mercoledì 23 giugno 2021

LA CATTIVA STRADA di Sébastien Japrisot

Ininterrottamente, senza desiderio, o forse senza capire il suo desiderio, aspettava che finisse la notte e poi che finisse il giorno. Non esisteva durante la notte. La vita era solo quel momento della sera in cui, in un'aula deserta, due mani gli accarezzavano il viso con un gesto materno. Era soltanto quella tonaca bianca, il fruscio di quella veste quando suor Clotilde camminava, il tepore di una spalla, un profumo di donna.
- Sébastien Japrisot, La cattiva strada, 77

TITOLO: La cattiva strada
AUTORE: Sébastien Japrisot
EDITORE: Adelphi
TRADUZIONE: Simona Mambrini
SINOSSI:

RECENSIONE:
Ogni anno è sempre la stessa storia.
Denis ha ormai quattordici anni, e tutto quello che circonda la sua vita gli appare tristemente immobile e insipido.
La scuola che frequenta, le preghiere della messa, gli austeri professori, i suoi inseparabili amici, le punizioni per il suo carattere esuberante... nulla è cambiato e nulla sembra in procinto di farlo.
Persino i suoi genitori continuano a comportarsi allo stesso modo con lui, e a trattarlo come un ragazzino che non può capire certe cose o, addirittura, che non può conoscerle ancora.
Tuttavia, contrariamente ad ogni sua previsione, un incontro insolito stravolgerà la sua intera esistenza.

Sono i giorni prima delle vacanze di Natale, e la scuola ha organizzato per gli studenti un ciclo di visite in ospedale, con lo scopo di tener compagnia agli infermi. 
Denis non ha particolare interesse in questa iniziativa, tanto da preferire le punizioni a un tedioso pomeriggio tra i malati. 
Tuttavia, alla fine si trova costretto a fare questo sforzo.

Tra le stanze e i corridoi tutti uguali dell'ospedale, Denis è alla ricerca di qualcuno che possa accompagnarlo dai suoi compagni senza perdersi in continuazione.
Ed è proprio qui che incontra suor Clotilde.
Una giovane suora di ventisei anni, dall'aspetto particolarmente bello, che gentilmente gli fa strada nell'intricato ospedale.

Qualcosa, però, lascia particolarmente turbato Denis.
Una sensazione indescrivibile, che non aveva mai sperimentato prima, lo invade.
Un desiderio impetuoso comincia a bruciare dentro il suo corpo, e il volto dolce di suor Clotilde è praticamente marchiato a fuoco nella sua mente
Può mai essere amore quello che prova? 

Da questo momento in poi una trascinante e passionale storia d'amore intrappolerà entrambi i protagonisti in una relazione controversa, che sarà costretta a fare i conti con la rigida morale cattolica, con la legge e con la crudeltà delle persone.

Dio è morto? Esiste qualcun altro oltre a noi? A noi due insieme? Dio è morto. Esistiamo solo noi.
- Sébastien Japrisot, La cattiva strada, 126

La cattiva strada (Les mal partis, 1950) è un romanzo molto potente ed emozionante, drammatico per certi versi, ma davvero coinvolgente.

La trama di per sé è molto semplice e lineare
Tutto si articola attorno all'impossibile storia d'amore tra Denis e suor Clotilde e alla sua evoluzione nel corso della narrazione.
Anche l'ambientazione e gli eventi storici che fanno da background alla vicenda (ci troviamo in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale), seppur siano abbastanza percepibili, rimangono sempre marginali.

Questa semplicità emerge anche nello stile di scrittura dell'autore, che definirei estremamente essenziale.
La prosa è pulita e sobria, quasi scarna; ma sono proprio queste qualità a renderla particolarmente incisiva e d'impatto.

Infatti, il giovanissimo Japrisot (all'epoca diciottenne) è riuscito a gestire alla perfezione questi pochi elementi a sua disposizione, sprigionandone un potenziale espressivo non indifferente.
In particolar modo, dimostra una grande bravura e dimestichezza nel cambio di punti di vista, che permette al lettore di seguire la vicenda da due prospettive diverse.

