giovedì 2 aprile 2020

Abbiamo sempre vissuto nel castello

"Mi chiamo Mary Katherine Blackwood.
Ho diciotto anni e abito con mia sorella Constance.
Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l'anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare.
Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore.
Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l'Amanita phalloides, il fungo mortale.
gli altri membri della famiglia sono tutti morti."


TITOLO: Abbiamo sempre vissuto nel castello
AUTORE: Shirley Jackson
EDITORE: Adelphi
GENERE: Horror, Gotico

RECENSIONE:
Ogni vecchia famiglia che si rispetti nasconde degli scheletri nell'armadio: segreti indicibili e agghiaccianti; vicende spaventose al confine tra realtà e follia; morti turbolente e crimini morbosi rimasti per sempre irrisolti.
I Blackwood, antica famiglia aristocratica, non a caso, appartiene alla suddetta categoria.
Sei anni prima della vicenda narrata, essa fu vittima di un terribile accaduto: i suoi membri vennero avvelenati con dell'arsenico messo nello zucchero.
Le uniche persone che riuscirono a salvarsi e a sfuggire a quel tragico destino furono lo zio Julian, rimasto però invalido, e le sorelle Blackwood, Costance e Mary Katherine.
Nonostante le prime accuse rivolte istintivamente verso Costance, addetta da sempre alla preparazione delle più disparate pietanze, queste caddero velocemente, lasciandola libera. 
Questo verdetto, però, non piacque per niente al resto della popolazione, e per questo i sopravvissuti vennero identificati come dei folli assassini ed esclusi da ogni aspetto della vita sociale del paese. 
Isolati completamente nella loro immensa dimora, ai margini del mondo e di ogni forma di vita, i Blackwood trascorrono le loro giornate all'insegna della ripetitività e della monotonia, scandendo il lento ritmo del tempo dalla regolarità delle loro stesse azioni. 
Tutti questi gesti quotidiani, che in un contesto differente apparirebbero come relativamente normali, all'interno della proprietà Blackwood assumono le sembianze di qualcosa di patologico e, più in generale, di inquietante; questa peculiarità viene evidenziata dai costanti pensieri di Mary Katherine (chiamata Marricat), che ella stessa ci presenta, essendo la voce narrante della storia.
Attraverso le sue parole e la sua fervida immaginazione, veniamo a conoscenza di ogni piccolo aspetto che caratterizza la loro esistenza solitaria, e riusciamo a scorgere più da vicino le loro eccentriche e inusuali personalità.
Inoltre, il bisogno persistente di vivere ossessivamente sempre le stesse situazioni ogni giorno, dalla mattina fino alla sera, racchiude i personaggi in un quadro psicopatologico davvero complesso: lo zio Julian appare molto spesso delirante, costantemente immerso nel passato e nei ricordi della famiglia, poiché è sua intenzione scrivere delle memorie sui Blackwood; Merricat, la cui immensa immaginazione la rende incline a vivere in un mondo tutto suo, è forse il personaggio più sconcertante: teme costantemente che qualcosa o qualcuno possa intromettersi nella loro vita e cambiarla completamente, mandando in frantumi tutti quegli anni di abitudini ormai consolidate; così mette in atto dei piccoli "riti magici" o rituali (sotterrare oggetti intorno alla casa o appendere libri sui tronchi degli alberi) con il fine di proteggerli dal male; infine abbiamo Costance, la sorella maggiore, che rivela essere una ragazza molto silenziosa e impenetrabile, immersa continuamente nei lavoretti manuali della casa, dedicando la maggior parte del suo tempo a cucinare, a curare il suo bellissimo orto, a pulire, a mantenere in ordine tutte le stanze...  tutto questo fa presagire una forte mania di controllo.
Ogni situazione deve essere ben monitorata e non devono esserci sorprese di nessun genere.
Molte cose, però, cominciano a cambiare con l'arrivo inaspettato del cugino Charles Blackwood che, rimasto senza una lira, cerca ospitalità e conforto nella famiglia.
Così l'apparente e costruita tranquillità delle loro vite sarà stravolta completamente, e aspetti sempre più raccapriccianti verranno lentamente alla luce.
Cosa accadde veramente quella sera di sei anni fa, quando la famiglia Blackwood venne crudelmente avvelenata?
Chi fu l'artefice di tutto?
E perché?
Abbiamo sempre vissuto nel castello  non può essere semplicemente inquadrato e circoscritto nel genere horror; esso va ben oltre.
Come nel L'incubo di Hill House, non sono presenti scene violente e sanguinose, o colpi di scena inaspettati e scariche ansiogene; ma tutto si articola nella mente insana dei personaggi, ed ogni capitolo è avvolto da uno stile elegantemente perturbante, capace di tenere in tensione e sconvolgere profondamente il lettore.
Dall'inquietante e affascinante dimora alla folle tranquillità che aleggia al suo interno, si vive in una realtà distorta dalla mente della narratrice, che rende l'intera vicenda così intrigante che è stato davvero difficile allontanarmi dalle pagine del libro.
Scritto nel lontano 1962, Abbiamo sempre vissuto nel castello rimane e rimarrà uno dei tanti capolavori della Jackson, e un classico senza tempo che sarà difficile far passare fuori moda.

