martedì 26 ottobre 2021

MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento...
Sotto la luna, solo il presente ti aspetta.
- Elisabeth Goudge, MOONACRE Il cavallino bianco, 7.


TITOLO: MOONACRE Il segreto dell'ultima luna | Il cavallino bianco
AUTRICE: Elisabeth Goudge
EDITORE: Rizzoli 
TRADUZIONE: Serena Daniele
SINOSSI: Maria Merryweather ha tredici anni quando, rimasta orfana, si trasferisce a Moonacre Manor, ospite di un ricco, eccentrico cugino. L'antica dimora si rivela colma di mistero e di segreti e Maria scopre ben presto di essere predestinata a salvarla dalla scomparsa, riscattando le colpe dei suoi antenati che ne hanno segnato la sorte. Grazie all'aiuto delle magiche creature che da sempre abitano l'incantevole vallata e alla sua determinazione, Maria, ultima Principessa della Luna, riuscirà a salvare Moonacre e a riportarvi la serenità perduta. Età di lettura: da 12 anni.

RECENSIONE:
Maria Merryweather ha perso entrambi i genitori, e ora, all'età di tredici anni, è costretta a vendere la propria casa per riparare ai debiti del padre.

Fortunatamente, un suo lontano e ignoto cugino ha deciso di ospitarla nella sua dimora situata nel villaggio di Moonacre.
In questo lungo e impervio viaggio, però, Maria non sarà sola. Ad accompagnarla ci saranno Miss Heliotrope, la sua bizzarra istitutrice, e Wiggins, il suo fedele cagnolino.


Al loro arrivo a Moonacre Manor, una luna splendente è pronta ad accoglierli, rischiarando loro la strada e tingendo l'intero paesaggio di infinite sfumature argentate. 

Inoltre, a Maria sembra di scorgere tra la fitta vegetazione un bellissimo cavallino bianco.
Purtroppo non c'è tempo per spingersi alla sua ricerca, poiché Sir Jeremy Merryweather li sta attendendo. 

Con grande affetto il cugino li accoglie nella grande dimora, così elegante quanto decadente, e Maria si sente subito a casa. 
Finalmente può scoprire le origini della sua famiglia, legate misteriosamente ad affascinanti leggende del posto. 
In particolare, a colpire la sua attenzione è la leggenda della Principessa della Luna
Essa narra che molto tempo fa un antenato dei Merryweather avesse avuto una terribile lite con la famiglia Coq de Noir. 
Da allora i discenti de Noir, animati da questo antico rancore verso i Merryweather, si sono impossessati della Baia di Moonacre per pescare e saccheggiare i poveri abitanti del villaggio. 
Solamente una giovane dal cuore puro potrà metter fina alla storica faida, liberando Moonacre dalle razzie degli Uomini dei Boschi Neri. 
Purtroppo, è risaputo come tutte le principesse della Luna prima o poi abbandonino Moonacre per curiose incomprensioni. 

Maria è completamente incantata da questa storia, tanto da iniziare a credere che vi sia un fondo di verità e di poter essere lei stessa la prossima Principessa Lunare, l'unica capace di cacciare gli Uomini del Bosco. 

Nel frattempo, però, è alla ricerca di risposte che spieghino alcune bizzarre situazioni che la circondano. 

In primis, chi è che ogni mattina le accende il fuoco in camera, le lascia i biscotti per la colazione e nuovi splendidi vestiti dalle antiche fattezze? 
Si tratta di magia o esiste qualcuno in carne ed ossa che prepara tutte queste cose per lei? 
Sarà la stessa persona che tutti i giorni si adopera in segreto per cucinare le più deliziose portate per il pranzo e la cena? 
Secondo, come è possibile che il suo amico immaginario d'infanzia e ora un ragazzo reale della sua stessa età che vive a Moonacre?

Niente si muoveva, come sotto un incantesimo. L'intreccio argenteo di rami e ramoscello sopra di loro era così delicato che la luna sembrava filtrarvi come attraverso un velo sottile di polvere luminosa. Ma tra gli alberi c'era vita, anche se immobile. 
- Elisabeth Goudge, MOONACRE Il cavallino bianco, 23.