La caratterizzazione dei personaggi è uno degli aspetti più riusciti di tutto il romanzo.
L'autore scava nel profondo dei protagonisti, sviscerando quel turbinio di pensieri, emozioni e sensazioni contrastanti che affollano la loro interiorità.
La sua abilità di sondare la psicologia dei personaggi permette al lettore di approfondire questa relazione fuori dalle righe.

Sia Denis che suor Clotilde, per la prima volta, si confrontano con un sentimento nuovo: un amore travolgente e del tutto incontrollabile
Denis è in piena adolescenza, e vive ogni esperienza con la massima intensità.
Questo vale anche per l'affetto che prova per suor Clotilde, un affetto passionale, irruento, incontenibile e... tormentato. 
L'idea che questo innamoramento non sia sano, sbagliato agli occhi di Dio, lo angoscia terribilmente. 
Così come tortura l'animo di suor Clotilde, la quale tenta invano di reprimere questa attrazione, cercando di trasformarla in un sentimento più materno e ammissibile per il suo ruolo. 
Denis è riuscito a mandare per l'aria quella precaria accettazione che si era costruita a fatica negli anni, la stessa che la aiutava a sopportare una scelta non sua.

A un certo punto ho dovuto scegliere. Ma non ho scelto io. E' stato il nulla che ero a scegliere per me. io non ero ancora nata. E adesso, a ventisei anni, mi accorgo all'improvviso che mi sto muovendo, che vedo una luce in fondo al tunnel.
- Sébastien Japrisot, La cattiva strada, 99

La cattiva strada, in fondo, non è altro che un libro di scelte, buone o cattive che siano agli occhi degli altri. 
Ciò che conta veramente è intraprendere una strada, quella strada che è il risultato di una propria decisione.

Nel corso del romanzo assistiamo ad una commovente e incredibile evoluzione da parte di entrambi i personaggi, che si lasciano alle spalle la rigida e bigotta morale religiosa e i pregiudizi del pensiero comune, e si abbandonano alla naturalezza del loro amore, nonostante questo significhi apparire agli occhi della società come degli irresponsabili o dei poco di buono.

In conclusione, non posso che consigliarvi questo romanzo straordinario dal sapore tragico e malinconico.









mercoledì 9 giugno 2021

HENRY & JUNE di Anais Nin

Mi siedo davanti a una lettera o a un mio diario con il desiderio di onestà, ma forse alla fine sono la più gran bugiarda di tutti, più bugiarda di June, più bugiarda di Albertine, per via della mia apparenza di sincerità.
- Anais Nin, Henry & June, 49

TITOLO: Henry & June
AUTRICE: Anais Nin
EDITORE: Bompiani
COLLANA: Tascabili Bompiani
SINOSSI: Tratto dal diario non censurato di Anaïs Nin, questo ritratto autobiografico copre il periodo trascorso dall'autrice a Parigi tra il 1931 e il 1932. A quell'epoca risale l'incontro con Henry Miller e sua moglie June: un incontro che segnerà una svolta importantissima nell'evoluzione sentimentale e letteraria della scrittrice. Attratta dal fascino geniale di Miller e turbata dalla fisicità di June, la giovane Anaïs Nin inizia una sorta di educazione erotico-sentimentale che la condurrà alla completa maturazione emotiva e personale. Da questo gioco a tre, sotto la magistrale ''regia'' di Miller, sullo sfondo della Parigi negli anni trenta, si sviluppa un libro dai risvolti morbosiche completa l'immagine provocatoria di una scrittrice ormai consacrata tra i nomi più illustri della letteratura contemporanea. Titolo originale: ''Henry and June'' (1986).

RECENSIONE:
Dopo aver conosciuto una fantasmagorica Anais Nin romanziera, attraverso la sua opera surrealista La casa dell'incesto, mi sono lasciata incantare da una Anais Nin diversa, più intima e confidenziale... l'Anais Nin scrittrice di diari.

Questi quaderni, apparentemente così ordinari, assumono un ruolo fondamentale e imprescindibile nella vita dell'autrice, tanto da considerarli come una vera e propria dipendenza che ha continuato ad alimentare fino alla sua morte, avvenuta nel 1977.