mercoledì 25 marzo 2020

Pandora

"Ci vuole tempo, ma anche il dolore peggiore è destinato a finire. La verità è che non si può preparare nessuno al dolore, né farlo comprendere attraverso le parole o il linguaggio. Dev'essere sperimentato. E quello che io patii non lo augurerei a nessuno al mondo."


TITOLO: Pandora
AUTORE: Anne Rice
EDITORE: TEADUE
TRAMA: Nell'ultima oscurità che precede l'alba, una ragazza, appoggiata al parapetto di un ponte sulla Senna, guarda cupamente il fiume. Una figura incappucciata le si avvicina, l'avvolge e, fulminea, le azzanna il collo per succhiarle il sangue e appagare così, anche per un  solo giorno, l'insaziabile sete. Pandora ha ucciso ancora, ma qualcuno ha visto tutto, qualcuno che condivide con lei un'esistenza regolata da un'unica legge: uccidere per vivere. Costui è David Talbot, che, arso dalla curiosità di conoscere la vita di Pandora, splendida Figlia dei Millenni la convince a scrivere la sua storia. Una storia d'amore e di orrore cominciata duemila anni prima...

RECENSIONE:
Roma splende sotto la prosperità dell'Impero di Cesare Augusto: la tanto desiderata pace sembra essere finalmente ristabilita, e un generale clima di quiete e tranquillità pervade ogni aspetto della vita politica e quotidiana della capitale.
Nel cuore di quest'epoca fiorente, quando le donne di alto lignaggio hanno la possibilità di godere di una forma di libertà inaspettata, la storia di Lydia ha inizio.
Figlia di un importante senatore romano, fin dalla più tenera età ha sempre benestato di un'ottima educazione impartitagli dai migliori maestri del tempo, dando prova di una spiccata ed eccezionale intelligenza.
La lettura è la sua occupazione preferita; un passatempo affascinante, una passione straripante che ogni giorno coltiva trascorrendo ore immersa in nuovi libri.
Essi la incantano e attirano la sua più sincera curiosità, prediligendo l'Eneide di Virginio e la Metamorfosi di Ovidio, suo poeta preferito.
La piccola Lydia trascorre così le sue giornate tra poesia e discorsi politici, e di giorno in giorno la sua bellezza cresce sempre di più.
All'età di dieci anni, nel mentre di un discorso tra suo padre e altri uomini di stato tenutosi nella sua dimora, incontra per la prima volta la persona che cambierà per sempre il suo destino: un uomo biondo dagli occhi azzurri e molto alto.
Si tratta proprio di Marius, noto a tutti come una sorta di poeta fannullone, ma dalla straordinaria bellezza.
Immediatamente un inspiegabile e forte legame prende forma tra loro, un legame che neppure il potere del tempo riuscirà a distruggere.
Purtroppo questo sentimento di reciproco amore non sarà mai benedetto da un matrimonio, poiché la mano di Lydia è già destinata ad altri pretendenti.
Due sono state le unioni combinate che la protagonista ha dovuto sopportare, anno dopo anno, con malavoglia, escogitando stratagemmi per indispettire i mariti: aderisce al culto di Iside diventando un'abituale frequentatrice.
Un clima di agitazione comincia a invadere le strade di Roma e dell'impero; varie congiure sono state e stanno per essre messe in atto per eliminare uomini apparentemente nocivi e pericolosi; la famiglia di Lydia, disgraziatamente, è nel mirino di persone malvage.
Costretta ad abbandonare Roma, Lydia si reca segretamente nella città di Antiochia dove decide di cambiare il suo nome in Pandora, così da non essere riconosciuta da nessuno.
Strani sogni cominciano ad popolare e a tormentare il suo sonno; una costante sete di sangue la invade sempre al risveglio; una voce femminile la chiama ossessivamente per nome e un misterioso uomo continua a seguirla.
I suoi giorni da mortale stanno per terminare, e una nuova esistenza nelle ombre l'aspetta... un'esistenza che durerà per lunghi millenni.

