mercoledì 1 luglio 2020

Suspiria de Profundis

Esse non parlavano, mentre conversavano con Levana; non bisbigliavano; non cantavano; [...]
Esse cospiravano tra loro; e sugli specchi dell'oscurità il mio occhio seguiva i loro complotti. I simboli erano i loro; le parole sono le mie.
Chiamiamole Nostre Signore del Dolore.

@thecovenofphantasmagoricalbook
TITOLO: Suspiria de Profundis
AUTORE: Thomas de Quincey
EDITORE: Garzanti
COLLANA: I piccoli grandi libri
TRAMA: Scritto nel 1845, Suspiria de Profundis precipita il lettore in un vortice di oniriche e inquietanti visioni. Permeato da un profondo senso di decadenza e di morte, il racconto è dominato dai temi della memoria e della fugacità del tempo: in un'incalzante sovrapposizioni di piani temporali. De Quincey medita sulla miseria della condizione umana, effimera e condannata a uno stato di dolore e afflizione perenni, fatalmente trasmessi da una generazione all'altra.

RECENSIONE:
Ancor prima dello sviluppo e della diffusione della psicoanalisi freudiana e delle sue idee rivoluzionarie, Thomas de Quincey si presenta come un vero e proprio visionario, un anticonformista, che riuscì con i suoi scritti ad anticipare i tempi e i principi cardine della psicologia del profondo. Egli indagò minuziosamente su quella che definisce la misteriosa camera obscura, la mente umana, percependo e riconoscendo la vitale importanza dei sogni.
Una facoltà, quella del sognare, che viene turbata e dissipata dal costante progresso della società moderna.

L'età vittoriana, epoca in cui visse l'autore, fu un periodo storico ricco di profonde trasformazioni economiche e sociali, mutamenti che hanno condotto verso un terribile e irrefrenabile deterioramento del meccanismo del sogno. 
La solitudine, quale momento di intima meditazione, di accrescimento dell'intelletto e della facoltà di sognare, diviene ormai un'utopia nell'intensa e caotica vita sociale
A questo punto, se tutte quelle possibilità di accrescere la capacità onirica dell'uomo si sono inesorabilmente disperse nella superficialità dell'epoca moderna, Thomas de Quincey spiega che esiste un agente che favorisce il recuperaro di questa potenzialità: l'oppio.

De Quincey fa riferimento alla sua opera precedente Confessioni di un oppiomane (1921), una sconcertante autobiografica che lo incoronò come celebrità letteraria al pari dei suoi amici e colleghi Wordsworth e Coleridge, con i quali condivise idee, vicinato e... OPPIO.
In questo libro lo scrittore descrive i poteri straordinari di questa sostanza allucinogena nell'esaltare i colori del sogno e nel rafforzarne le ombre.
Col tempo questa via prediletta per il recupero di ciò che sembrava essere perduto, si trasforma, però, in una terribile dipendenza. 
Il suo tormentoso rapporto con l'oppio divenne persino fonte di ispirazione per scrittori illustri come Baudelaire ed Edgar Allan Poe.

Assieme alla facoltà di sognare, l'oppio possiede l'abilità di ampliare le dimensioni del tempo.

Tu vedi, dunque, quanto sia limitato, incalcolabilmente limitato, il vero e reale presente. Di quel tempo che chiamiamo il presente, appena una centesima parte non appartiene a un passato che è già fuggito o a un futuro che ancora si avanza.

In una società nella quale la velocità è tutto, la possibilità di rallentare i ritmi diviene una vera necessità per chi, come de Quincey, vuole continuare a sognare.

Che cos'è il cervello umano se non un naturale e grandioso palinsesto?

Un altro tema che de Quincey tocca con magistrale poesia è quello della memoriaattraverso la geniale analogia del palinsestoEsso è una pergamena o una membrana da cui più volte è stato cancellato il manoscritto. 
Un oggetto curioso al quale accostare le facoltà mnemoniche dell'essere umano. 
Un sovrapporsi infinito di pensieri, immagini, sentimenti... Ogni strato successivo cancella quello precedente, anche se, in realtà, nulla viene mai rimosso completamente.
Proprio come le innumerevoli e misteriose calligrafie iscritte nel palinsesto e rinvenute grazie alla magia della chimica moderna, il cervello umano possiede la capacità di far risorgere dall'oblio della dimenticanza ogni nostra esperienza, gioiosa o dolorosa che sia.