MOONACRE | I segreti dell'ultima luna (The Little White Horse, 1946) è un libro che ho letto principalmente perché spinta dal mio affetto per l'omonimo film. 
Il romanzo, però, è ben diverso dalla pellicola. 
Abbiamo tra le mani un libro per lettori giovanissimi, dallo stile di scrittura estremamente semplice e lineare, scorrevole ma non molto coinvolgente. 

L'intera storia appare come un continuo rimando alla religione cattolica
Il problema, che è principalmente ciò che mi ha tediato, è stata la sensazione costante di leggere una fiaba zuccherosa che potrebbe essere inserita perfettamente in un libro di catechismo. 
Alla fine non c'è da sorprendersi per questa grande presenza di tematiche religiose, visto che la Goudge era la figlia di un reverendo. 

Ammetto che mi è mancata quell'atmosfera magica e misteriosa presente nel film, che richiama più un universo mitologico/pagano che cristiano. 

Inoltre, non ho particolarmente apprezzato la caratterizzazione dei personaggi, che ho percepito come un po' passivi e bidimensionali, nonostante alla fine siano emerse (non troppo) le loro peculiari personalità, rendendoli quasi interessanti. 
In particolare, mi hanno un pizzico infastidito i commenti maschilisti, fortunatamente pochi, di alcuni personaggi, così come la visione della donna nel libro. 
La storia, infatti, si concentra su quanto sia importante per le donne non essere curiose: non fare domande, non andare in esplorazione, ma aspettare le inconfutabili spiegazioni degli uomini che sanno sempre cosa fare. 
Nel corso della narrazione la protagonista dovrà interiorizzare una serie di virtù femminili per essere una brava ragazza (l'obbedienza, il perdono e l'umiltà) e apprendere che avere troppa fiducia in se stessi diventa un inaccettabile segno di orgoglio. 

Maria nella sua camera, illustrazione di C. Walter Hodges
Nessuna penna poteva rendere giustizia alla bellezza e all'eleganza di quella camera. Si trovava in cima alla torre [...]. Il soffitto era a volta, e la delicata armatura di pietra si estendeva sopra la testa di Maria come i rami di un albero; nel punto più alto, la pietra era stata intagliata a riprodurre una falce di luna circondata dalle stelle.
- Elisabeth Goudge, MOONACRE Il cavallino bianco, 34.


Uno dei pochi aspetti che invece ho amato molto è stata la capacità dell'autrice di dar vita a delle atmosfere notturne davvero suggestive
Le descrizione del maniero, dei boschi e, in generale, della natura al chiaro di luna sono stupende, ed è stato impossibile non immaginarmi immersa nella fitta vegetazione argentata. 

In conclusione, so bene che il mio giudizio è stato influenzato dalle alte aspettative che mi ero fatta, credendo di poter ritrovare in queste pagine le stesse emozioni e atmosfere decadenti e fantastiche del film, ed è per questo che non mi sento di sconsigliarlo. 

Potrebbe essere una bizzarra e piacevole lettura, adatta per quei momenti in cui siamo alla ricerca di qualcosa di leggero, spensierato e un po' fiabesco. 

Conoscete questo libro? Avete visto il film? Cosa ne pensate dei libri con forti rimandi religiosi? 

Come sempre vi aspetto sotto nei commenti💜



domenica 26 settembre 2021

LOLLY WILLOWES O L'AMOROSO CACCIATORE di Sylvia Townsend Warner

Era nelle cose che non si vedevano che lei sentiva la propria inadeguatezza.
- S.T. Warner, Lolly Willowes o l'amoroso cacciatore, 43.