Il diario nelle mani della Nin si trasforma in uno strumento intermediario tra il suo inconscio e la sua razionalità.
La scrittura diventa un mezzo atto a esternare e indagare tutto quello che si contorce dentro di lei: flussi di pensieri, immagini, sentimenti, sofferenza... 
Essenzialmente, tutto il suo mondo tumultuoso e affascinante è racchiuso in queste pagine sacre.

Nelle mani di un individuo ordinario il diario può essere considerato come un semplice rifugio, una fuga dalla realtà, come l'ennesimo stagno di Narciso, ma  Anais si rifiuta di lasciarlo affondare in questo modello...
- Anais Nin, Henry & June, 258

L'autrice conduce senza paura un'esplorazione estremamente profonda di se stessa e delle persone che la circondano, sviscerando fino in fondo l'intensità delle proprie passioni e della propria sessualità. 

Grazie alle sue parole, scopriamo alcuni aspetti interessanti del suo modo di amare: da una parte incontriamo sentimenti genuini, quasi materni, nei confronti del marito Hugo, il suo porto sicuro; dall'altra, invece, ci imbattiamo nei suoi desideri più carnali, quelli rivolti a chi desta in lei le emozioni più forti e incontrollabili.

Per questa sua duplicità, la Nin decide di scrivere due diari parallelamente: uno che potremmo definire ufficiale e un altro segreto.
A differenza della prima tipologia, che conosceva e leggeva anche Hugo, la seconda possedeva un carattere più intimo, in quanto riportava riflessioni sulla propria sessualità e contenuti dettagliati ed espliciti riguardo le sue relazioni extraconiugali e incestuose.
 
In quest'ultima categoria di quaderno "censurato" appartiene il diario rosso (quello che Bompiani inserisce in Henry & June).
Non è un caso che il titolo citi proprio due delle personalità protagoniste di queste pagine, le quali sconvolgeranno completamente l'intera vita di Anais Nin.

Siamo nella Parigi del 1931.
I coniugi Miller appaiono subito come una coppia molto enigmatica, difficile da inquadrare, ma, allo stesso tempo, intrigante.
Nella loro fama controversa c'è qualcosa che cattura l'attenzione di Anais, spingendola ad approfondire questa nuova conoscenza.

Vive nel riflesso di sé negli occhi degli altri. Non osa essere se stessa. Non c'è nessuna June Mansfield.
- Anais Nin, Henry & June, 22

Fin da subito le è chiaro che il suo rapporto con June oltrepassa i sentimenti di una semplice amicizia.
Quello che nasce è un amore alimentato dalle innumerevoli bugie di June, che intesse attorno alla sua persona fatta di tanta apparenza.
Anais non sa mai fino in fondo chi sia questa donna, nonostante riesca a scorgere dietro il suo aspetto da femme fatale una persona fragile e dipendente.
Quello che la Nin scopre di June Mansfield è un qualcosa che neppure suo marito Henry ha mai provato a immaginare, fisso in una concezione sbagliata di lei.

Invece, chi è Henry Miller?
Uno scrittore squattrinato che riversa nelle sue opere la parte più cinica, feroce e realista della sua personalità... quella che non risparmia nessun genere di critica.
Eppure, questo Henry analista è lo stesso uomo che non è riuscito a rimanere immune al fascino seducente di Anais Nin, una donna con la quale adora sia discutere di letteratura e scrittura che amare appassionatamente nella camera del suo appartamento a Clichy.
Ed è la stessa donna che possiede le capacità di farlo sentire smarrito nell'universo delle sue certezze, distruggendo quella corazza di durezza e rabbia che lo protegge dal mondo.

Se inizialmente la loro poteva essere considerata una semplice attrazione carnale, alla fine cogliamo una profonda evoluzione che li conduce verso un amore intenso e viscerale.
Insieme le loro personalità si completano, ed è come se due mondi, uno più razionale e l'altro più sentimentale, si unissero per dar vita a una relazione unica.

