mercoledì 26 febbraio 2020

LA TRILOGIA DEI COLORI: Neve

La neve è una poesia. Una poesia di un candore smagliante.”



TITOLO: Neve
AUTORE: Maxence Fermine
EDITORE: Bompiani
TRAMA: Tre colori, tre favole piene di poesia e di emozioni. La prima, Neve, è bianca e riposante, come la neve e l'Asia che la ispirano. Yuko è un giovane poeta giapponese. Nei suoi haiku sa cantare solo lo splendore e la bianchezza della neve. Soseki è un ansiano pittore divenuto cieco che vive nel ricordo di un amore perduto. Neve è una ragazza bellissima. Il suo corpo giace per sempre tra i ghiacci. A legare i loro destini, un filo, disperatamente teso tra le cime di due montagne, come simbolo di un esercizio funambolico impossibile da eseguire.
RECENSIONE:
Yuko Akita è un giovane che vive nelle lontane e bianche terre del Giappone del nord.
In questo luogo di lande fredde e desolate, Yuko ha trovato la sua ragione di vita, la sua vocazione: comporre gli haiku (una breve forma di poesia di tre versi e diciasatte sillabe) per poter celebrare attraverso le parole la bellezza e la purezza della neve.
Lo scrivere poesie non è assolutamente un passatempo o un semplice mestiere per Yuko, bensì rappresenta il motivo della sua stessa esistenza, nonché l'unico modo per lasciar trasparire l'essenza vera e la natura divina della neve.
La scelta d'essere poeta, però, non è stata ben accolta dalla sua famiglia, in particolar modo da suo padre, che ha tentato più volte di indirizzarlo verso la tradizionale carriera di guerriero o di monaco.
Tuttavia la perseveranza è così radicata e forte in Yuko che continua imperterrito a rimanere fermo in contemplazione di quel candido manto gelido, ispirato dalla sua forma mutevole e dal suo colore splendente.
Yuko possiede inoltre una particolare ossessione per il numero sette, tanto da considerarlo un numero magico: diciasette sono gli anni in cui è diventato poeta; diciasette sono le sillabe che compongono un haiku; sette sono i gatti che possiede; settantasette sono gli haiku che ogni inverno si propone di scrivere, dimenticando poi la neve per il resto dell'anno.
Ben presto il suo nome acquista sempre più fama, cominciando a viaggiare per tutto il Giappone. Inevitabilmente il mito del suo talento raggiunge le orecchie dell'imperatore, il quale, incuriosito, invia il proprio poeta di corte per valutare le reali ed effettive capacità di questo giovane scrittore di haiku.
Innegabile è la bellezza e la particolarità del suo lavoro poetico, ma la sua arte manca di quell'elemento fondamentale: il colore.
Tutte le sue opere sono meravigliosamente belle, danzanti, musicali, ma sono prive di colore... una scrittura così disperatamente bianca, quasi invisibile.
Al giovane Yuko viene caldamente consigliato di recarsi dal maestro Soseki, un ansiano poeta cieco che possiede l'arte assoluta, poiché è innanzitutto un pittore. Aggiungono che non deve perdere altro tempo, in quanto Soseki è molto anziano e potrebbe morire presto.
Il protagonista si mette in viaggio, ignaro del fatto che ci saranno ben altre rivelazioni oltre la poesia che lo condurranno verso la consapevolezza che essere un poeta è come essere un funambolo: sospeso in equilibrio su un filo instabile, in movimento su una linea retta nel vuoto più assoluto.
Scoprirà cosa significa amare e cosa l'amore produce nell'animo umano e la sua vita inizierà a tingersi di altri mille colori.
Poetico, fiabesco, delicato e soffice, il romanzo di Fermine si delinea in uno stile minimalista e simbolico caratterizzato da frasi brevi e spezzate, capitoli di poche righe, descrizioni essenziali di personaggi e luoghi.
Si potrebbe dire di trovarsi davanti ad una fiaba moderna, che ci instrada verso un mondo ideale e utopico; una storia surreale che ha la capacità di offrirci con semplicità e genuinità piccoli spunti di riflessione. Temi come l'amore, l'arte, la scoperta di sé stessi, la crescita personale sono toccati con delicatezza e sensibilità spirituale, e ci mostrano come lo sviluppo delle emozioni che, partendo da un solo colore, cominciano a tingersi di mille sfumature splendenti.
Un libro molto bello nel suo genere e, nonostante non sia esattamente la mia lettura preferita, lo consiglio a tutti coloro che amano i romanzi introspettivi e, per certi versi, metaforici.