TITOLO: Lolly Willowes o L'amoroso cacciatore
AUTRICE: Sylvia Townsend Warner 
EDITORE: Adelphi Edizioni
TRADUZIONE: Grazia Gatti
SINOSSI: Lolly Willowes è una donna amabile e solitaria, «benestante e con tutta probabilità destinata a non sposarsi». Va a Londra dal fratello maggiore. Ma rimane sempre un essere a parte rispetto alla famiglia, dove a poco a poco diventa una «zia Lolly» che tutti pensano di conoscere come un soprammobile. Intanto la mente di Lolly vaga, si allontana, si estrania in modo irrevocabile dal perbenismo bonariamente coercitivo dei suoi parenti. Lolly, in verità, cova da sempre in sé qualcosa, che è una vocazione: la vocazione della strega. Nella sua vita, osservata dall'esterno, sembra che non accada mai nulla. E invece in lei si tesse «un complotto di tenebra». Così, un giorno, Lolly si scrolla di dosso ogni vincolo e va a vivere da sola, in campagna. Ancora non sa che lì è andata per offrirsi come preda al Principe delle Tenebre. Che sarà puntuale ad aspettarla. Con impavida naturalezza, con ironica euforia, Lolly scopre una notte di trovarsi in mezzo a un Sabba e riconosce negli altri accoliti molti fra i suoi paciosi compaesani. Ma più che al Sabba, che finisce sempre per somigliare un po' a un ballo di beneficenza, Lolly è incline al colloquio con il Demonio, si presenti egli come un gatto irsuto o come un guardacaccia o come un paesaggio (e rare volte il paesaggio ha parlato come in questo romanzo). Allora si accende una superba esaltazione amorosa. Lolly, la «vergine negletta», ormai irraggiungibile dalla tediosità del mondo («No! Non mi avrete. Non tornerò indietro»), ha scoperto quanto vi è di esplosivo in lei («Ma le donne lo sanno di essere dinamite, e non vedono l'ora che si verifichi l'esplosione che renderà loro giustizia»). Di quella deflagrazione farà dono al suo «amoroso cacciatore», dallo sguardo «che non desidera e che non giudica», con il quale Lolly intreccia il suo dialogo, capriccioso e sottile, fra l'amante e l'amata: «Tu sei oltre, i miei pensieri sprizzano da te come nella teoria della forza centrifuga». Lolly Willowes apparve nel 1926.

RECENSIONE:
Laura Willowes ha sempre saputo di essere diversa.
Fin da bambina la sua indole introversa l'ha spinta a coltivare passatempi insoliti e solitari, primi tra tutti la lettura e la botanica. 
Laura, infatti, ama trascorrere le sue giornate immersa nel silenzio rassicurante della sua libreria e nella quiete misteriosa della campagna.
La natura, così splendida e oscura, non può che attrarre la sua fantasia, tanto che ogni giorno si mette sulle tracce di nuove piante ed erbe da utilizzare per le più bizzarre misture, dando vita a infusi singolari. 
La famiglia di Laura, una rispettabile famiglia inglese di campagna, al contrario suo, è tutto fuorché eccentrica. Anzi, la parola giusta è tradizionalista.
Nonostante ciò, accetta e comprende la particolare personalità di Laura, soprattutto suo padre, che farebbe di tutto per lei.

Le cose, però, iniziano a cambiare con la morte di Mrs. Willowes
Laura si ritrova ad essere l'unica donna in famiglia, avendo solo due fratelli, e come tale deve assolvere le svariate mansioni di padrona di casa. 

Nello stesso periodo cominciano a bussare alla sua porta numerosi pretendenti, ma Laura non prova il minimo interesse per loro. 
In generale, l'idea di diventare moglie non la sfiora neppure. 
Laura si trasforma così in zia Lolly, un nomignolo apparentemente affettuoso ma che nasconde una catena che la lega saldamente a un ruolo ben preciso nella famiglia e nella società. 

Alla morte del padre, Lolly abbandona la campagna per trasferirsi a Londra assieme alla famiglia di suo fratello Henry. 

Quel turbamento non aveva attinenza con la sua vita. Saliva dal terreno con l’odore delle foglie morte: la seguiva per le strade all’imbrunire, sorgeva innanzi a lei alla vista della luna alta nel cielo.
- S.T. Warner, Lolly Willowes o l'amoroso cacciatore, 60.

Proprio durante la sua permanenza in città, Laura inizia ad essere pervasa da uno strano stato d'animo, una sorta di inquietudine che giunge puntuale ogni autunno.
Non è la nostalgia della campagna a turbarla, ma una sempre più lucida consapevolezza della sua condizione.
Vive da troppo tempo in una casa dalle consuetudini monotone e convenzionali, in cui è diventata un soprammobile inutile eppure imprescindibile: la buona e docile zia Lolly.
L'immaginazione non basta più per evadere da questa prigione... Laura vuole andare via.
Laura vuole andare a Great Mop

In questo piccolo villaggio sperduto tra le colline e le campagne, lontano dalla frenesia dell'umanità e dalle restrizioni della società, qualcuno la sta aspettando... come un cacciatore che attende paziente la sua amata preda.
Laura non sa che è stato proprio lui a condurla lì, e lentamente una nuova consapevolezza sorge in lei. Inizia a comprendere chi è veramente: una strega.

