sabato 11 aprile 2020

Mostri di Londra vol.1

"La parola era solo un veicolo; 
il fulcro dell'incantesimo era la volontà che vi era incanalato"

TITOLO: Mostri di Londra
SERIE: Victorian Horror Story
AUTRICE: Mala Spina
EDITORE: CreateSpace Independent Publishing Platform
GENERE: Horror, Gotico, Urban Fantasy

Che assurdità! Mostri a Londra. 
Sciocchezze da bambini.

Doveva essere una seduta spiritica come tante. Per essere precisi, la prima per Guinevere Patel, nota nell'Est End di Londra come Ginny e ribattezzata nell'ambiente dell'occulto come Madame Istar. 
Doveva essere la solita messinscena a cui era abituata già nei panni di assistente: qualche trucchetto macabro unito a strampalate invocazioni demoniache capaci di intrattenere i clienti abituali dell'alta nobiltà londinese, ricchi annoiati alla ricerca di fenomeni sensazionali che smuovessero la loro grigia routine.
Tra le facce note, però, vi era la presenza elegante e misteriosa di un indecifrabile gentiluomo: il signor Percival Wright.
Dal fascino irresistibile e conturbante, la pone nella seccante posizione di dover accettare una proposta inconsueta e di seguirlo.
Insieme giungono nell'imponente residenza di Lord Arthur Richmond in Bishop Road, e qui, immersi in un clima tetro e a tratti grottesco, Ginny ha il "piacere" di fare la bizzarra conoscenza di altri due personaggi cardine della vicenda: il claudicante signor Lancelot Huges, un giovane dallo sguardo tagliente e, allo stesso tempo, malinconicamente triste, e l'eccentrico padrone di casa, Lord Richmond, un uomo dai tratti esotici e magnetici e dai modi autoritari.
Rimasta spaesata da quella inspiegabile e sottile energia che ognuno di loro sprigiona (qualcosa di stranamente disumano), Ginny rimane ulteriormente insospettita dall'incarico che deve svolgere per sottostare al loro patto. Quella sera si sarebbe tenuta una festa in una ricca villa di Londra, e il suo unico compito, per ricevere la ricompensa stabilita, si sarebbe suddiviso nell'accompagnare i tre uomini appena sconosciuti e nel presentarsi semplicemente come la spiritista qual è. Tutto questo sarebbe servito a facilitare Lord Richmond nel saldare alcune questioni in sospeso.
La verità, purtroppo, non è come appare. 
Ginny si troverà a dover fronteggiare un mondo oscuro e raccapricciante che pullula si esseri mostruosi e crudeli.
Da questo momento in poi la vita della nostra protagonista cambierà per sempre, e nulla di quello che una volta rappresentava le sue uniche certezze potranno più aiutarla.

Mostri di Londra è il primo dei quattro volumi che compongono la serie Victorian Horror Story.
Seppur lo consideri un romanzo principalmente introduttivo a quelli che poi seguiranno, l'ho trovato davvero ben strutturato sia dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi che dal modo in cui si resta sempre con il fiato sospeso. Si è in continua attesa che tutti quei misteri irrisolti, accumulati durante la lettura, possano trovare finalmente una rivelazione, benché possa apparire davvero sconcertante.
La Londra vittoriana fa da sfondo all'intera vicenda e, già a partire dalle prime pagine, si rivela essere una presenza costante e silenziosa. 
Cupa e affascinante, essa si trasforma in una sorta di personaggio che ci segue e ci accompagna tra le strade buie e tetre di un mondo nascosto nell'ombra.
Un altro aspetto del libro che ammetto di aver apprezzato molto è stato la naturalezza con la quale si entra a contatto, attraverso i pensieri dei personaggi e l'ambientazione, con l'epoca nella quale la storia si sviluppa. Un periodo storico scuro e affascinante, ricco di contraddizioni, nel quale l'istinto e le pulsioni più profonde lottano contro la ragione e la morale, così da rimanere silenti e sottostare alle restrizioni esterne.
Il mostro diventa metafora di colui che riesce a rompere queste catene, riuscendo ad evadere, però, solo nell'ombra. 