Anais inserisce tra le pagine del suo diario alcuni estratti delle lettere che Henry le scriveva quotidianamente, rendendo ancora più coinvolgente la lettura.
Da queste parole possiamo scorgere un uomo completamente innamorato, posto quasi in atteggiamento di divinazione verso questa donna talmente unica da sembrargli irreale.
Il sentimento di ammirazione, inoltre, si rivolge anche alle grandi abilità della Nin di creare uno stile di scrittura innegabilmente singolare.

... Soprattutto è la lingua della modernità, la lingua dei nervi, delle repressioni, di pensieri larvati, di processi inconsci, di immagini non completamente staccate dal loro contenuto onirico; è la lingua del nevrotico, del pervertito, "marmorizzata e venata di verde ramè", come dice Gautier, riferendosi allo stile della decadenza...
Quando cerco di capire a chi devi questo stile, rimango frustrato. Non mi viene in mente nessuno a cui assomigli anche minimamente. Mi ricordi soltanto te stessa...
- Anais Nin, Henry & June, 260

Concordo pienamente con quanto scritto da Miller.
Lo stile di scrittura della Nin  è elegante, sinuoso e surrealista.
Si alternano periodi molto lunghi e articolati, che sembrano rallentare il tempo e lasciare l'azione sospesa, a frasi brevi e spezzate, che creano un ritmo frenetico e ansiogeno.
Questo andamento contrastante e ambiguo riesce a sedurre, stupire e turbare.
Quando crediamo di essere sprofondati nelle contorte, e delle volte contraddittorie, riflessioni della Nin, ecco che qualcosa esplode, cambiando repentinamente la velocità della narrazione.

Anais Nin riflette nelle sue parole il suo amore per la sperimentazione, una particolare audacia che la contraddistingue sia nella sua arte che nella sua vita.
Non tutti, infatti, hanno il coraggio di chiudere gli occhi e vedere se stessi senza maschere.
L'autrice fa uso di uno strumento, il più delle volte sottovalutato, per indagare i meandri del proprio essere: l'immaginazione.
Essa è un qualcosa di così personale che inevitabilmente ci mostra parte di noi. 
Il difficile, però, è saper tradurre questo linguaggio estremamente personale in quello della ragione, sfida che la Nin ha accettato senza esitazioni.

All'interno del libro non possiamo fare a meno di addentrarci sempre di più nella vita interiore della scrittrice, scoprendo ferite che ancora tentano di rimarginarsi.
Anais vuole amare, ma, soprattutto, vuole essere amata
Il motivo per cui si circonda di innumerevoli relazioni amorose è proprio quello di placare il dolore di un vuoto che si porta dentro da quando era bambina: l'assenza di un padre che le ha lasciato solo un ricordo terribile.

Anais sfrutta il suo aspetto peculiare per incuriosire e ammaliare, mascherando quel fisico minuto da eterna bambina sotto un abbigliamento eccentrico e fuori moda, che le conferisce un tocco esotico e magico difficile da ignorare.

Interessante e magnifica è la sua evoluzione nel corso del diario, un'evoluzione che ha preso un evidente avvio dopo la conoscenza di June e Henry, per poi spostarsi sul campo della psicoanalisi.

Personalmente ho trovato questo libro davvero interessante e illuminante.
In primo luogo perché la Nin non si riduce a mostrarci il suo fantasmagorico universo, ma ci lascia intraprendere contemporaneamente un nostro personale viaggio interiore e non solo, in cui siamo quasi costretti a riflettere su noi stessi e a porci domande talvolta scomode.
Ringrazio Anais per avermi spronato ad ascoltarmi con più attenzione e a dare maggiore spazio al potere immenso dell'immaginazione, lasciandolo crescere senza ostacolarlo.

Concludo consigliandovi assolutamente questo libro, in particolar modo agli amanti del genere letterario del diario e a coloro che vogliono approfondire la figura di Anais Nin.
E nulla, io non vedo l'ora di poter leggere tutti i suoi altri diari!

Caro FANTASMAGORICO LETTORE
se sei giunto fin qui sei il mio eroe del cuore e ti ringrazio!
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