Ed è proprio il dolore il successivo argomento che de Quincey decide di sviscerare.
L'autore narra che spesso, durante il periodo passato ad Oxford, nei suoi sogni si manifestava la figura misteriosa di Levana, che lo scrittore inglese descrive in un modo assolutamente affascinante.
Levana, dea latina protettrice dei neonati e tutrice dell'educazione della prima infanzia, nei suoi sogni appare frequentemente in intima unione con tre oscure sorelle: le Nostre Signore del Dolore.
Poiché anche i bambini più piccoli non di rado esperiscono forme di sofferenza e miseria.
De Quincey, nel parlare di queste dame, propone un costante riferimento al numero magico e mitologico del tre: tre sono le Grazie, che adornano di bellezza la vita dell'uomo; tre sono le Parche, che tessono il destino umano; e, infine, tre sono le Furie, che portano l'espiazione per gravi colpe commesse.
L'autore spiega di conoscerle molto bene, e di averle incontrate tutte lungo il cammino della sua vita.
La prima che viene descritta è Mater Lachrymarum, Nostra Signora delle Lacrime, la maggiore delle tre; ed è lei che notte e giorno delira e geme, invocando volti scomparsi, rappresentando la più pura disperazione.
Ella è seguita da Mater Suspiriorum, Nostra Signora dei Sospiri, colei che non piange e non geme, ma sospira impercettibilmente a intervalli; ella accompagna i vagabondi senza dimora così come gli uomini gloriosi e di alto rango, che hanno ricevuto in segreto il suo marchio, e li conduce nello sconforto più totale.
L'ultima sorella, la più giovane ma anche la più spaventosa, è Mater Tenebrarum, Nostra Signora delle Tenebre. Ella si presentata come la madre della follia, l'ispiratrice dei suicidi.

Se i loro nomi risuonano familiari alle vostre orecchie, miei cari lettori e mie care lettrici, sicuramente ricorderete la trilogia de Le tre madri, composta da Suspiria (1977), Inferno (1980) e La terza madre (2007), di Dario Argento; infatti il regista di film horror si ispirò alle Nostre Signore del Dolore di Thomas de Quincey per la creazione dei suoi capolavori cinematografici.
 
Suspiria de Profundis è uno di quei libricini che difficilmente può essere racchiuso in una categoria ben specifica; poiché si presenta contemporaneamente come una sorta di racconto immaginario dalle tinte autobiografiche e come un piccolo saggio filosofico. 
Thomas de Quincey, attraverso una prosa complessa ed estremamente elegante, si spinge verso l'esplorazione di mondi onirici e dimenticati, di incubi reconditi e di atmosfere surreali. Il tutto immerso in clima di puro romanticismo decadente.
L'opera possiede, inoltre, la formidabile capacità di suscitare una buona dose di curiosità e destare la più profonda riflessione su temi che tutt'ora sono i protagonisti del nostro tempo.

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domenica 24 maggio 2020

I FANTASMAGORICI POTERI DELLE PIANTE - Uomini, erbe e magia nella storia...

Nei giorni passati, costretta a dover passare molto del mio tempo chiusa in casa,  ho approfittato per avventurarmi alla scoperta di libri sconosciuti che popolano le varie librerie della mia dimora.
Tante sono state le piacevoli e inaspettate scoperte che mi sono capitate sotto mano, libri di cui ignoravo totalmente l'esistenza e che si sono rivelati davvero curiosi e bizzarri.
Tra i tanti, però, ci sono stati alcuni volumetti di erboristeria che hanno accesso in me un grande interesse verso il mondo magico e immenso dell'erbe. 
Senza indugio, la mia mente squilibrata ha partorito l'idea di dar vita ad una piccola e fantasmagorica rubrica sui segreti e sulle potenzialità curative di erbe e piante che quotidianamente ci circondano. Basti pensare che molte di queste le utilizziamo spesso e volentieri in cucina per donare un particolare aroma o profumo ad una determinata pietanza.
Concludendo la mia breve premessa, posso assicurarvi che la storia, le leggende e i principi benefici nascosti dietro queste semplici erbe hanno la capacità di aprire un universo infinito che non può non apparire intrigante.