In conclusione, non vedo l'ora di continuare la serie per scoprire quali altre avventure hanno da riservarci i nostri nuovi amici.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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venerdì 10 aprile 2020

Lizzie

"Era una sconosciuta in un mondo di sconosciuti ed erano degli sconosciuti anche quelli che si era lasciata alle spalle. A quel punto acquistò urgenza e importanza il fatto di essere una persona in particolare e di esserlo sempre stata; nel vasto mondo in cui stava entrando non c'era nessuno che non fosse dotato di un'identità ben precisa: era vitale essere qualcuno e non qualcun altro."


TITOLO: Lizzie
AUTORE: Shirley Jackson
EDITORE: Adelphi

Una, nessuna e centomila... Chi è Elizabeth Richmond?

Elizabeth Richmond è la giovane protagonista del romanzo Lizzie di Shirley Jackson, pubblicato nel 1954.
Lungi dall'essere un personaggio dinamico ed energico, Lizzie ci viene presentata come schiva, timida e arrendevole, paragonabile ad un'ombra anonima che viene ignorata dal resto del mondo. Nessuno la conosce veramente e nessuno vuole conoscerla.
Il suo carattere piatto e insipido si riflette perfettamente nella monotonia delle sue azioni quotidiane: ogni mattina, da due anni a questa parte, si reca a piedi presso il museo di Owenstown dove lavora come dattilografa, svolgendo semplici e ripetitive mansioni che non richiedono nessuna capacità eccezionale; a sera ritorna a casa, dove ad attenderla c'è la zia Morgen.
Da ormai quattro anni, in seguito alla misteriosa morte della madre, Elizabeth vive a casa di sua zia Morgen, una donna direttiva e appassionata di Sherry, trascorrendo con lei la maggior parte della giornata; ma, nonostante il molto tempo passato insieme, tra le due donne non vi è la presenza di una qualsivoglia forma di legame affettivo che vada oltre le vuote parole di circostanza.
Da qualche mese, però, questo stato di apparente equilibrio ha cominciato a vacillare.
Elizabeth è sempre più tormentata da dolori costanti alla schiena e insopportabili emicranie; in particolar modo, iniziano ad essere sempre più frequenti strani episodi di amnesia: determinati momenti della giornata è come se non venissero registrati nella memoria di Elizabeth, conducendola, di conseguenza, verso la perdita della cognizione del tempo.
Sotto consiglio del dottore di famiglia, Elizabeth viene portata nello studio del dottor Victor Wright, medico e psicologo rispettabile, che cercherà di risalire alla fonte dei problemi attraverso la pratica dell'ipnosi.
Man mano che le sedute si succedono, il dottor Wright incappa in una scoperta a dir poco sconcertante: si rende conto che Miss Richmond è una sorta di gran contenitore che ospita al suo interno molteplici personalità, diversissime tra loro e in continuo contrasto.

Adesso mentre ero là, sbigottito, cantilenò: « Elizabeth, Beth, Betsy e Bess andarono tutte insieme a cercare un nido d'uccello»

Accanto alla nervosa, modesta e riservata Elizabeth scorgiamo la presenza di altre tre indoli:la serena e graziosa Beth, la più dolce e amorevole; la volgare e insolente Betsy, terribilmente odiosa e folle; e infine, forse la più pericolosa, l'avara e cinica Bess, alla quale interessa unicamente prevalere sulle altre ed essere l'unica posseditrice della sua futura eredità.
Ogni personalità desidera prevalere sull'altra, battendosi senza sosta con qualsiasi mezzo possibile; tutto per poter vivere in completa libertà quella vita che da troppo appare "condivisa".
Una terribile guerra prende piede dentro Elizabeth, e solo l'ostinazione e la genialità del dottor Wright potranno condurlo verso una soluzione, così da riunirle in un unico individuo: una sola e completa Elizabeth.