venerdì 21 febbraio 2020

The Dreamers

"Que reste-t-il de nos amours?
Que reste-t-il de ces beaux jours?
Une photo, vieille photo
De ma jeunesse
Que reste-t-il des billets doux
Des mois d' avril, des rendez-vous
Un souvenir qui me poursuit..."
[Cosa rimane dei nostri amori?
Cosa rimane dei giorni belli?
Una foto, una vecchia foto
Della mia giovinezza
Cosa rimane dei bigliettini dolci
Dei mesi d’aprile, degli appuntamenti
Un ricordo che non mi
Abbandona mai] 
Que reste-t-il de nos amours? Charles Trenet 


TITOLO: The Dreamers, The Holy Innocents
AUTORE: Gilbert Adair
EDITORE: Rizzoli 
GENERE: Narrativa
TRAMA: Parigi, 1968. Matthew, un diciannovvenne americano di provincia, arriva a Parigi per studiare cinema e frequenta il tempio della sua passione, la Cinémathèque Française. Qui conosce una coppia di gemelli, Théo e Isabelle, che lo invitano a trasferirsi nella loro casa. Nella soffocante reclusione di un appartamento tutto per loro, i tre ragazzi esplorano l'amore, il sesso e se stessi: Matthew viene attratto dalla relazione incestuosa che unisce i due gemelli, ed è sedotto sia da Isabelle sia da Théo. un sasso che rompe un vetro dell'appartamento rivela ai ragazzi che è scoppiata la rivolta del Maggio '68. Scendono in strada, e la loro vita sarà travolta dal sogno crudele della rivoluzione. 