Uomini, erbe e magia nella storia... 

Nelle epoche più remote dell'umanità e nelle più antiche civiltà del mondo, quando l'uomo viveva a strettissimo contatto con la natura e beneficiava di tutti i suoi effetti terapeutici, il ricorrere alle virtù delle erbe, per curare le ferite e le falle del corpo, era considerato un comportamento normalissimo, così come lo era l'individuare istintivamente la pianta giusta per quel male preciso.
Un po' come quando ci ritroviamo ad osservare curiosi il nostro gatto o il nostro cane che, spontaneamente, si dirige verso l'erba perfetta per porre sollievo al suo malessere.

L'importanza di queste erbe medicinali è testimoniata dal loro proficuo e attivo commercio nel bacino del Mediterraneo sin dai tempi della Civiltà Minoica.
I fenici, inoltre, abili navigatori e commercianti, dedicavano gran parte delle loro spedizioni alla ricerca e alla vendita di erbe curative e non solo.
Un ruolo decisivo, però, nello sviluppo dell'erboristeria, lo ebbe una tra le più grandi e importanti civiltà della storia: i misteriosi antichi egizi
La dedizione con cui si dedicavano alla medicina era strettamente legata alla religione e al largo numero di divinità preposte alla salvaguardia della salute. Tra le più celebri troviamo la dea Iside, fine conoscitrice dell'arte erboristica, il dio Thot, il medico degli dei che è raffigurato nei templi alla guida di una barca ricolma di erbe, e gli dei Ptah e Imhotep, al cui influsso è soggetta la medicina in generale.
Non a caso tutti i medici e i detentori dei segreti delle erbe godevano di un'altissima considerazione, e a loro era affidato il delicato compito di preparare decotti, unguenti e confezionare pastiglie.
Inoltre, il famoso e misterioso metodo dell'imbalsamazione coinvolgeva molte erbe aromatiche come il Timo e il Rosmarino.
Tutta l'immensa tradizione fitoterapica egiziana è racchiusa nel Papiro di Erbes, una vera e propria enciclopedia medica, che cita al suo interno più di settecento droghe vegetali e ricette atte alla creazione di rimedi di vario genere, pozioni e filtri d'amore.
Davvero affascinante!!

Volgendo lo sguardo verso Oriente, il maestoso impero cinese dava vita a impressionanti forme di metodiche di cura, la cui farmacopea è qualcosa di infinitamente sconfinato.
La più antica monografia in merito esistente è Il classico di erboristeria del Divino Agricoltore, di epoca Qin-Han (221 a.C-  220 d.C.), in cui più medici raccolsero i ricchi materiali della farmacopea a partire dall’epoca pre-Qin. Il testo comprende 365 tipi di medicinali ed è ancora usato e studiato in clinica medica.
Parallelamente alla medicina cinese si andava sviluppando quella popolare indiana, l'Ayurveda, che indirizzò parte della sua sfera di interesse ai principi inebrianti (Oppio, Aconito, Betel) e a quelli afrodisiaci (Fior di Loto, semi di Senape).
I rimedi ayurvetici arrivarono nel tempo a essere dei veri e propri composti, realizzati con decine di erbe in modo da estrarne solo i principi attivi d'interesse.

Erede in Occidente delle nozioni mediche e fitoterapiche egizie e orientali fu la medicina greca.
Infatti, proprio nella Grecia antica la visione teurgica della malattia trovò la sua fine, sostituita da una concezione più analitica e scientifica.