Quando penso alle streghe mi sembra di vedere in tutta l'Inghilterra, in tutta Europa, tante donne che vivono e invecchiano, diffuse come le more selvatiche e altrettanto trascurate.
- S.T. Warner, Lolly Willlowes o l'amoroso cacciatore, 167.

Lolly Willowes o L'amoroso cacciatore (Lolly Willowes or the Loving Huntsman, 1926) è la storia di una strega, ma, badate bene, non di una qualsiasi.
Essere una strega nel romanzo della Warner non significa possedere particolari poteri magici, saper volare su una scopa o fare incantesimi.
Essere una strega significa essere una donna libera e indipendente; poter vivere da sola, contare sulle proprie capacità e non sul sostegno di un uomo.
Essere una strega significa poter decidere da sé, seguendo il proprio istinto e le proprie inclinazioni, senza sottostare alle regole di una società patriarcale.

Laura è una strega, ma ancora non lo sa. 
E' consapevole della sua diversità, ma non riesce a dare un nome all'irrequietezza che si agita in lei.
Ama la solitudine, la notte, le lunghe passeggiate nei boschi e l'arte della fermentazione. 
Se la sua famiglia accetta in parte le sue peculiarità, la società londinese degli anni '20 no, e cerca in ogni modo di relegarla al triste ruolo di "angelo del focolare".
Così Laura, ancora nubile dopo la morte del padre, si ritrova ad essere succube del volere degli uomini della famiglia e a sottostare tacitamente alla rigida e monotona routine della casa di suo fratello, nella quale si trasforma nell'amabile e accondiscendente zia Lolly.
Una strega però non può vivere in questo modo.
Lolly desidera essere indipendente: avere i suoi spazi, poter fare liberamente le sue scelte e lasciarsi alle spalle ogni legame che impedisce la sua realizzazione personale.
Per far ciò, però, è necessario un cambiamento radicale... e un piccolo villaggio chiamato Great Mop è la soluzione perfetta.

Il suo arrivo era stato previsto, la sua via spianata. Great Mop era indiscutibilmente parte della sua vita e lei era parte della vita di Great Mop.
- S.T. Warner, Lolly Willowes o l'amoroso cacciatore, 123.

In questo luogo isolato e selvaggio, sperduto nelle Chiltern Hills, Laura è certa di trovare le risposte a quel mistero che la insegue e la turba.
In effetti sarà così. Scoprirà la sua vocazione di strega e incontrerà il detentore della sua anima: Satana.
Il diavolo dipinto dalla Warner si discosta completamente dall'immagine mostruosa tipica del cristianesimo, diventando invece un affascinante gentiluomo di campagna.
Il diavolo è, infatti, l'amoroso cacciatore citato nel sottotitolo.
Appellativo dovuto al fatto che le streghe trovano in lui un interlocutore capace di ascoltarle pazientemente, di farle sentire preziose e di regalare loro la libertà al costo della loro anima.
Un personaggio delineato straordinariamente in pochissime pagine: ambiguo e oscuro, amorevole con le sue prede e deciso a consapevolizzarle della loro intelligenza e unicità. 

«Oh, Satana! Perché mi spingi a parlare quando conosci già tutti i miei pensieri?» 
«Lo faccio perché li conosca tu». 
- S.T. Warner, Lolly Willowes o l'amoroso cacciatore, 171.

Leggendo questo romanzo sono rimasta incantata dallo stile della Warner
La sua è una scrittura evocativa, elegante e a tratti onirica.
Le soavi descrizioni della natura, dei boschi e della campagna inglese, riescono ad immergere il lettore in un'atmosfera misteriosa e magica. 
Inoltre, la capacità dell'autrice di dipingere con delicate pennellate l'animo della protagonista è magistrale. Mai mi sono sentita così vicina a un personaggio! 
Seguiamo passo passo il risveglio interiore di Laura, che riscopre il suo essere strega. 
Questa nuova consapevolezza le permetterà di rifiutare tutte quelle tipiche aspettative familiari e sociali sulle donne.
In Lolly Willowes la Warner, attraverso la vicenda della protagonista, denuncia con sottile ironia la situazione delle donne single negli anni '20, donne che solo attraverso la stregoneria possono riappropriarsi dell'indipendenza negata.
Laura riflette inevitabilmente lo spirito ribelle della stessa scrittrice, una donna fuori dagli schemi dell'epoca. Musicista, giornalista, biografa e traduttrice, si unì al Partito Comunista Inglese assieme alla sua compagna Valentine Ackland, una giovane poetessa, per poi lavorare nella Croce Rossa durante la guerra civile spagnola.