Pandora è un personaggio incredibilmente determinato e con una grande forza d'animo; quasi totalmente indipendente dagli uomini che la circondano, diventa il simbolo di ricerca della libertà, ricerca che emerge dai suoi comportamenti intrepidi e, delle volte, anche impulsivi.
È ben aggrappata ai valori della famiglia e dell'amore, ma quel costante desiderio di indipendenza la condurrà verso una lenta e dolorosa solitudine. Esasperata, inoltre, è la sua ricerca di un credo, una fede in cui credere per essere rassicurata nei momenti più difficili. Lo troverà per un periodo nel culto di Iside, poi nel venerare la regina Akasha, la regina di tutti i dannati... Razionalità e fede in lei troveranno un modo per convivere e sarà proprio questo ad allontanarla dal suo amato Marius, intellettuale fedele solo a ciò che i suoi occhi vedono e che la sua mente può spiegare. 
Interessante è il modo in cui viene presentato e descritto il loro rapporto: un legame così forte e intenso, frutto di un sincero e reciproco sentimento di amore, che neppure i secoli sono riusciti a scalfire.
Purtroppo il tempo ha indebolito questo loro affetto e forse anche l'orgoglio da parte di entrambi.
Oscuro, seducente ed emozionante, Pandora è un romanzo che non delude; finemente

L'ambientazione è perfettamente descritta e ha la capacità di avvolgere l'intera vicenda, creando la giusta atmosfera che travolge il lettore trasportandolo tra le antiche vie di Roma e di Antiochia.

Se è presente tra voi qualcuno che ha letto Le cronache dei vampiri di Anne Rice, ricorderà sicuramente il nome di questa Figlia dei Millenni: Pandora.
Il suo, però, è un personaggio che non ha mai avuto una grande rilevanza e considerazione nei libri precedenti, e la si ricorda principalmente per essere stata uno dei più grandi amori di Marius de Romanus, il vampiro dai grandi occhi blu e dai caratteri celti.
Per la prima volta ha la possibilità di poter narrare personalmente la sua storia prima e dopo aver ricevuto il Dono Tenebroso.
Sotto incoraggiamento del vampiro novello David Talbot, si convince a scrivere della propria esistenza in un elegante quaderno in pelle nera.
In questo modo inizia una profonda indagine dentro un lunghissimo e variegato ricordo, che porterà alla luce sentimenti di forte dolore, perdita, rabbia e odio; ma anche l'amore, la gioia e la fiducia sono presenti in questo romanzo.

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martedì 17 marzo 2020

L'incubo di Hill House

"Siamo cresciuti con una cieca fiducia nell'equilibrio e nella ragione, e mi pare verosimile che la mente possa lottare strenuamente per mantenere i propri schemi consueti anche di fronte all'evidenza della stortura" 

TITOLO: L'incubo di Hill House
AUTORE: Shirley Jackson
EDITORE: Adelphi
TRAMA: In questo autentico classico del genere gotico, Eleanor Vance, giovane e tormentata donna che non ricorda di essere mai stata felice in tutta la sua vita, viene assoldata dal sinistro professor Montague, aspirante cacciatore di fantasmi, per un soggiorno sperimentale a Hill House... Giunta a destinazione, Eleanor si trova davanti una casa "che sembrava aver preso forma da sola, assemblandosi in quel suo possente schema indipendente dai muratori" un edificio che "drizzava la testa imponente contro il cielo senza concessioni all'umanità"; una costruzione immune da ogni esorcismo; una casa che rifiuta di essere una dimora accogliente così come Eleanor vorrebbe sfuggire a un sistema di vita che le ha portato soltanto infelicità.