Con il passare dei secoli e con l'evolversi di nuove culture, le conoscenze teoriche e pratiche erboristiche cominciarono, lentamente, a disperdersi e a nascondersi in luoghi impenetrabili.
Nell'Alto Medioevo l'erboristeria divenne appannaggio della chiesa, in particolar modo dei monasteri.
In questi luoghi di mistero, silenzio e preghiera, i monaci continuarono a studiare e approfondire le nozioni mediche relative a erbe curative, andando per boschi e foreste alla ricerca di ogni sorta di pianta utilizzabile in ogni periodo dell'anno.
Si diffuse, inoltre, l'usanza di tenere all'interno di ogni monastero un Hortus Simplicium, un orto balsamico, nel quale coltivare erbe a scopo medicinale; così, iniziarono a figurarsi i primi monaci-farmacisti.
Il popolo, però, trasformò il coltivare una sana passione erboristica in una pratica mal vista, e, a partire dalla fine del Trecento, con l'istituzione della Santa Inquisizione, ebbe inizio la terribile e sanguinosa caccia alle streghe.

Fortunatamente, nel X secolo il sapere medico tornò a laicizzarsi, e, in seguito alla grandiosa invenzione della stampa e alla conseguente diffusione di numerosi libri, esso venne ampiamente divulgato.
Grazie Gutenberg!

Con la scoperta dell'America molte cose cambiarono, e molti missionari, esploratori e botanici, tornati entusiasti dalle terre del Nuovo Mondo, introdussero in Europa migliaia di nuove piante.
Molte idee nacquero riguardo la creazione e la produzione di nuove droghe e medicinali. Verranno introdotti nella farmacologia la Coca e la Cocaina, il Mate e la Noce di Cola, che dà la Caffeina...
All'inizio dell'Ottocento verrà prodotta la Morfina, ricavata a partire dall'Oppio dei papaveri.

Il trionfo della chimica del Novecento porterà fino alla possibilità di riprodurre sinteticamente molti principi attivi delle piante, conquista, questa, che susciterà decenni di ubriacatura chimico sintetica e che porterà ad una momentanea messa in ombra della fitoterapia.

Negli ultimi decenni una lenta e difficile riscoperta del mondo naturale comincia a prendere piede... forse, un giorno, riusciremo finalmente a riconquistare quel legame perduto, genuino e autentico che i nostri antenati avevano con la natura.


lunedì 27 aprile 2020

Fantasmi sul Tamigi vol.3

Dubitò che nella spettrale Londra della regina Vittoria si fossero mai visti così tanti fantasmi sul Tamigi o in una qualsiasi altra parte di quella città nera come il carbone.

TITOLO: Fantasmi sul Tamigi
SERIE: Victorian Horror Story
AUTRICE: Mala Spina
EDITORE: CreateSpace Independent Publishing Platform
GENERE: Urban fantasy, Horror, Gotico

L'unico vero potere che conta su questo miserabile pianeta: quello esercitato sugli altri.


Il freddo inverno è pronto ad invadere con il suo sporco candore le sudice strade di Londra, nascondendo i suoi segreti più oscuri e remoti.
Sono passate ormai settimane da quella raccapricciante disavventura nelle buie fogne di Whitechapel e, rinchiusa nell'immobilità della tetra villa di Bishop Road, Guinevere Patel è nuovamente sola e sottomessa agli ordini del suo padrone. Tutti i suoi piani di uccidere Lord Richmond, il demoniaco signore della Londra occulta, sono andati in fumo ed ora si ritrova ancora una volta ad essere succube del suo indomabile potere. 
L'unica persona che veramente teneva a lei e avrebbe potuto aiutarla era Lancelot Huges, il quale - per salvare lei e il signor Wright dalle grinfie di quello strano circolo di cacciatori di mostri, lo Styx - si è sacrificato lasciandosi catturare e rinchiudere in chissà quale angolo buio e sperduto di Londra.
In seguito alle vicende di Whitechapel, Guinevere ha perduto anche un altro fidato alleato e amico, l'irlandese Peter Doyle, scoprendolo un inaspettato membro dello Styx.
Delusa, amareggiata e controllata, Ginny non può rifiutarsi di ubbidire agli ordini di Lord Richmond, il quale è deciso a mandarla a risolvere una questione fastidiosa, se non pericolosa, nei pressi di Oxford Street.
In quella via risiede un bizzarro negozio, il Sweet Doll's Hospital, e il suo compito consisterà unicamente nell'uccidere il proprietario e distruggere tutte le sue bambole.
Senza nessuna ulteriore spiegazione, Miss Patel e il suo collega Wright si dirigono verso il luogo indicato, ignari delle innumerevoli mostruosità e pericoli che incontreranno.

