nessun modo avere a che fare con un libro che avesse come protagonista un pedofilo; infatti, l'autore dovette attendere il 1958/59 per assistere, finalmente, alla sua pubblicazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Lolita rappresentò, inoltre, un punto di svolta nella liberazione dalla censura, tanto che in quegli stessi anni la Penguin (importante casa editrice inglese) decise di far pubblicare, nel 1960, L'amante di Lady Chatterley (1928), andando persino contro la legge.

Ora, andando oltre la controversa relazione tra il protagonista e la sua amata ninfetta (indubbiamente fulcro e caratteristica più evidente e singolare del romanzo), cosa rende Lolita un vero classico senza tempo?

Sicuramente lo stile di scrittura di Nabokov.
La maniacale attenzione per i dettagli, l'uso consapevole e ben preciso delle parole, l'inserimento di similitudini e accostamenti di immagini inconsuete... tutto ciò evidenzia la grande capacità dell'autore di giocare con le parole, dando origine a una prosa estremamente ricca e sinuosa.

In secondo luogo la caratterizzazione dei personaggi.
Già in precedenza ho accennato al protagonista come narratore della storia, ed è proprio basandoci sulla sua confessione che riusciamo a farci un'idea concreta di lui, del suo aspetto e del suo modo d'essere.
Ci figuriamo un uomo prestante ed elegante, acuto e meticoloso, franco e ironico (tanto che in alcune parti  risulta addirittura simpatico!).
Humbert pone un'attenzione quasi ossessiva verso i più piccoli particolari, descrivendoli in un modo a dir poco dettagliato, inserendo talvolta qualche commentino pungente, solitamente rivolto a quelle donne che provano a corteggiarlo e a coloro che si frappongono tra lui e i suoi piani. 
Humbert, per quanto possa essere psicologicamente perverso, è totalmente consapevole del suo disturbo mentale.
Nabokov, lasciando la parola al protagonista, filtra l'intera vicenda attraverso i suoi occhi, non sempre affidabili, e questo ci permette di esplorare a fondo la sua psiche e di cogliere il suo graduale cambiamento interiore, una graduale discesa nel vortice della follia e dell'ossessione, a partire dal primo istante in cui il suo sguardo si è posato sulla piccola Lolita.

Dolores Haze, presentata attraverso una serie di vezzeggiativi (Lo, Lola, Dolly... o Lolita come ama chiamarla Humbert), è una fanciulla di appena dodici anni che, grazie alla propria immagine incantevole e il suo potere seduttivo, ipnotizza la mente deviata di Humbert, costringendolo a rimane letteralmente soggiogato dal suo fascino ninfesco, conducendolo verso un'attrazione fatale.
La ninfetta, lungi dall'essere un dolce angelo senza peccato, ci viene descritta come capricciosa e testarda, ribelle e senza peli sulla lingua. Praticamente il ritratto più veritiero dell'adolescenza se non fosse per un piccolo particolare...
Ciò che la rende visibilmente diversa dalle sue coetanee è la sua spiccata sessualità: il suo comportamento provocante genera in Humbert una forte attrazione, erotica e non solo.

In ultima analisi, un elemento essenziale che appartiene a tutti personaggi di Nabokov, principali e secondari, è la capacità di oscillare tra la realtà e la follia: tutti possiedono un lato razionale e concreto, che li mantiene ancorati al mondo reale e li rende vivi ai nostri occhi, e un lato surreale e squilibrato, che li vede coinvolti in una sorta di vortice di illusioni e fantasie allucinanti. 

Alla fine di tutto sorge spontanea la domanda: Ci troviamo a leggere le memorie di un maniaco squilibrato e ossessionato da una ragazzina estremamente precoce, oppure la testimonianza di un uomo che tenta in tutti i modi di spiegare e analizzare a fondo cosa scatena le sue passioni più profonde e tormentate ? 

Lascio l'ultima parola a voi, lettori.
Io posso solo consigliarvi la lettura di questo straordinario romanzo.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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7 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Che poi hanno associato il romanzo alla vicenda di Sally Horner... ben più turpe e violenta. In realtà sono molte le storie analoghe a quella della piccola Sally. Conosco benissimo la trama del romanzo... motivo per il quale, purtroppo, ne rimando sempre la lettura. Ho letto degli estratti ma recupererò. La citazione che hai scelto all'inizio è indicativa dello straordinario stile dell'autore.

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    1. Infatti è proprio il protagonista che in alcune parti paragona la sua vicenda a quella di Sally e Frank. Anche io per molto tempo ho rimandato questa lettura, sperando nel momento giusto... E sono passati davvero molti anni prima della decisione di leggerlo. Ti dirò che, nonostante la trama sentita e risentita, il romanzo mi ha davvero sorpresa. Non mi aspettavo in nessun modo uno stile così raffinato.

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  3. E' entrambe le cose, le memorie di un maniaco e la sua controparte consapevole di esser preso da istinti sbagliati. Certo, onore all'autore per il coraggio di trattare un argomento simile e, non ho letto il libro ma credo che sia riuscito a farlo in maniera tale da far diventare questo libro quasi una tappa obbligata per chi ama il genere. Molto molto "sul filo del rasoio" tra l'applauso e la condanna. Applauso per l'aver trattato un tema scottante sicuramente senza cadere nel volgare e ripeto, per il coraggio, condanna perche' nessuno creda che la seduttivita' di una dodicenne possa essere il lasciapassare di certi istinti! Tra l'altro ho il libro a casa, quasi quasi gli do un po' di attenzione...

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  4. La parte più straordinaria del romanzo sta nel fatto che istintivamente condanniamo il protagonista per i suoi pensieri e istinti, ma, d'altro canto, siamo ammaliati dalle sue parole... Se si fosse riferito ad una donna adulta sarebbe stato assolutamente normale.
    Humbert crea la possibilità di far pensare al lettore di essere innocente, di essere la vittima del fato. Nabokov davvero ha dato vita a un libro davvero unico.

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  5. Non ho mai letto il libro, però ho sempre desiderato farlo. Forse non l'ho mai preso proprio per l'argomento scottante che tratta, del modo in cui può apparire la storia ai miei stessi occhi. Ho sempre temuto di associare la lettura di questo ad altro, di lasciarmi trasportare fin troppo dalle emozioni di cui sono schiava e finire per non riuscire a leggerlo. Di certo, dopo questa recensione, ho sempre più intenzione di leggerlo, anche perché credo sia affascinante sondare la psiche del personaggio in sé.

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  6. Mi ricorda anche se alla lontana il caso Henry Quebert. Un n libro molto intenso a quanto vedo!

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