Lizzie è un romanzo che definirei bizzarro e dalle infinite sfumature.
Esso possiede una struttura molto particolare e interessante: ogni capitolo prende il nome di un personaggio (Elizabeth, Il dottor Wright, Betsy, la zia Morgen...), e in ognuno di essi ci sarà un narratore diverso che esporrà il proprio punto di vista riguardo la grottesca vicenda della giovane protagonista.
Proprio qui si può cogliere la notevole capacità di Shirley Jackson nel trovare e individuare, a seconda del narratore, un diverso registro linguistico e un livello stilistico ben definito.
Questa mobilità di punti di vista, associato alla pluralità di stili e registri e all'alternarsi inaspettato delle varie personalità di Elizabeth, crea nel lettore una sensazione di confusione; esso ritrae, secondo me, in modo impeccabile i sentimenti e la sofferenza della protagonista, affetta dal disturbo dissociativo della personalità.
La disperata ricerca di sé stessi accompagna il lettore durante il suo viaggio assieme alla protagonista; Sia Beth che Betsy e Bess lottano per esistere come una singola persona. Tanti piccoli pezzetti di Io, disgregati e lontani tra loro, che tentano in ogni modo di riunirsi.
 Questo costante bisogno di una vera e propria libertà è un tema ricorrente nei libri della Jackson e che perseguita le varie protagoniste (Eleanor, Merricat...), tutte alle prese con figure oppressive e tiranniche.

Lizzie è un libro davvero affascinante che si fa largo nelle profondità dell'animo umano e della sua natura più nascosta e spaventosa.

Elizabeth e Shirley... la nascita di un personaggio

Lizzie nacque dalla penna della Jackson in un momento particolare della sua vita: era il periodo in cui insonnia, paranoia e dolori di testa e di schiena, tutti sintomi manifestati da Elizabeth nel romanzo, affliggevano terribilmente e senza tregua la scrittrice, costringendola ad interrompere la stesura nell'estate del 1953.
Quando, mesi dopo, la Jackson decise di riprendere in mano la scrittura di questo libro, tutti i dolori si ripresentarono nuovamente e la tormentarono fino alla fine del lavoro.

La donna delle tenebre... quando il libro diventa film
Nel 1957 dal romanzo venne tratto il film La donna delle tenebre, diretto da Hugo Haas e interpretato da Eleanor Parker (Elizabeth) e Richard Boone (il dottor Wright). Purtroppo, la trasposizione cinematografica riesce a cogliere solamente alcuni dei temi e e delle caratteristiche principali del romanzo, e tutta la parte centrale nonché cuore della storia, quella narrata dal punto di vista di Betsy, non viene inserita. Delle tre personalità esistenti in Elisabeth solo due appaiono nel film (Betsy e Beth, che vengono rinominate rispettivamente in Lisa e Betty). Devo ammettere che Eleanor Parker è stata fedele nell'interpretare la parte della protagonista del libro, mettendo in risalto le differenze tra le varie indoli non solo attraverso i comportamenti e atteggiamenti, ma anche grazie al modo di vestire, di truccare e di acconciare i capelli di ognuna. Nonostante sia un film molto vintage, con i suoi tempi e i suoi difetti, non mi è dispiaciuto vederlo. 
Se come me vi affascinano i film belli vecchiotti e un po' grotteschi, La donna delle tenebre fa proprio al caso vostro.





giovedì 2 aprile 2020

Abbiamo sempre vissuto nel castello

"Mi chiamo Mary Katherine Blackwood.
Ho diciotto anni e abito con mia sorella Constance.
Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l'anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare.
Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore.
Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l'Amanita phalloides, il fungo mortale.
gli altri membri della famiglia sono tutti morti."