Il Tamigi potrebbe divenire il nostro Stige.

Parallelamente alla vicenda di Ginny, Peter Doyle è ritornato nella sede ufficiale dello Styx.
Il ricordo delle peripezie in quel di Whitechapel, insieme all'affascinante e tenace Ghoul, è ancora ben vivido nella sua memoria. Ogni suo sforzo di dimenticare appare impossibile, così come è impossibile non ammettere di provare qualcosa per quella creatura fuori dal normale.
Purtroppo anche Peter deve fare i conti con i suoi superiori: gli verrà affidato l'incarico di elaborare e dirigere una trappola per catturare il terribile signore dei mostri di Londra, approfittando della fiducia di Miss Patel nei suoi riguardi. Tutto per raggiungere e riportare la pace e la normalità a Londra.
In Victorian Horror Story, però, nulla è come sembra!
Occultato sotto questa messinscena ben orchestrata, si articola un piano a dir poco inquietante... un progetto finanziato e incentivato dalla regina Vittoria in persona!
Lo Styx nasconde gelosamente uno strano essere, chiamato il Mangia Anime. Un enorme Golem che sembra essere il fulcro di un esperimento davvero sconcertante, frutto di menti folli e senza scrupoli.
La volontà vacillante di Ginny sarà messa a dura prova in questo nuovo capitolo. I suoi sentimenti e affetti potrebbero fare la differenza e aiutarla nel continuare a mantenere una parvenza di umanità e di raziocinio, salvandola dalla follia e dall'istinto famelico della terribile bestia che alberga dentro di lei.

Fantasmi sul Tamigi è il terzo dei quattro volumi che compongono la serie Victorian Horror Story.
Se nel primo libro veniamo introdotti nell'oscuro mondo parallelo di Londra e nel secondo cominciamo a familiarizzare con le sue bizzarrie... in questo terzo capitolo siamo sommersi fino al collo da stranezze e orrori inimmaginabili.
Un libro davvero intenso e colmo di colpi di scena.
La vicenda si intreccia sempre di più: nuove rivelazioni assolutamente sconcertanti fanno continuano ad aggiungersi e nuovi personaggi fanno la loro comparsa.
Una nuova guerra tra le creature delle tenebre e gli uomini "futuristici" dello Stige è alle porte e tutti si preparano al peggio... ma proprio nell'odio di questa faida che nascono i sentimenti più profondi: amore, amicizia e fiducia.

In conclusione mi pongo una domanda...Cosa dovrò aspettarmi dal capitolo finale?
La voce di Peter Doyle, il folle irlandese, risuona nelle mie orecchie...
Puoi scommetterci le mutande che ci sarà da divertirsi!!!

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mercoledì 15 aprile 2020

Orrore a Whitechapel vol.2

«Dunque cosa facciamo? Manca poco al tramonto.»
«È il momento migliore per andare a scoprire l'orrore che si cela a Whitechapel.»


TITOLO: Orrore a Whitechapel
SERIE: Victorian Horror Story
AUTRICE: Mala Spina
EDITORE: CreateSpace Independent Publishing Platform
GENERE: Horror, Gotico, Urban Fantasy

Misteriose sparizioni nel fetido quartiere di Whitechapel incuriosiscono e terrorizzano i cittadini londinesi, e Lord Richmond, seducente demone ben noto come il padrone della Londra occulta, comincia a sospettare che vi sia lo zampino di un qualche essere oscuro.
Intenzionato a non attirare attenzioni di fastidiosi nemici, pronti a dare la caccia alle creature delle tenebre, ingaggia, tramite missiva, il signor Wright e il signor Huges, rispettivamente lo studioso di arti arcane e l'uomo bestia, di mettere fine a questa situazione e di riportare tutto all'ordine.
Nel frattempo, Guinevere vive con forte costernazione la sua indesiderata trasformazione, avvenuta in quella maledetta festa. Il suo aspetto non è più lo stesso e quello che il suo specchio le riflette le fa paura e la disgusta.
Ora è un Ghoul: un essere al confine tra la vita e la morte, costantemente affamato di cadaveri e dalla forza immensa.
L'unico appiglio all'ultimo frammento di umanità che le resta, in grado di non farla abbandonare alla pazzia, è il pensiero di vendicarsi di Lord Richmond per quello che le ha fatto.