RECENSIONE:
Un silenzio innaturale percorre gli intrigati e labirintici corridoi di Hill House; un'aria fredda si propaga rapidamente da una stanza all'altra, benché tutte le porte siano costantemente chiuse; tutti i mobili e gli oggetti dispersi nell'abitazione sono fissi in una spaventosa mobilità, seppur vigili nell'ascoltare e nell'osservare tutti i movimenti estranei alla casa; e ogni essere umano, che si trova di fronte all'imponente Hill House per la prima volta, viene travolto all'improvviso da un malessere incontrollabile, una disperazione inconscia, perché Hill House è una casa disumana, non certo concepita per essere abitata, un luogo non adatto agli uomini, né all'amore, né alla speranza.
Che cos'altro si potrebbe dire di Hill House?
Con il passare del tempo, essa ha assunto l'immagine di casa "stregata": un luogo infestato da presenze soprannaturali, da fantasmi.
La sua fama spettrale giunge alle orecchie del professore John Montague, il quale non è uomo da lasciarsi sfuggire una casa del genere.
Laureato in antropologia, il professor Montague consegue il dottorato solo per avere un titolo rispettabile e riconosciuto, poiché le sue indagini non possiedono alcun tipo di valore scientifico.
Le sue analisi di fenomeni paranormali, però, sono ben lontane dalle banali superstizioni riguardo gli spiriti e le loro apparizioni, benché le sue intenzioni riguardo Hill House si ispirano ai metodi dei cacciatori di fantasmi ottocenteschi: soggiornare nell'abitazione per assistere personalmente alle stranezze della casa.
Purtroppo, il professor Montague si trova costretto a dover assumere degli assistenti, questo per poter disporre di una documentazione il più possibile obiettiva, senza inciampare in suggestioni e sensazioni soggettive non vagliate in modo razionale.
Dopo aver stilato un'accurata lista di possibili canditati, solo tre accettano la proposta.
Eleanor Vance - donna di trentadue anni, timida e schiva - ha passato gli ultimi undici anni della sua vita ad assistere la madre invalida, finché, dopo la sua recente scomparsa, si è stabilita dalla sorella e la sua famiglia. Avendo trascorso molto tempo immersa nella solitudine in relazione solo con la madre, senza avere nessun legame con il mondo esterno, le rimane assai difficile interagire con le altre persone senza sentirsi impacciata e ridicola.
Eleanor è finita nella lista del professore perché da bambina, assieme alla sorella, assistette ad un fenomeno di poltergeist: dopo la scomparsa del padre, sulla loro casa si abbatté una violenta tempesta di pietre. Il ricordo di quella vicenda si riduce ad un puntino sbiadito nella memoria di Eleanor, ma quella strana sensazione di terrore e di ansia continua a permanere in lei.
Accettare l'invito del professore Montague rappresenta l'unica occasione di fuggire, una volta per tutte, da questa vita amara e triste, e poter incominciare ad essere una donna felice.
Theodora - Theodora e basta - o, semplicemente, Theo, è un'artista nel vero senso della parla ed è l'esatto contrario di Eleanor: espansiva e spiritosa; colorata e divertente; impulsiva e anticonformista.
Vive assieme ad una sua amica (molto probabilmente la Jackson allude ad una relazione omosessuale) con la quale, però, ha avuto un terribile litigio proprio prima di abbandonare l'appartamento e dirigersi verso Hill House.
Theo viene scelta dal professore perché ha manifestato in molte occasioni una percezione extrasensoriale sbalorditiva.
Luke Sanderson - nipote della proprietaria di Hill House - è un giovane e brillante ragazzo dal buon gusto e dalle buone maniere; unica pecca e difetto è che possiede una particolare inclinazione al rubare e al dire bugie.