Passerei le ore intere a scrivere di Lolly Willowes, ma concludo brevemente consigliandovi caldamente questo affascinante, spiritoso e magico libro, nonché classico della letteratura femminista.


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venerdì 17 settembre 2021

LE NOTTI DI SALEM di Stephen King

Tutto attorno, su ali tenebrose si leva la ferinità della notte. Il tempo dei vampiri è venuto.
- Stephen King, Le notti di Salem, 358.

TITOLO: Le notti di Salem
AUTORE: Stephen King
EDITORE: Bompiani
GENERE: Horror
SINOSSI: Una casa abbandonata, un paesino sperduto, vampiri assetati di sangue. Quando il giovane Stephen King decise di trapiantare Bram Stoker nel New England sapeva che la sua idea, nonostante le apparenze, era buona, ma forse neanche la sua fervida immaginazione avrebbe saputo dire quanto. Era il 1975 e, da allora, il racconto dell'avvento del Male a Jerusalem's Lot, meglio conosciuta come 'salem's Lot, non ha mai cessato di terrorizzare milioni di lettori, consacrando il suo autore come maestro dell'horror. 

RECENSIONE:
Provate a immaginare una piccola e tranquilla cittadina del Maine meridionale trasformarsi, da un giorno all'altro, in una città fantasma.
Strade desolate, case abbandonate, negozi chiusi,... e il tutto nel giro di pochissimo tempo!
I giornali ne parlano come di un fenomeno molto frequente e in aumento in quelle zone, eppure nella città di Salem's Lot qualcosa di davvero insolito e spaventoso è accaduto: le persone sono scomparse nel nulla.
Leggende e strane supposizioni aleggiano attorno a questo posto “stregato”. Nessuno ha la minima idea di cosa sia realmente accaduto, ad eccezione di uno scrittore e un ragazzino... gli unici sopravvissuti alle terribili notti di Salem.

Ben Mears era tornato a Salem's Lot per scrivere il suo libro, o meglio, per esorcizzare i demoni del passato e trovare delle spiegazioni a un terrificante episodio vissuto da bambino in Casa Manster.
Questa abitazione, situata nel punto più alto della città, nasconde dentro le sue mura una macabra storia di omicidio e suicidio.
Dopo essere stata disabitata per anni, Ben scopre con sorpresa che Casa Manster è ora la proprietà di due signori, Straker e Barlow, giunti in paese per aprire un negozio di antiquario.
Se del signor Straker si vocifera che sia un uomo dall'eleganza retro e dai modi cordiali, di Barlow non si sa proprio nulla, tranne che è a New York per affari ignoti.

Dal giorno del loro arrivo, però, misteriosi eventi cominciano a verificarsi a Salem's Lot: morti inconsuete, cadaveri scomparsi, inquietanti apparizioni demoniache...
In aggiunta, alcuni abitati iniziano ad avere comportamenti bizzarri e a cambiare aspetto, impallidendo visibilmente e mostrando un paio di canini affilati davvero minacciosi.

Cosa sta succedendo a Salem's Lot? 
Quale terribile male si sta impossessando della città e dei suoi cittadini?

Ben, assieme al professor Burke, al dottor Cody, al reverendo Cahalan, alla giovane Susan e al piccolo Mark, sono decisi a fronteggiare e sconfiggere l'influenza maligna che voracemente si sta insidiando e espandendo tra loro.

Come in un terribile film dell'orrore sui vampiri, i protagonisti, muniti di croci, acqua santa e paletti acuminati, saranno coinvolti nella lotta contro le più temibili e millenarie creature della notte.