RECENSIONE:
Un vecchio disco, tutto graffiato, si è incantato da un po', e ripete instancabilmente la stessa monotona melodia. 
Un lontano e dimenticato ricordo è inciso su quelle note tremanti; sbiadito nella storia di quelli che furono turbolenti e violenti giorni di protesta, che segnarono indelebilmente quella primavera parigina del 1968: rivolte studentesche, lavoratori in sciopero, un popolo manifestante il proprio dissenso politico in piazza e per le strade della città… un'esplosione sociale confusa e frenetica, accompagnata dalla fede ardente e utopistica di poter cambiare per sempre il mondo.
Seppur travolgente e tumultuosa, la storia non è la protagonista di questo romanzo e, restando silenziosa ai margini del libro, fa da sfondo irrequieto alla curiosa vicenda di tre giovani amici - Isabelle, Théo e Matthew – e della loro fanatica passione: il cinema.
Se altrove essa è di solito l'arte meno rispettata, la Cinémathèque Fraçaise non rappresenta solo l'occasione di trascorrere una serata fuori senza spendere troppo, ma assume le autentiche caratteristiche di un luogo sacro, una chiesa frequentata da cinefili estremisti - i cosiddetti rats de Cinémathèque - che, non sopportando l'impensabile idea di non essere i primi a ricevere i fotogrammi dello schermo, darebbero la vita pur di non cedere il proprio posto nella primissima fila della platea.
Inutile dire che i nostri tre protagonisti appartengono proprio a questa categoria.
Sebbene la loro comune ossessione malata per il cinema, la loro amicizia può essere definita come il semplice frutto della bianca ombra dello schermo della Cinémathèque e nulla di più.
Matthew, diciannovenne americano stabilitosi da poco a Parigi per studiare cinema, è un ragazzo molto timido e introverso, insicuro e continuamente spaventato dal pensiero di poter essere abbandonato dai suoi due unici amici; interpreta estenuamente il ruolo di colui che è sempre d'accordo sulle osservazioni dei suoi compagni, sperando di essere ancora accettato da coloro che emanano un ipnotico fascino inquietante.
I diciasettenni gemelli diversi, Isabelle e Thèo, vivono al primo piano di un ampio appartamento nella rue de l'Odéon assieme ai loro eccentrici genitori, un poeta e la sua musa. Seppur le litigate sembrano essere il loro passatempo preferito, tra loro esiste un legame molto saldo che tocca le corde di una profonda intimità fisica e spirituale.
Un pomeriggio, diretti come consuetudine verso la Cinémathèque, scoprono da altri rats una notizia sconcertante: Henri Langlois, il creatore e conservatore della stessa Cinémathèque, è stato licenziato dal ministro della cultura di De Gaulle, Malraux, e fino a nuovo ordine l'edificio rimarrà inacessibile.
La sacra chiesa, unico e solo luogo dove Matthew incontra quotidianamente i suoi amici, ha chiuso i battenti... dunque non li avrebbe mai più rivisti.
Inaspettatamente gli eventi cominciano a prendere una nuova piega: nell'attesa che la Cinémathèque riaprisse le sue porte, Isabelle e Thèo invitano il loro amico americano a cena nella loro dimora e, in seguito alla conoscenza degli strambi genitori dei gemelli (molto singolare e intrigante è la figura paterna, un poeta di quelli che vivono in un pianeta parallelo alla terra) ai quali appare particolarmente simpatico, gli viene proposto calorosamente di prolungare la sua permanenza nella casa. Naturalmente, Matthew, percepisce inconsciamente che questa sua decisione apporterà un radicale cambiamento nel loro rapporto d'amicizia, che diventerà sempre più confidenziale, andando oltre l'iniziale passione per il cinema.
L'occasione perfetta per l'accesso privileggiato al loro mondo segreto, un mondo che fino ad allora era stato escluso, si presenta quando i genitori di Isabelle e Thèo partono in vacanza per un mese lasciandoli completamente soli.
Matthew inevitabilmente entra nel loro pianeta oscuro, scoprendo che l'appartamento comprende una specie di ala abitata esclusivamente dai ragazzi, rendendosi conto quanto le loro camere da letto fossero distanti dal centro della casa. Le hanno persino dato un nome: le quartier des enfants.
Le giornate si susseguono all'insegna di chiacchiere, quiz cinematograzici e di tanto in tanto un vecchio disco di Charles Trenet suona sempre lo stesso brano (Que reste-t-il de nos amours?), ma, fatalmente, la noia comincia a impadronirsi di loro.
Solo un colpo di genio può salvarli... e così un nuovo gioco prende vita: cinema in famiglia.
Il meccanismo è più o meno questo: durante le loro normali occupazioni qualcuno di loro, ispirato dal momento, avrebbe recitato un frammento di un film per gli altri due e avrebbe gridato “In quale film?”, “In quale scena?” o “Dite il nome di un personaggio che...”.
Inizialmente, per chi avesse sbagliato, le penitenze erano di natura puramente pecuniaria, ma ben presto il gioco iniziato in maniera tanto innocua avrebbe assunto un significato del tutto nuovo.
Le punizioni cominciano a coinvolgere l'intimità dei tre ragazzi, desiderosi, consciamente e non, di appagare tutte le loro follie più recondite e, lentamente, una sonnolenta decadenza si appropria di loro e della stessa casa.
Tutti gli orologi sono fermi, i letti perennemente disfatti, vestiti sporchi buttati ovunque, la cucina piena di cibo scaduto e di piatti nel lavandino... ogni stanza è investita da un irrespirabile aria umida.
A poco a poco i giorni del calendario perdono il loro significato e il fluire del tempo è scandito solo dalle loro azioni e dal loro gioco.
Il mondo “normale” è sparito dalle loro preoccupazioni, svanito lontano, dimenticato come remoto ricordo.
Finchè, violentemente, la storia riapparse nelle loro vite... mandando in frantumi il loro sogno.
La normalità distrugge ogni cosa e condurrà verso una tragica e inaspettata fine.