Sua zia, Mrs. Sanderson, si è adoperata con tutte le sue forze per far inserire nel gruppo di ricerca suo nipote e, con l'aiuto dell'avvocato di famiglia, è riuscita a costringere il professor Montague alla presenza obbligatoria di almeno un membro della famiglia. In questo modo la zia sarebbe stata molto più tranquilla nel saperlo recluso in un luogo dove non avrebbe potuto continuare i suoi indiscreti passatempi.
Il giorno prefissato per l'arrivo a Hill House, i tre giovani si presentano all'entrata, dove sono accolti dal professore, e tutti e tre restano intimoriti dall'aspetto solenne della dimora; una strana e cupa sensazione viene percepita nel mettere piede al suo interno, un inconscio avvertimento che incita alla fuga immediata.
Intricata e bizzarra, Hill House ama turbare i suoi ospiti e lasciarli disorientati e confusi sulle sue vere fattezze; infatti, come si appresta a narrare il professor Montague, il suo costruttore e primo padrone di casa, Hugh Crain, ha ideato personalmente la particolare pianta dell'abitazione: gli angoli della casa, per quanto possano sembrare retti, in realtà non lo sono, e variano di una frazione di grado in una direzione o nell'altra; gli scalini non sono orizzontali come appaiono; i vani delle porte sono scentrati… ma il tutto è ben occultato agli occhi delle persone che, però, percepiscono il depistaggio architettonico e vengono travolte da uno stato confusionario tremendo. Perdersi per sempre negli infiniti corridoi, alla ricerca della propria stanza, non è affatto qualcosa da escludere.
Che sia questa la causa della perdita del senso dell'equilibrio di chi si trovi ad abitare a Hill House, che genera i tanto noti fenomeni paranormali?
In aggiunta, il professor Montague informa i suoi assistenti del reale motivo della loro permanenza e della storia della prima famiglia di proprietari di Hill House, coloro che le diedero vita: i Crain. Un racconto agghiacciante, ricco e straripante di innumerevoli disgrazie, follie e suicidi.
Eleanor, Theo e Luke, nonostante quel terrore di fondo che la casa regala, cercano di non pensarci e di godersi tranquillamente questa "vacanza", e stringono tra loro un inconsueto legame di amicizia, in particolar modo, Eleanor e Theo: Nell è completamente attratta dalla personalità eccentrica dell'amica, e, un po' maldestra e imbarazzata, tenta in ogni modo di essere accettata da Theo e di piacerle per forza. Questo atteggiamento lentamente comincia a trasformarsi in una sorta di ossessione e i suoi pensieri diventano sempre più cupi e inquietanti.
Non a caso, la prima ad essere maggiormente impressionata dalle ostili influenze della casa è Eleanor.
I primi rumori notturni, l'arrivo di un freddo innaturale e la presenza di strane scritte sul pavimentano cominciano a far esasperare i quattro che temono per loro e per la salute mentale di Nell, che va peggiorando di giorno in giorno.
L'incubo di Hill House è un romanzo straordinario, dallo stile suggestivo e allusivo, che evoca nel lettore una sottile inquietudine e lo avvolge, per tutta la durata del libro, in un clima di ansia e tensione.
La notte a Hill House si trasforma in un vero e proprio delirio: il mondo reale scompare nel buio spaventoso della casa; tutto ciò che alla luce del giorno ha senso ed è normale, nell'oscurità diventa allucinazione pura senza alcuna spiegazione logica razionale e tutte quelle superstizioni, che l'uomo tenta di sopprimere con la verità, emergono dall'inconscio e spiazzano quelle certezze sulle quali reggono le nostre teorie.
In conclusione mi sento di dire che è un bellissimo romanzo che mi ha permesso di scoprire un'autrice dalle capacità fantastiche.