Penso che sia relativamente facile per la gente accettare la telepatia, o la precognizione, o gli apporti. Nel caso di queste manifestazioni ESP, la scelta di crederci non ti fa correre alcun pericolo. Non ti impedisce di dormire la notte. Ma, per esempio, l'idea che il male compiuto da determinati individui possa sopravvivere loro è di gran lunga più sconvolgente.
- Stephen King, Le notti di Salem, 150.

Le notti di Salem (Salem's Lot, 1979) di Stephen King rappresenta un magnifico esempio di romanzo in cui anche una leggenda arciconosciuta come quella del vampiro può dar vita a una storia coinvolgente che sa rapirti fin dalle prime pagine.

Come accennato prima, King non inventa nulla di nuovo riguardo alla figura del vampiro; al contrario, si serve dello stereotipo per eccellenza del revenant: un mostro assetato di sangue e allergico all'aglio, che riposa in una bara nascosta nel seminterrato di una vecchia dimora maledetta e che può essere eliminato solo grazie alla luce del sole e a un paletto ben appuntito.
Eppure, è proprio il contesto in cui è inserito a porlo sotto una luce nuova, e questo è fondamentalmente il motivo per cui ho trovato geniale l'idea di un vampiro che si insidia segretamente in un piccolo e dimenticato paesino del New England per trasformarlo in un covo di creature del male.

Innamorarsi dei personaggi in un libro di King è una prerogativa a cui raramente ci si può sottrarre.
La grande capacità dell'autore di caratterizzazione ci permette di empatizzare con loro e di avere la netta sensazione di conoscerli da sempre.
King scava nel profondo del loro animo, soffermandosi in quelle zone d'ombra dove risiedono le fobie e ossessioni più ancestrali.

Tra le numerose personalità che affollano queste pagine c'è un personaggio che raramente in altri libri può essere definito tale: il paese, ovvero Salem's Lot.

Il paese si cura poco delle attività del Maligno, non più di quanto s curi di quelle di Dio o dell'uomo. Conosce la tenebra, e tanto gli basta.
- Stephen King, Le notti di Salem, 227.

Salem's Lot sembra avere una vita propria, costruita nel tempo di generazione in generazione. Ha scorto l'evolversi dell'umanità e ha accumulato in sé tutti i suoi segreti... specialmente i più terrificanti e pericolosi.

Casa Mastern appare come il cuore pulsante della cittadina.
Una misteriosa abitazione che richiama alla mente la famosa Hill House nata dalla penna di Shirley Jackson.
Una dimora infestata da qualcosa di inumano e indefinibile, che fa leva sulle paure più recondite dell'uomo, quei demoni che ci portiamo dietro dall'infanzia e ci fanno temere il buio e quello che nasconde dietro il suo manto oscuro.

Lo stile di King si riconferma spettacolare: attraverso un linguaggio semplice e diretto riesce a narrare una vicenda ricca di suspense che a un ritmo incalzante ci attanaglia alle pagine, spingendo la nostra curiosità a voler scoprire di più.

Un bel libro davvero, che finisce immediatamente nei miei preferiti dell'autore.


mercoledì 8 settembre 2021

STORIA DI UNA PASSIONE lettere 1932-1953 di Anais Nin e Henry Miller

Non puoi capire quanto io ami scrivere queste lettere pazze, scoordinate, credo che la spinta a farlo mi sia venuta da te.
- Anais Nin e Henry Miller, Storia di una passione, 138.

TITOLO: Storia di una passione. Lettere 1932-1953
AUTORI: Anais Nin, Henry Miller
EDITORE: Bompiani
SINOSSI: Un dialogo tra due scrittori che mette a nudo, oltre ogni pudore, un rapporto sentimentale che si rivela ben più carnale e terreno di quanto ci si potesse immaginare. L'incontro tra Anais Nin e Henry Miller non è un semplice incontro culturale, basato solo su affinità intellettuali: Storia di una passione racconta dichiarazioni d'amore, ricatti, gelosie e tenerezze del resoconto di un'appassionante amicizia che rimase intatta per tutta la vita tra due scrittori profondamente innamorati della scrittura.

RECENSIONE:
Quello tra Anais Nin e Henry Miller è stato uno scambio epistolare tra i più coinvolgenti e appassionati che abbia mai letto.
Ci ritroviamo tra le mani ventun anni di ininterrotta corrispondenza, un vero e proprio intimo resoconto di un rapporto che va oltre la semplice amicizia e comuni interessi intellettuali, sfociando invece in una passione viscerale, talvolta dolce e talvolta dolorosa.