TITOLO: Abbiamo sempre vissuto nel castello
AUTORE: Shirley Jackson
EDITORE: Adelphi
GENERE: Horror, Gotico

RECENSIONE:
Ogni vecchia famiglia che si rispetti nasconde degli scheletri nell'armadio: segreti indicibili e agghiaccianti; vicende spaventose al confine tra realtà e follia; morti turbolente e crimini morbosi rimasti per sempre irrisolti.
I Blackwood, antica famiglia aristocratica, non a caso, appartiene alla suddetta categoria.
Sei anni prima della vicenda narrata, essa fu vittima di un terribile accaduto: i suoi membri vennero avvelenati con dell'arsenico messo nello zucchero.
Le uniche persone che riuscirono a salvarsi e a sfuggire a quel tragico destino furono lo zio Julian, rimasto però invalido, e le sorelle Blackwood, Costance e Mary Katherine.
Nonostante le prime accuse rivolte istintivamente verso Costance, addetta da sempre alla preparazione delle più disparate pietanze, queste caddero velocemente, lasciandola libera. 
Questo verdetto, però, non piacque per niente al resto della popolazione, e per questo i sopravvissuti vennero identificati come dei folli assassini ed esclusi da ogni aspetto della vita sociale del paese. 
Isolati completamente nella loro immensa dimora, ai margini del mondo e di ogni forma di vita, i Blackwood trascorrono le loro giornate all'insegna della ripetitività e della monotonia, scandendo il lento ritmo del tempo dalla regolarità delle loro stesse azioni. 
Tutti questi gesti quotidiani, che in un contesto differente apparirebbero come relativamente normali, all'interno della proprietà Blackwood assumono le sembianze di qualcosa di patologico e, più in generale, di inquietante; questa peculiarità viene evidenziata dai costanti pensieri di Mary Katherine (chiamata Marricat), che ella stessa ci presenta, essendo la voce narrante della storia.
Attraverso le sue parole e la sua fervida immaginazione, veniamo a conoscenza di ogni piccolo aspetto che caratterizza la loro esistenza solitaria, e riusciamo a scorgere più da vicino le loro eccentriche e inusuali personalità.
Inoltre, il bisogno persistente di vivere ossessivamente sempre le stesse situazioni ogni giorno, dalla mattina fino alla sera, racchiude i personaggi in un quadro psicopatologico davvero complesso: lo zio Julian appare molto spesso delirante, costantemente immerso nel passato e nei ricordi della famiglia, poiché è sua intenzione scrivere delle memorie sui Blackwood; Merricat, la cui immensa immaginazione la rende incline a vivere in un mondo tutto suo, è forse il personaggio più sconcertante: teme costantemente che qualcosa o qualcuno possa intromettersi nella loro vita e cambiarla completamente, mandando in frantumi tutti quegli anni di abitudini ormai consolidate; così mette in atto dei piccoli "riti magici" o rituali (sotterrare oggetti intorno alla casa o appendere libri sui tronchi degli alberi) con il fine di proteggerli dal male; infine abbiamo Costance, la sorella maggiore, che rivela essere una ragazza molto silenziosa e impenetrabile, immersa continuamente nei lavoretti manuali della casa, dedicando la maggior parte del suo tempo a cucinare, a curare il suo bellissimo orto, a pulire, a mantenere in ordine tutte le stanze...  tutto questo fa presagire una forte mania di controllo.
Ogni situazione deve essere ben monitorata e non devono esserci sorprese di nessun genere.
Molte cose, però, cominciano a cambiare con l'arrivo inaspettato del cugino Charles Blackwood che, rimasto senza una lira, cerca ospitalità e conforto nella famiglia.
Così l'apparente e costruita tranquillità delle loro vite sarà stravolta completamente, e aspetti sempre più raccapriccianti verranno lentamente alla luce.
Cosa accadde veramente quella sera di sei anni fa, quando la famiglia Blackwood venne crudelmente avvelenata?
Chi fu l'artefice di tutto?
E perché?
Abbiamo sempre vissuto nel castello  non può essere semplicemente inquadrato e circoscritto nel genere horror; esso va ben oltre.
Come nel L'incubo di Hill House, non sono presenti scene violente e sanguinose, o colpi di scena inaspettati e scariche ansiogene; ma tutto si articola nella mente insana dei personaggi, ed ogni capitolo è avvolto da uno stile elegantemente perturbante, capace di tenere in tensione e sconvolgere profondamente il lettore.
Dall'inquietante e affascinante dimora alla folle tranquillità che aleggia al suo interno, si vive in una realtà distorta dalla mente della narratrice, che rende l'intera vicenda così intrigante che è stato davvero difficile allontanarmi dalle pagine del libro.
Scritto nel lontano 1962, Abbiamo sempre vissuto nel castello rimane e rimarrà uno dei tanti capolavori della Jackson, e un classico senza tempo che sarà difficile far passare fuori moda.