Aveva perso il conto delle ore passate lì dentro e aveva resistito ma, in quel momento, sentiva il bisogno di uscire. Non capiva se era per il desiderio di mettersi in caccia o per la claustrofobia di vivere in uno spazio così ristretto.

Ginny è decisa a fuggire dalla residenza di Bishop Road, ma incappa accidentalmente, o forse no, nella lettera di Lord Richmond, e, leggendola, viene invasa dalla pressante sensazione che qualcosa di spiacevole sia accaduto a Wright e Huges.
Tra le buie e umide strade della città, tra umani che appaiono più crudeli dei mostri e insoliti fantasmi di fuliggine e fumo, sorvegliati da un misterioso spettro di nome Johnny il Nero, ci sarà l'incontro imprevisto con un giovane e beffardo marinaio irlandese dai capelli rossi, Peter Doyle, che cambierà radicalmente le sorti della ricerca di Ginny.
Nuovi misteri iniziano ad intrecciarsi a sconcertanti scoperte. Un circolo di cacciatori di mostri, armati con strane pistole moderne, compaiono sulla scena e il confine tra chi sono i buoni e chi i cattivi si fa sempre meno netto.
Ginny dovrà trovare il coraggio di fronteggiare tutti i pericoli di Whitechapel e combattere una guerra interiore ben più difficile... una guerra contro il mostro che abita dentro di sé, la piccola cosa morta.

Orrore a Whitechapel è il secondo dei quattro volumi che compongono la serie Victorian Horror Story.
Nell'infinita ricchezza di azione e colpi di scena, la vicenda si sviluppa seguendo un ritmo incalzante e coinvolgente. Tutti i personaggi, da ombre indefinite quali erano nel primo volume, si delineano sempre di più, portando alla luce numerosi segreti nascosti e passati dimenticati. Ognuno di loro combatte costantemente con il proprio terribile demone ed è interessante percepire che, nonostante il loro essere mostri (mutaforma, ghoul, esseri privi di emozioni, ...), tentano allo stremo di non perdere quel briciolo di umanità che ancora, a stento, continua a sopravvive.
In questo capitolo assistiamo ad una crescita del personaggio di Ginny che, da umana un po' impacciata e incapace di muoversi da sola nel mondo dell'occulto, è determinata a trovare il coraggio e la forza di non arrendersi e lottare per salvare sé stessa e i suoi amici.
Un altro personaggio che è entrato ufficialmente nel mio piccolo cuore è il signor Huges. La sua figura, un po' malinconica e un po' romantica, mi affascina tantissimo e la storia che si porta dietro è davvero macabra e inquietante.
Da buona bipolare che sono, ho apprezzato moltissimo il bizzarro e folle irlandese Peter Doyle.
Grazie al suo carisma e al suo spirito ironico, e aggiungo anche grazie al rosso dei suoi capelli, è riuscito ad accendere la vicenda e a darle una piega nuova.
L'alternanza di momenti ironici e leggeri a momenti più macabri e profondi, incastrati e ben combinati tra loro, donano al romanzo quel tocco in più e lo rende ancora più avvincente.
Londra, città tetra e degradata, è immancabilmente anche qui un'ambientazione molto viva e suggestiva, ed accompagna la vicenda dall'inizio fino alla fine.

In conclusione, non vedo l'ora di continuare con il terzo volume della serie, Fantasmi sul Tamigi, per scoprire cosa diavolo accadrà. Sono sicura che non mancheranno mostruose sorprese e spaventose rivelazioni.

Cliccando su Mostri di Londra potete trovare la recensione del primo volume della serie

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MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...