lunedì 3 febbraio 2020

La mummia

"Ogni mummia era un mistero. Ogni forma dissecata e preservata costituiva un'agghiacciante immagine della vita in morte. E ogni volta che posava lo sguardo su uno di quegli antichi morti egizi, Lawrence veniva scosso da un brivido."

@thecovenofphantasmagoricalbook



TITOLO: La mummia
AUTRICE: Anne Rice
EDITORE: Longanesi & C.
GENERE: Narrativa/ Suspense
TRAMA: Un tempo Ramses il Grande, faraone d'Egitto, potente, temuto e sicuro che il mondo lo avrebbe ricordato…  Ora è Ramses il Dannato, vivo dopo la morte e costretto a vagare nei secoli per placare una sete che non può essere placata… 
A riportarlo ancora una volta tra i vivi, nella Londra edoardiana ricca e decadente, è l'egittologo Lawrence Stratford che, dopo anni di ricerche, ne riesce a violare la tomba, scoprendo anche, accanto alla mummia del faraone, un misterioso busto di Cleopatra, vissuta almeno mille anni dopo. Affascinato dall'enigma, lo studioso interroga allora antichi papiri che gli narrano una vicenda straordinaria e inquietante: grazie a un elisir, Ramses ha ottenuto l'immortalità, e ha attraversato il tempo, viaggiando, lottando, amando… 