mercoledì 25 marzo 2020

Pandora

"Ci vuole tempo, ma anche il dolore peggiore è destinato a finire. La verità è che non si può preparare nessuno al dolore, né farlo comprendere attraverso le parole o il linguaggio. Dev'essere sperimentato. E quello che io patii non lo augurerei a nessuno al mondo."


TITOLO: Pandora
AUTORE: Anne Rice
EDITORE: TEADUE
TRAMA: Nell'ultima oscurità che precede l'alba, una ragazza, appoggiata al parapetto di un ponte sulla Senna, guarda cupamente il fiume. Una figura incappucciata le si avvicina, l'avvolge e, fulminea, le azzanna il collo per succhiarle il sangue e appagare così, anche per un  solo giorno, l'insaziabile sete. Pandora ha ucciso ancora, ma qualcuno ha visto tutto, qualcuno che condivide con lei un'esistenza regolata da un'unica legge: uccidere per vivere. Costui è David Talbot, che, arso dalla curiosità di conoscere la vita di Pandora, splendida Figlia dei Millenni la convince a scrivere la sua storia. Una storia d'amore e di orrore cominciata duemila anni prima...

RECENSIONE:
Roma splende sotto la prosperità dell'Impero di Cesare Augusto: la tanto desiderata pace sembra essere finalmente ristabilita, e un generale clima di quiete e tranquillità pervade ogni aspetto della vita politica e quotidiana della capitale.
Nel cuore di quest'epoca fiorente, quando le donne di alto lignaggio hanno la possibilità di godere di una forma di libertà inaspettata, la storia di Lydia ha inizio.
Figlia di un importante senatore romano, fin dalla più tenera età ha sempre benestato di un'ottima educazione impartitagli dai migliori maestri del tempo, dando prova di una spiccata ed eccezionale intelligenza.
La lettura è la sua occupazione preferita; un passatempo affascinante, una passione straripante che ogni giorno coltiva trascorrendo ore immersa in nuovi libri.
Essi la incantano e attirano la sua più sincera curiosità, prediligendo l'Eneide di Virginio e la Metamorfosi di Ovidio, suo poeta preferito.
La piccola Lydia trascorre così le sue giornate tra poesia e discorsi politici, e di giorno in giorno la sua bellezza cresce sempre di più.
All'età di dieci anni, nel mentre di un discorso tra suo padre e altri uomini di stato tenutosi nella sua dimora, incontra per la prima volta la persona che cambierà per sempre il suo destino: un uomo biondo dagli occhi azzurri e molto alto.
Si tratta proprio di Marius, noto a tutti come una sorta di poeta fannullone, ma dalla straordinaria bellezza.
Immediatamente un inspiegabile e forte legame prende forma tra loro, un legame che neppure il potere del tempo riuscirà a distruggere.
Purtroppo questo sentimento di reciproco amore non sarà mai benedetto da un matrimonio, poiché la mano di Lydia è già destinata ad altri pretendenti.
Due sono state le unioni combinate che la protagonista ha dovuto sopportare, anno dopo anno, con malavoglia, escogitando stratagemmi per indispettire i mariti: aderisce al culto di Iside diventando un'abituale frequentatrice.
Un clima di agitazione comincia a invadere le strade di Roma e dell'impero; varie congiure sono state e stanno per essre messe in atto per eliminare uomini apparentemente nocivi e pericolosi; la famiglia di Lydia, disgraziatamente, è nel mirino di persone malvage.
Costretta ad abbandonare Roma, Lydia si reca segretamente nella città di Antiochia dove decide di cambiare il suo nome in Pandora, così da non essere riconosciuta da nessuno.
Strani sogni cominciano ad popolare e a tormentare il suo sonno; una costante sete di sangue la invade sempre al risveglio; una voce femminile la chiama ossessivamente per nome e un misterioso uomo continua a seguirla.
I suoi giorni da mortale stanno per terminare, e una nuova esistenza nelle ombre l'aspetta... un'esistenza che durerà per lunghi millenni.