sabato 7 marzo 2020

LA TRILOGIA DEI COLORI: Il Violino Nero

“Per diventare virtuosi del violino occorre possedere due qualità: saper ascoltare e saper sentire.”



TITOLO: Il Violino Nero
AUTORE: Maxence Fermine
EDITORE: Bompiani
TRAMA: Il violino nero è la seconda storia, nera come le note del pentagramma, inquietante come l'atmosfera di una Venezia silenziosa ma percorsa da echi della coscienza e dei desideri. Un giovane genio coltiva l'ambizione di "mutare in musica la propria vita". Una donna misteriosa esprime in un canto dalle divine sonorità la profonda innocenza della sua anima. Un anziano liutaio ha creato uno splendido violino, nero come gli occhi e la chioma di quella donna…
RECENSIONE:
Johannes Karelsky è un violinista, ma non appartiene assolutamente a quella categoria di bravi esecutori o bravi compositori. Egli possiede l'innata capacità di mutare in musica qualsiasi aspetto della vita e, in particolar modo, della propria anima.
Dalla più tenera età fino al compimento dei trentun anni, il suo talento ha sempre avuto la capacità di abbagliare chiunque lo ascoltasse, divenendo ben presto una grande celebrità conosciuta e acclamata in ogni angolo del mondo.
Questa vita di successi, però, si conclude prematuramente.
Dopo la tragica scomparsa della madre, Johannes perde ogni interesse per la vita pubblica e, stanco di essere solo un ludico passatempo nelle corti d'Europa, decide di stabilirsi a Parigi e di guadagnarsi da vivere impartendo lezioni di musica.
In questo preciso momento Karelsky si convince che è giunta l'ora di dar vita alla sua tanto sognata opera, seguendo la sua vocazione di compositore. Purtroppo, la guerra irrompe violenta nella sua esistenza, costringendolo ad arruolarsi nell'esercito di Napoleone per prendere parte alla campagna d'Italia.
Johannes è costretto a dire addio alla musica, alla gloria e al successo per abbracciare la morte e il dolore di quella che sarà un'incessante e crudele carneficina.
I giorni passano e le battaglie si susseguono ad un ritmo estenuante; le perdite di uomini sono ingenti e non passa secondo senza interrogarsi su quando giungerà il suo momento, quando toccherà a lui rimanere disteso in quel campo di morte.
Privo di ogni preavviso, arriva furiosa su Johannes la lama di una sciabola che lo ferisce attraversandolo da una parte all'altra e un solo pensiero martella la mente del violinista: è giunto il momento di arrendersi, di abbandonarsi completamente al tragico destino della mia esistenza.
Chiusi gli occhi, forse per sempre, li riapre quasi immediatamente incuriosito da uno strano e innaturale fruscio: l'immagine di una donna appare davanti a lui e prende a cantare una melodia celestiale.
Lentamente, rivolgendosi al ferito, gli avvicina una borraccia di acqua fresca e lo lascia bere, infondendo in lui nuova vita. 
Al risveglio l'ufficiale medico dello stato è intento a medicare le sue ferite: il violinista è salvo.
Dopo questo terribile incidente in battaglia, Karelsky è costretto ad abbandonare l'esercito rimanendo nel presidio d'occupazione nella città di Venezia.
Silenziosa e tranquilla, appare al violinista il luogo ideale per poter ritrovare la sua musica e comporre la sua opera.
Il musicista trova alloggio presso la grande casa di un vegliardo, Erasmus, vicino piazza San Marco.
In questo luogo antico e un po' magico, Johannes trascorre molto del suo tempo con il proprietario e, discorrendo, viene a conoscenza del suo passato di un liutaio presso la bottega del famoso Stradivarius. Ben presto si accorge anche che il suo amico possiede tre cose eccezionali in casa: una scacchiera magica, una grappa senza età e un violino nero dal suono strano.
Quel violino così tetro, inevitabilmente, inizia ad ossessionare Johannes tanto da condizionare e inasprire la sua vena creativa e rallentare la stesura della sua opera; in più, ogni notte, la donna che lo salvò dalla morte gli fa visita accompagnando i suoi sogni con le melodie più dolci e soavi. 
Nei giorni seguenti il tormento sembra non volerlo abbandonare, e Erasmus si accorge della sua irrequietezza e decide di narrargli una storia al limite della fantasia.
Una misteriosa vicenda aleggia attorno a quel violino così nero e imponente, e una macabra tragedia è legata alla sua costruzione.
Una voce angelica sarà il filo conduttore di tutto il racconto che svelerà finalmente la verita a Johannas.
Cupo e malinconico, Il violino nero si accomuna a Neve, il primo romanzo della trilogia, per lo stile di scrittura, minimalista ed essenziale, che dona quel tocco leggero e sognante alla narrazione; ma, la differenza più evidente fra le due opere sta in quel velo di ombrosità che si stende su tutta la vicenda del protagonista: il successo indesiderato, la guerra crudele, l'allucinazione della donna, l'ossessione di scrivere l'opera perfetta, la frustrazione di non riuscire a trasferirla su carta e il tormento di un malessere indescrivibile. Tutto questo induce il lettore ad indentificarsi con i sentimenti e le emozioni di Johannes, immergendolo in una sensazione di disagio e tristezza.
Personalmente ho preferito il secondo romanzo proprio per queste caratteristiche, assenti totalmente nel primo, che lo rende meno utopico e perfetto… proprio come la vita reale.


MOONACRE. I SEGRETI DELL'ULTIMA LUNA | Il cavallino Bianco di Elisabeth Goudge

Per te nessun passato, cavallino, né rimpianto, né futuro da temere nella foresta d'argento... Sotto la luna, solo il presente ti aspett...