Attraverso le loro parole ripercorriamo la vita privata di due degli autori più anticonformisti e affascinanti del Novecento, l'ipersensitiva donna-bambina spagnola e lo squattrinato ragazzo di Brooklyn, gli stessi che hanno rivoluzionato il genere della letteratura erotica.

Per te e per me il momento supremo, la gioia massima, la proviamo non quando le nostre menti dominano, ma quando la nostra mente la perdiamo - e tu e io la perdiamo entrambi allo stesso modo, nell'amore.
- Anais Nin e Henry Miller, Storia di una passione, 45.

Il nostro viaggio comincia con le prime lettere datate 1932, anno successivo al loro casuale incontro, quando entrambi erano scrittori promettenti più che autori veri e propri.

Questo è il periodo in cui i due amanti sono separati: Anais è in Svizzera per riprendere in mano la sua vita dopo il rivoluzionario incontro con June (la seconda moglie di Miller), mentre Henry è a Digione per guadagnarsi qualche spicciolo e sostenere il suo lavoro di scrittore. 
Le loro lettere sono ricche di ricordi nostalgici che richiamano i tranquilli giorni a Clichy (luogo in cui risiedeva Henry), dove i due scrittori si incontravano per confrontare e perfezionare le loro opere, ma anche per consumare il loro incontrollabile amore.

Se questi primi anni di corrispondenza sono caratterizzati da un'intensità travolgente, in quelli successivi ci saranno numerosi ostacoli che cercheranno di mitigare e mettere fine a questo rapporto.
In primis la guerra.
Anais è costretta ad abbandonare la Francia per stabilirsi in America, a New York, dove lavorerà presso lo studio dello psicanalista Otto Rank, mentre Henry rimarrà ancora per un po' a Parigi.
Questa lontananza alimenterà sentimenti di gelosia da parte di Miller, che mal sopporta l'idea di una possibile relazione con Rank.
D'altra parte, Anais ha bisogno di passare un po' di tempo con se stessa, viaggiando e allontanandosi per un po' da tutti gli uomini che fanno parte della sua vita sentimentale, compreso Miller.

In questo senso le lettere iniziano a prendere una nuova inclinazione: la scottante passione iniziale si trasforma lentamente in un sentimento di affetto molto più vicino all'amicizia, nonostante l'amore non abbia mai cessato di unirli.

Perché siamo scrittori e trasformiamo la nostra realtà in arte.
- Anais Nin e Henry Miller, Storia di una passione, 170.

Questo scambio epistolare non rappresenta solo la testimonianza di un amore che supera ogni convenzione, ma ci conduce anche nei retroscena che riguardano il lavoro di scrittore.
Dalle loro parole comprendiamo quanto sia difficile e duro vivere di letteratura, e quanto sia importante il sostegno reciproco, lo scambio di consigli e suggerimenti.
E' pur vero che sia Anais che Henry non accettavano le critiche molto facilmente (la Nin per il suo stile troppo surreale e Henry per la sua propensione a caricaturare la realtà), ma riuscivano sempre a scambiarsi ottime dritte per migliorarsi costantemente.

Scoprire la genesi e l'evoluzione di alcune delle opere fondamentali della Nin mi ha appassionato tantissimo, e in questo ho trovato fondamentale la presenza di Miller, che la incoraggiava costantemente a rivedere e pubblicare i suoi diari. 
Lo stesso discorso vale per il grande supporto economico che Anais dava a Henry, nonostante anche lei non nuotasse nell'oro, senza il quale non avrebbe mai potuto dedicarsi alla carriera di scrittore.

Concludo consigliandovi caldamente questo volume, nonostante possa non risultare una lettura immediata per coloro che non conoscono e non hanno letto nulla dei due autori. 
Lo reputo però un libro indispensabile per tutti i fan Anais Nin che desiderano approfondire la sua relazione con Miller.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
Inoltre, se il libro recensito ti ha incuriosito e provi una perturbante e insana voglia di leggerlo, puoi agevolmente cliccare QUI.
Sono affiliata ad Amazon, per cui se deciderai di acquistare il libro da questo link io ne ricaverò qualche fanta-monetina che dissiperò amaramente nella compera di altri libri.

MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...