Pandora è un personaggio incredibilmente determinato e con una grande forza d'animo; quasi totalmente indipendente dagli uomini che la circondano, diventa il simbolo di ricerca della libertà, ricerca che emerge dai suoi comportamenti intrepidi e, delle volte, anche impulsivi.
È ben aggrappata ai valori della famiglia e dell'amore, ma quel costante desiderio di indipendenza la condurrà verso una lenta e dolorosa solitudine. Esasperata, inoltre, è la sua ricerca di un credo, una fede in cui credere per essere rassicurata nei momenti più difficili. Lo troverà per un periodo nel culto di Iside, poi nel venerare la regina Akasha, la regina di tutti i dannati... Razionalità e fede in lei troveranno un modo per convivere e sarà proprio questo ad allontanarla dal suo amato Marius, intellettuale fedele solo a ciò che i suoi occhi vedono e che la sua mente può spiegare. 
Interessante è il modo in cui viene presentato e descritto il loro rapporto: un legame così forte e intenso, frutto di un sincero e reciproco sentimento di amore, che neppure i secoli sono riusciti a scalfire.
Purtroppo il tempo ha indebolito questo loro affetto e forse anche l'orgoglio da parte di entrambi.
Oscuro, seducente ed emozionante, Pandora è un romanzo che non delude; finemente

L'ambientazione è perfettamente descritta e ha la capacità di avvolgere l'intera vicenda, creando la giusta atmosfera che travolge il lettore trasportandolo tra le antiche vie di Roma e di Antiochia.

Se è presente tra voi qualcuno che ha letto Le cronache dei vampiri di Anne Rice, ricorderà sicuramente il nome di questa Figlia dei Millenni: Pandora.
Il suo, però, è un personaggio che non ha mai avuto una grande rilevanza e considerazione nei libri precedenti, e la si ricorda principalmente per essere stata uno dei più grandi amori di Marius de Romanus, il vampiro dai grandi occhi blu e dai caratteri celti.
Per la prima volta ha la possibilità di poter narrare personalmente la sua storia prima e dopo aver ricevuto il Dono Tenebroso.
Sotto incoraggiamento del vampiro novello David Talbot, si convince a scrivere della propria esistenza in un elegante quaderno in pelle nera.
In questo modo inizia una profonda indagine dentro un lunghissimo e variegato ricordo, che porterà alla luce sentimenti di forte dolore, perdita, rabbia e odio; ma anche l'amore, la gioia e la fiducia sono presenti in questo romanzo.

Caro FANTASMAGORICO LETTORE, 
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
Inoltre, se il libro recensito ti ha incuriosito e provi una perturbante e insana voglia di leggerlo, puoi agevolmente cliccare https://amzn.to/316l9Q8.
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MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...