RECENSIONE:
Lentamente discendono le tenebre. 
Immensi e immortali monumenti sepolcrali sono immersi nel buio della notte, e tutto quello che un tempo fu un grande e potente regno si rifugia ora nell'oscurità.
Ogni cosa tace nell'oblio della dimenticanza…  ma non tutto è perduto per sempre: un piccolo luccichio sta rischiarando un remoto passato e l'entusiasmo di un uomo, che ha speso tutti gli anni della sua vita dietro a studi e ricerche, cresce smisuratamente davanti alla consapevolezza di poter assistere alla scoperta più eccezionale del secolo.
L'egittologo Lawrence Stratford è il protagonista di tale ritrovamento straordinario: il rinvenimento della vera tomba di Ramses il Grande, uno dei più magnifici faraoni di tutti i tempi, insieme a svariati manufatti e numerosi papiri.
Inaspettatamente accanto alla semplice scoperta, si affianca la vibrante consapevolezza di aver tra le mani qualcosa di inverosimile e sconcertante. Esaminando accuratamente tutti i reperti all'interno della tomba, si nota come molti di essi presentino delle discrepanze dal punto di vista della struttura e della datazione di realizzazione. Emblematica è l'accoppiata del sarcofago di Ramses con il busto in marmo di Cleopatra (vissuta esattamente mille anni dopo il faraone!).
Com'è possibile una cosa del genere?
Questo è l'interrogativo che inizia a torturare la brillante mente di Lawrence, pronto a tutto pur di portare alla luce la verità che, inevitabilmente, lo condurrà verso qualcosa di assolutamente sconvolgente.
Per non parlare del perché quella mummia, così accuratamente imbalsamata, appare talmente viva e vigorosa sotto gli infiniti strati di bende, tanto da far pensare che il rituale della mummificazione sia qualcosa avvenuto di recente.
Senza perdere altro tempo, Lawrence, con la presenza privilegiata della mummia,  si mette subito al lavoro e, grazie alla decifrazione di alcune parti dei papiri, apprende una stupefacente rivelazione: Ramses è un essere immortale, dannato per l'eternità per aver bevuto un elisir che lo avrebbe reso potente e indistruttibile.
Sembra essere proprio l'inizio di una grande avventura, ma, purtroppo per Lawrence, si rivelerà più corta del previsto.  Proprio nel momento in cui la risposta a questo magico mistero dell'immortalità della mummia inizia a venir fuori, ecco che l'egittologo muore in una situazione ambigua e l'unico testimone presente nel momento del decesso è il nipote Henry, il quale testimonia si tratti di un normale attacco di cuore. Rimane però inconsapevole del fatto che altri occhi e altre orecchie hanno assistito al terribile accaduto e sono pronti a giurare che non si ha a che fare con nessun tipo di morte naturale.
Dalle splendide terre d'Egitto la narrazione prosegue verso la Londra del primo Novecento, in particolare nella grande abitazione di Lawrence, dove la mummia e i numerosi papiri finiscono per essere esposti in una mostra in onore del loro scopritore.
In questo luogo facciamo la conoscenza di altri importanti personaggi, che con i loro segreti più reconditi contribuiscono ad infittire la storia di nuove e inquietanti verità.
La giovane e indipendente Julie Stratford si trova a dover affrontare l'inaspettata perdita del padre e con essa il dovere di assumersi tutte le responsabilità della gestione della Stratford Shipping e dell'ingente patrimonio da lei ereditato, rendendola la vittima perfetta di un mostruoso inganno.
L'intera situazione la costringerà a fidarsi di suo zio Randolph e di suo cugino Henry, e convincersi che il matrimonio combinato con il giovane Lord Rutherford è la cosa migliore da fare, nonostante esso sia un sotterfugio ben costruito per agevolare la riuscita del piano e ottenere il controllo della sua eredità.
Proprio quando ogni cosa sta finendo rovinosamente verso un baratro oscuro, ecco che qualcuno di molto antico e potente si risveglia dalle tenebre per prestare il proprio soccorso all'innocente Julie.
Ramses il Dannato è tornato più forte di prima e ora vaga nelle strade di un nuovo secolo, determinato a far luce sui segreti dell'immortalità e svelare il nome del colpevole dell'omicidio di Lawrence.

Anche questa volta Anne Rice si aggiudica il titolo di aver creato un romanzo unico e senza eguali, nonostante il soggetto mummia viene ripreso continuamente in numerosi libri e film dell'orrore. Tenebroso, passionale, avventuroso, contraddistinto da quella nota di erotismo tipico della Rice e pervaso dal quel suo più grande amore, la storia.
La narrazione si sussegue ad un ritmo molto lesto e incalzante, arricchita dall'avvicendarsi di momenti colmi di azione a improvvise intromissioni di piccoli flashback che, come un lampo a ciel sereno, ci rimandano indietro nel tempo fornendoci degli indizi per far luce sul presente.
Continuamente mi sono ritrovata immersa in tempi e luoghi lontani, ipnotizzata dalla magistrale capacità di non far percepire la distanza di anni, se non di secoli, tra le vicende che si succedono, creando un'omogenea linea narrativa per nulla confusionaria.
I personaggi sono stati tutti ben descritti e caratterizzati, dai protagonisti fino a coloro che posseggono ruolo più marginale.
Se volessi tratteggiare rapidamente i profili dei più notevoli personaggi partirei dalla famigerata mummia.
Ramses il Dannato è modellato sulle sembianze di una divinità: bello e prestante; imponente e regale; dalla carnagione ambrata e dagli occhi blu intenso (sì, è egiziano, ma capirete il perché di questo colore dal romanzo); dalla mentalità malleabile e aperta alle nuove esperienze che il nuovo secolo ha da offrirgli. Viene descritto come un uomo carismatico e coraggioso, che possiede la capacità di emanare un forte fascino ipnotico su chiunque posi gli occhi su di lui.  Molto simile, direi, ai nostri amati vampiri della Rice, soprattutto  per il canonico tormento legato al dono dell'immortalità e alla condanna di vivere per l'eternità il prolungarsi delle sofferenze, delle paure, dell'inquietudine che ogni epoca porta con sé. Unica differenza, e direi fortuna, rispetto ai vampiri è che Ramses può vivere alla luce del sole, anzi da essa riesce a trarre grandi benefici.
Julie Stratford non mi ha appassionato molto come personaggio: un po' ingenua, semplice e, in molte occasioni, sottomessa al volere degli altri, per meglio dire, alla volontà degli uomini che la circondano, trattandola come la più fragile della comitiva senza che lei faccia nulla per far valere la sua posizione… altro che indipendente e autonoma!  Non vi racconto altro per evitare lo spoiler.
Ho trovato, al contrario, molto complesso, curato e ben descritto il personaggio di Henry che, pur essendo uno dei personaggi più negativi del romanzo (alcolizzato, giocatore d'azzardo, spilorcio, uomo senza scrupoli… ), ha avuto la destrezza di delinearsi in maniera limpida nella mia immaginazione, di trasmettermi delle sensazioni e dei sentimenti di umanità e, seppur crudele ed egoista,  non manca di rivelare una piccola natura nascosta che ha tanto bisogno di amore.

In conclusione…  sono rimasta positivamente soddisfatta da La mummia e spero vivamente che questa umile recensione abbia avuto la capacità di incuriosirvi e di accendere in voi la voglia di intraprendere questa avventura fantasmagorica. 

mercoledì 1 gennaio 2020

Altre voci altre stanze

"[…] era casa sua per diritto, disse, perché qualora se ne fosse andato - come aveva fatto una volta - altre voci, altre stanze, voci perdute e fievoli, sarebbero echeggiate nei suoi sogni."


TITOLO: Altre voci altre stanza
AUTORE: Truman Capote
GENERE: Romanzo di formazione, Southern Gothic
EDITORE: Garzanti
TRAMA: Altre voci altre stanze ha per protagonista il tredicenne Joel Harrison Knox, che da New Orleans arriva in campagna, a Skully's Landing, un tempo casa padronale ora decaduta e fatiscente, dove vive suo padre. In questo ambiente isolato e bizzarro, animato da presenze grottesche, quasi anormali, descritto con straordinaria potenza e intensità, popolato da personaggi eccentrici, a cominciare dal cugino Randolph, effeminato e narcisistico, l'adolescente Joel incontrerà i suoi demoni, e potrà misurare la sua solitudine e la sua sete d'amore.

RECENSIONE:
Ogni stanza finisce sempre per assorbire la vita di chi l'occupa: mobili, quadri, fotografie, gingilli di vario genere… ognuno di essi rievocano voci del passato, ricordi che, legandosi fra loro come anelli di metallo, incatenano la vita dei molteplici personaggi rendendoli vittime, consapevoli e inconsapevoli, della loro emarginazione dal mondo.
In questo panorama di atmosfere surreali e grottesche si colloca la curiosa vicenda del tredicenne Joel Knox, protagonista del romanzo, il quale, dopo ben dodici anni, riceve inaspettatamente una lettera con notizie di suo padre, Edward R. Sansom, il quale dichiara la volontà di voler assumere nuovamente i suoi doveri paterni, questo dopo aver appreso della prematura morte della madre di Joel.
Così, dalla festosa città di New Orleans, Joel si mette in viaggio verso la sperduta località di Noom City per raggiungere la residenza di Skully's Landing, situata nelle calde campagne dell'Alabama e indicata nella lettera come la destinazione finale.
Dopo aver ottenuto una serie di passaggi e conosciuto alcuni personaggi stravaganti, giunge nel posto designato: un'enorme maison desolata e fatiscente, aggrovigliata nella natura selvaggia.
Colto da un sospettoso sconforto, Joel non può non rimanere turbato dalla decadenza e dalla trascuratezza dell'intera abitazione; ma non demorde e si auto convince del fatto che, dopo l'imminente incontro con il padre, le sue prime impressioni muteranno per il meglio.
I giorni passano e le aspettative verso il signor Sansom diventano sempre più alte, sebbene di lui non si palesa neppure l'ombra e i pochi abitanti della casa evitano di parlarne.
Al suo posto, però, bizzarri e improbabili personalità fanno la loro inconsueta comparsa: l'esile Miss Amy, nuova moglie del signor Sansom e donna caratterizzata da un'instabilità mentale e dall'umore vacillante; Jesus Fever e sua nipote Zoo, i domestici di colore che si occupano di varie mansioni per la famiglia, contraddistinti da strani atteggiamenti superstiziosi che ancora sopravvivono nelle cultura della popolazione di colore del Sud; e, infine, il cugino omosessuale e di salute cagionevole, Randolph (il mio personaggio preferito!).
Molto simile ad un artista bohémien, egli è tratteggiato da un comportamento eccentrico e molto femminile (divertente è il suo vagare scalzo per casa con indosso solo un chimono), dalla sottile e pungente ironia malinconica e da un modo tutto suo di discorrere curioso e inverosimile, nel quale non esiste un vero confine tra fantasia e realtà. Attraverso queste peculiarità riesce ad ammaliare il giovane Knox, verso il quale prova un profondo e sincero affetto.
Oltre tutto Randolph è un personaggio dalla sensibilità toccante e non ha nessuna paura di esprimere quello che realmente prova, ed è per questo motivo che è molto vicino a comprendere i sentimenti e l'inquietudine di Joel dovuta ai cambiamenti che sta affrontando e alla situazione incomprensibile che aleggia intorno al fantasma di suo padre.
Sebbene tra i vari personaggi vi siano innumerevoli differenze, tutti sono perseguitati e tormentati dalla solitudine: la solitudine che può provare un orfano catapultato in famiglie diverse senza mai adattarsi; la solitudine dovuta alla paralisi fisica e all'incapacità di comunicare con l'esterno; la solitudine frutto di una sensibilità fuori dal normale che la società non riesce a comprendere ed accettare, giudicandola perversa.
Solamente che Joel riesce a superare un ostacolo che, invece, ha braccato tutti gli altri nel loro mondo illusorio e irreale: il passato.
Altre voci altre stanze ci racconta la storia di una rinascita, quella di Joel, che riscopre sé stesso e si riappropria del suo passato familiare che da troppo tempo gli è stato estraneo ed è riuscito a ricominciare dopo aver finalmente affrontato i suoi demoni, dopo aver lasciato alle spalle quello che è stato e non sarà più… giunge il momento di vivere il presente e tutto quello che la vita a da offrirgli.

"[…] lui seppe di dover andar via: senza timore, senza esitazioni, sostò solo al limite del giardino, dove, quasi avesse dimenticato qualcosa, si fermò e guardò indietro al crepuscolo calante, sfiorito, al ragazzo che si era lasciato alle spalle." 

Lo stile inconfondibile e singolare di Capote riesce a rendere ancora più incalzante e surreale l'intera vicenda: i personaggi e i luoghi vengono descritti nei minimi dettagli dando la sensazione di assistere ad una descrizione impressionistica, definendo sia la natura essenziale del luogo stesso sia le emozioni di Joel mentre osserva l'ambiente circostante.
La narrazione ha un ritmo mutevole: incalzante ma, allo stesso tempo, riesce a lasciare sempre un po' di spazio per le riflessioni personali immedesimandosi nelle più variegate situazioni della storia.
Un libro consigliatissimo!




MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...